Politica
17 Febbraio 2018
Il segretario nazionale del partito di estrema destra presenta i candidati: "L'Italia agli italiani è un appello per la difesa della patria"

Forza Nuova porta Roberto Fiore a Ferrara: “Fascismo punto di riferimento”

di Elisa Fornasini | 3 min

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“Negli ultimi giorni si sta avvalorando l’idea che non possiamo parlare: o dichiari di essere antifascista e di rifiutare la xenofobia, oppure non parli. Noi non accettiamo questi diktat illegali e anticostituzionali: abbiamo il diritto e il dovere di parlare e protestare contro i poteri forti”.

La risoluzione di Brescia che impone l’abiura del fascismo (proposta anche nel Ferrarese e comunque contenuta nella Costituzione) viene vista come una “forca caudina” dal segretario nazionale di Forza Nuova, Roberto Fiore, in città per presentare i candidati  di estrema destra alle prossime elezioni.

La domanda sorge spontanea: quindi siete fascisti? “È dall’età di 16 anni che annuncio che il fascismo è un punto di riferimento ma oggi c’è Forza Nuova, un movimento nuovo che aggrega persone con esperienze diverse: dire che siamo fascisti è un salto propagandistico ma non nego i miei sentimenti”.

Il pensiero corre inevitabilmente all‘attentato di Macerata: “Condanniamo il gesto ma trasformare una persona con una tenuta psicologica minore in un mostro è un errore”. Nessun effetto shock: dopo il raid razzista, il movimento di ultradestra ha subito annunciato di voler sostenere le spese legali di Luca Traini.

“Non si è mai parlato così tanto di Fn come nelle ultime settimane – gongola Fiore – ma appena i movimenti patriottici iniziano ad avere successo, come si è visto con Le Pen o Trump o i movimenti europei dell’Est, si scatenano tre forze per contrastarli: magistratura, centri sociali e media“.

Eppure, sempre secondo un incontrollabile Fiore, “questi tre poteri stanno perdendo la presa assoluta che avevano sull’opinione pubblica: la maggioranza silenziosa sta reagendo positivamente contro la sinistra che vorrebbe la nostra scomparsa e si sta allontanando sempre di più dal sistema che mina l’assetto della nostra società”. Un “distacco totale” notato con il brutale omicidio di Macerata: “Chi è preposto alle politiche sulla sicurezza, come il procuratore, dichiara che la mafia nigeriana non c’entra ma la verità è di fronte a tutti, ovviamente è mafia nigeriana e i criminali entrano attraverso la cooperativa”.

Con i soliti slogan su sicurezza, economia e immigrazione (“ci hanno svuotato della nostra sovranità e libertà, non possiamo emettere denaro, la politica dei vassalli non è nell’interesse dell’Italia”) il segretario nazionale torna ad attaccare la sinistra: “È la peggiore, sta sfruttando la situazione per creare un nuovo proletariato da difendere, abbandonando i diritti sociali come casa e lavoro degli italiani per andare verso la tutela e difesa degli immigrati con i loro presunti diritti”.

E poi l’ultimo appello: “L’Italia agli italiani è un appello per la difesa della patria e la nostra attività non si spegnerà il 4 marzo. L’ingovernabilità che ne seguirà ci spingerà a protrarre la nostra galvanizzazione politica nei mesi successivi: dobbiamo essere protagonisti di questo cambio epocale perché abbiamo le idee giuste e la gente giusta. La rivoluzione è già a portata di mano”.

I candidati – definiti “persone perbene che non si sono macchiate con la politica sporca ma solo con la lotta politica fatta in mezzo alla strada” – preferiscono parlare poco e annuire molto alle parole del loro leader. Silente Melissa Migliari, candidata all’uninominale di Cento, mentre Marco Centineo, candidato sempre all’uninominale alla Camera ma di Ferrara, ribadisce che “al centro della nostra politica ci sono gli italiani, gli anziani, i figli e le famiglie”. Infine Riccardo Balboni, candidato al plurinominale Senato Emilia, ringrazia i “camerati che stanno lavorando sul territorio per difendere la nostra gente”.

Quando si parla di cameratismo, il rischio di contestazione è dietro l’angolo. Dietro l’angolo del bar Venezia, in piena zona Gad, c’erano quindi una gazzella dei carabinieri, una volante della polizia e una camionetta della Digos. Tutti allerta per possibili scontri che non si sono verificati, anche perché Forza Nuova aveva deciso di non divulgare il luogo dell’incontro proprio perché temeva momenti di tensione. Come si sono verificati, poche ore più tardi, a Bologna.

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