Concorso in spaccio di stupefacenti all’interno del carcere di Ferrara e percosse nei confronti di un detenuto. Le accuse nei confronti dell’ispettore della Polizia Penitenziaria Roberto Tronca sono pesantissime.
Addebiti mossi dalla procura e dalla Squadra Mobile che partono da un’operazione avvenuta nel carcere il 1° febbraio scorso, quando gli agenti della Penitenziaria arrestarono una donna marocchina di 26 anni, pizzicata mentre consegnava dell’hashish al marito detenuto durante il colloquio.
Per gli inquirenti fu Tronca a fare l’ordine, usando un altro detenuto italiano come tramite, facendogli versare dei soldi sul conto della donna, tramite la famiglia (mille euro, con la scusa che servissero per pagare un avvocato).
L’ispettore – che è anche segretario provinciale del Sappe – dal canto suo respinge ogni addebito: la sua unica colpa è stata quella di interrompere l’ingresso dello stupefacente all’Arginone, cercando indizi e poi comunicando tutto alla direzione. “Si sapeva che la droga entrava, tant’è che vennero fatti due servizi con i cani durante i colloqui, ma non diedero frutti”, spiega il suo avvocato, Denis Lovison. Ne diedero invece le informazione recuperate dall’ispettore, che ha risposto a tutte le domande postegli dal pm, “anche per dimostrare la propria innocenza: si è dato da fare per sapere come e quando la droga entrava in carcere e chi la portava”.
Tronca è accusato anche di aver malmenato il detenuto marocchino per farsi dire il nome del fornitore e anche questo addebito, ovviamente, viene totalmente respinto.
“Chi conosce Tronca – conclude l’avvocato Lovison – sa che ha sempre lavorato da trent’anni con passione e dedizione, queste accuse sono pesanti e speriamo che arrivi presto un avviso di chiusura indagini se non direttamente una richiesta di archiviazione in modo da concludere presto questa situazione pesante”.
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