Politica
9 Marzo 2018
La neo senatrice: "Non mi spaventa stare all'opposizione ma il linguaggio del centrodestra". Sul crollo, "Vitellio e Calvano non sono gli unici colpevoli"

Boldrini dopo la sconfitta Pd: “Lega al governo? Preoccupata per i toni aggressivi”

di Elisa Fornasini | 4 min

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“Dopo l’inconfutabile debacle del Pd, sotto gli occhi di tutti, c’è lo sconforto di non essere riusciti a trasmettere le leggi importanti che abbiamo approvato, ma anche la preoccupazione di vedere al governo il centrodestra, che mi spaventa per i suoi toni aggressivi”. È un misto di dispiacere per il presente, paura per il futuro e orgoglio per il passato, quello provato da Paola Boldrini che rimane deputata del Partito Democratico, ma passa dalla Camera al Senato.

“Ora è il momento dell’autocritica e della ricostruzione – commenta Boldrini -, abbiamo fatto delle cose importanti che non hanno avuto effetto, a dimostrazione che la politica deve essere più veloce nel portare a compimento leggi che diano subito frutti. Le persone hanno dato fiducia a chi ha promesso risposte semplici a problemi complessi, anche se è difficile che l’abbassamento delle tasse e il ‘mandiamo gli immigrati a casa loro’ vengano rispettati nell’immediato, avere tutto e subito non si può”.

Due esempi di “risultati positivi ma non adeguatamente trasmessi” sono il reddito di inclusione, “in vigore dal 1° gennaio per il sostegno alla povertà, ma i cui effetti si vedono nel tempo” e i fondi per l’innovazione dell’industria 4.0: “Ho fatto un giro nelle aziende che hanno investito con quei contributi e dato posti di lavoro, i benefici si sono visti sul Centese, non a Ferrara che non è a carattere industriale, quindi la legge andava valorizzata meglio luogo per luogo”.

“A Ferrara ha indubbiamente pesato la vicenda Carife – prosegue l’analisi della parlamentare -, un tema spinoso che abbiamo affrontato con i mezzi a disposizione, come il fondo di ristoro inserito nella legge di bilancio, un impegno da portare avanti nella prossima legislatura. Col senno di poi non si poteva fare altro: ci siamo trovati di fronte a un provvedimento già fatto e abbiamo cercato di salvare prima gli obbligazionisti e poi gli azzerati. Non abbiamo abbandonato i risparmiatori ma aiutati in maniera concreta”.

Questo è il passato. E per il futuro, è giusto che Calvano e Vitellio si dimettano come richiesto da Marattin? “Prendersela con solo due colpevoli è ingiusto, serve una riflessione più ampia e completa – avverte Boldrini -. Non condivido le sparate sui giornali,  abbiamo l’opportunità di discuterne in direzione (lunedì è convocata quella nazionale, ndr) e di rivedere tutto il complesso”.

Eppure Zaghini e Wanda Cavecchia hanno già rassegnato le loro dimissioni dalla segreteria provinciale per chiedere un segnale in questa direzione. “Se ci sono stati degli errori non è colpa solo dei segretari ma di tutti i componenti, qualcosa non ha funzionato ed è necessario rivedere le modalità di frequentazione degli iscritti”.

Nello specifico? “Ci doveva essere un dialogo maggiore, abbiamo perso il tema della partecipazione e l’opportunità di stare in mezzo alla gente. I social hanno disperso questo aspetto più umano, io sarò della vecchia guardia ma già dai tempi di presidente di circoscrizione ho continuato a parlare con la gente, preferisco mantenere un rapporto diretto e non dietro la tastiera”.

Un faccia a faccia più difficile sul governo che verrà. “Cinque anni fa ci trovavamo noi nelle condizioni di primo partito che non aveva la maggioranza, la storia si è rigirata – nota la deputata -. Non sta a noi fare il primo passo e dare una mano a chi ci ha sbeffeggiato e preso a pesci in faccia, confido nel buonsenso di Mattarella che deve essere equilibrato come sempre”.

Più facile che il Pd finisca dall’altra parte dell’emiciclo. “È la mia prima esperienza all’opposizione ma non mi spaventa: mi occuperò dei temi del territorio, come i problemi infrastrutturali e la ricostruzione dell’Alto Ferrarese, e continuerò a seguire il mio tema caro della sanità che mi ha permesso di portare a casa obiettivi importanti. Quelli di cui vado più orgogliosa sono la legge sulla medicina di genere, che dopo vent’anni che se ne parlava è diventata realtà, la rete a livello nazionale sula talassemia che parte da Ferrara e la risoluzione sulla fibromialgia per inserira nei livelli essenziali di assistenza, al vaglio della commissione Lea”.

Il passo dalla soddisfazione ai timori è breve. “Per i miei valori di inclusione e democrazia mi spaventa un governo di centrodestra che usa toni aggressivi, come visto martedì in consiglio comunale, e che trasmette valori di esclusione. Mi auguro che dopo il 4 marzo si tranquillizzino e che i nervi siano più distesi”. Una preoccupazione non solo sociale ma anche economica: “Chiudere le frontiere alle imprese che puntano sull’export è deleterio”.

Un’ultima puntualizzazione sulla sua elezione: “Non sono stata ‘salvata’ con un ripescaggio, è la legge che lo dice – specifica Paola Boldrini -. Non sono lì per caso ma perché ho lavorato seriamente con un impegno assiduo e rendicontato (90% le presenze). Nei confronti delle donne ci vuole più rispetto – aggiunge la deputata in occasione dell’8 marzo -: su otto parlamentari solo due sono donne, la politica sta già cambiando anche in questo senso. Quando gli uomini sono in contraddizione, ne pagano le conseguenze le donne che dettano l’agenda politica con una sensibilità diversa e maggiore”.

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