Cronaca
7 Marzo 2018
Dedoni condannato per lo stalking ai danni dei vicini. Solo una sanzione pecuniaria per la moglie, condannata per minaccce

Due anni di reclusione per “l’incubo di via Rambaldi”

di Daniele Oppo | 2 min

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Era la vigilia di Natale dello scorso anno. Per le feste si ritrovano assieme, con le rispettive famiglie, due fratelli tra i quali, per questioni legate all'eredità paterna, negli ultimi tempi non corre buon sangue. Il più giovane dei due, classe 1976, abita nella casa di Pieve di Cento ereditata come proprietà indivisa

Due anni di reclusione, più le spese legali e risarcimento da liquidarsi in un separato giudizio civile. È la condanna per Carlo Dedoni, l’uomo a processo con l’accusa di aver perseguitato i vicini di casa in via Rambaldi, quello presentato dalle parti civili come lo ‘stalking di quartiere’.

Con lui è stata condannata anche la moglie, Virginia Cerasi, a 2.700 euro di multa per minacce semplici. “Ora – afferma – posso essere reintegrata a lavoro”. La signora era stata infatti sospesa lo scorso ottobre proprio a causa delle accuse mosse contro di lei e per il clamore mediatico della vicenda (a partire dal gatto Poirot), che portò all’intervento anche di politici come Ilaria Morghen (M5S) e a una sortita di Nicola Lodi della Lega Nord. Il suo avvocato – Riccardo Ziosi – sottolinea che nei suoi confronti non ci sono addebiti per condotte relative allo ‘stalking di quartiere’ e annuncia che già nei prossimi giorni ricorrerà contro la decisione interna presa dall’azienda sanitaria. Inoltre, afferma, “c’è spazio per fare appello” contro la sentenza pronunciata dal giudice Vartan Giacomelli martedì pomeriggio.

Dedoni (difeso dall’avvocato Gianluca Filippone) è stato assolto dall’accusa di atti osceni in luogo pubblico in presenza di minori (perché il fatto è stato ridimensionato durante l’istruttoria dibattimentale, per cui riqualificata l’ipotesi verso una fattispecie non più considerata dalla legge come reato). “Per me la questione era già finita da prima, io non ho mai minacciato nessuno – afferma Dedoni ai taccuini -, ma siamo tornati al Medioevo, al tempo dei nobili: tutto è iniziato per due polli che allevavo a casa, senza rompere le scatole a nessuno, ma a loro davano fastidio”.

La procura aveva chiesto per loro condanne un po’ più basse, rispettivamente un anno e sette mesi di reclusione per Dedoni e mille euro di multa per Cerasi.

Di diversa prospettiva le parole di due parte civili, ovvero Gian Roberto Luzi – che subì un’aggressione fisica da Dedoni, per la quale l’uomo patteggiò la pena – e della moglie Rita Volpi. “Speriamo che la sentenza serva a mettere fine a questo stato di cose per cui siamo arrivati a processo – afferma la Volpi”. “E speriamo che non ci siano conseguenze personali come già successo”, aggiunge il loro avvocato, Patrizia Micai. Per Luzi l’augurio è che “istituzioni e forze dell’ordine siano più presenti, anche per prevenire situazioni come queste. Qualcuno – commenta l’uomo – era convinto che non si sarebbe mai passati alle vie di fatto, ma io sono la vittima. Almeno questo anno, per ovvi motivi, è stato più tranquillo”.

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