Dall’ecomostro del Palaspecchi al cantiere ecosostenibile a chilometro zero delle Corti di Medoro. È il processo di trasformazione dell’ex direzionale di via Beethoven che si avvia al completamento della demolizione (previsto entro fine febbraio) per procedere alla costruzione di 233 alloggi di social housing, in parte venduti e in parte affittati, di cui una cinquantina riservati agli studenti.
Del complesso immobiliare abbandonato da più di 30 anni rimane solo lo scheletro della struttura. Una ‘scarnificazione’ che ha prodotto, dall’inizio dei lavori nell’aprile 2017 ad oggi, 11,700 tonnellate di rifiuti. O meglio, di materiale riutilizzabile. Il 98% delle tonnellate di materiale uscito dal cantiere (la maggior parte cemento armato) è stato infatti destinato alla filiera del riciclo e del riuso.
Lo smaltimento dei rifiuti – nello specifico 860 tonnellate di ferro e acciaio, 96 tonnellate di alluminio, 49 tonnellate di isolante, 20 tonnellate di legno, il resto materiale misto inerte come appunto il cemento armato – è avvenuto nei centri di raccolta della provincia di Ferrara (91%) o comunque nel raggio di 50 chilometri (8% in provincia di Bologna), con il restante 1% di materiale consegnato tra Milano e Como per un totale di 700 viaggi.
I materiali non recuperabili (piccole guarnizioni di amianto e lane pericolose trovate all’intercapedine di alcuni muri) sono gli unici ad essere stati smaltiti in discarica. Tra i rifiuti catalogati, rendicontati da Gualtiero Magnani della Intercantieri Vittadello, non figurava neanche un metro di cavi in rame: al loro ‘recupero’ ci hanno pensato gli occupanti abusivi che in questi anni sono passati all’ormai ex Palaspecchi.
È il primo risultato del protocollo di intesa per la sostenibilità ambientale siglato martedì mattina da tutti i soggetti coinvolti nell’intervento edilizio: Comune di Ferrara, Acer, Società Investire Sgr che gestisce il fondo immobiliare e Intercantieri Vittadello Spa che si occupa dei lavori.
Come hanno ribadito a più riprese l’assessore Roberta Fusari e il direttore Acer Diego Carrara, si tratta della “prima esperienza in regione e tra le primissime a livello nazionale che fa scuola” perché tratta la “riqualificazione urbana ed edilizia di grande qualità” seguendo i criteri ambientali minimi (Cam) introdotti dal decreto dell’11 ottobre 2017 del Ministero dell’Ambiente che stabilisce l’obbligo di riuso dei rifiuti negli appalti pubblici, che devono subire un processo di rigenerazione per poi essere rimessi a disposizione di chi costruirà ex novo.
Un esempio di “economia circolare che fa la differenza” che, in questo caso, “viene applicato in ambito privato, quindi a carattere volontario”, ma che diventerà la procedura standard da seguire per ogni cantiere pubblico di ristrutturazione, come per il recupero di 26 alloggi in via Fiume, danneggiati dal terremoto e ricostruiti con un investimento di 1,7 milioni da fondi regionali a partire da aprile-maggio.
“Il cantiere a basso impatto ambientale (anche grazie alla nebulizzazione per non sollevare polvere verso le case adiacenti), che sta procedendo a gran velocità, è nato con una terapia d’urto sotto il profilo ambientale, ovvero la tutela della popolazione dei tritoni – ricorda Alessandro Melato della direzione tecnica di Intercantieri Vittadello -. I principi ambientali sono stati tenuti sotto controllo già nella fase di demolizione, con dei vantaggi economici: la maggior parte del materiale ha intrapreso il percorso del recupero, evitando i costi del conferimento a discarica e l’uso degli impianti rispetto alla brutale demolizione non selettiva”.
Il business della green economy piace anche ai rappresentati di Società Investire, Paolo Boleso e Marco Polvara (“nelle nostre linee guida di investimento cerchiamo di privilegiare le iniziative di riuso in cui Ferrara è l’esempio più cristallino e virtuoso”), al vicepresidente nazionale Legambiente Edoardo Zanchini (“operazione virtuosa e lungimirante in un Paese in cui si fa poca edilizia sociale, con l’augurio di portare questo modello a livello nazionale per costruire nuove filiere e posti di lavoro”) e al vicepresidente nazionale Green Building Council Italia, Marco Mari, secondo il quale “il modello di sviluppo della green economy sta vincendo dal punto di vista ambientale ed economico; nel mercato mondiale vale un triliardo di dollari e in Italia ha generato 7 miliardi di euro in pochi anni per gli edifici che seguono queste buone prassi”.
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