Attualità
4 Gennaio 2018
I ferraresi inviperiti si sfogano su Facebook, altri clienti usano l'ironia per placare la polemica

Sacchetti bio a pagamento, la rivolta corre sui social

di Elisa Fornasini | 3 min

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Sei di Ferrara se… ti lamenti del costo dei sacchetti biodegradabili. Negli ultimi due giorni, il gruppo Facebook che conta più di 24mila iscritti si è infervorato sulla polemica che sta scuotendo l’opinione pubblica a livello nazionale: i prezzi irrisori (da 1 a 3 centesimi) dei sacchetti per frutta e verdura, che dal 1° gennaio sono, per legge, biodegradabili e a pagamento.

La ‘rivolta’ nei supermercati è scoppiata anche sui social, dove i clienti inviperiti hanno iniziato a postare diversi messaggi e foto contro questa novità che il Codacons ha già definito “una vera e propria tassa occulta a danno dei cittadini”. Le immagini delle arance (ma si sono viste anche mele e banane) pesate ed etichettate una ad una, per evitare di pagare la shopper bio, hanno già fatto il giro del web.

Il provvedimento – introdotto dalla legge 123/2017, il cosiddetto decreto Mezzogiorno, approvato lo scorso agosto per adeguarsi a una normativa europea risalente al 2015 – è valido sia per gli esercizi commerciali della grande distribuzione che per i piccoli negozi. Il costo è variabile (da un minimo di 1 centesimo a un massimo di 10 centesimi) e verrà deciso dalle singole catene della gdo e dai singoli esercenti. Una “cifra equa”, assicura Legambiente – e “senza speculazioni” aggiunge Assiobioplastiche, che ha calcolato un aumento fra 4,17 e 12,51 euro l’anno per la spesa alimentare di ogni famiglia – che non basta per placare gli animi dei consumatori inferociti che sfogano la propria frustrazione sulla tastiera.

Per una utente, “lo scandalo non è pagare la sportina, ma pagarla a prescindere: se metto l’etichetta della bilancia sulla buccia delle banane senza sacchetto, non vedo perché mi si debba addebitare il costo, anche se irrisorio, di una cosa che non ho preso”. Altri consumatori in rivolta passano dalle parole ai fatti, annunciando che “non comprerò più frutta e verdura nella gdo: andrò nei piccoli negozi di quartiere, non importa se pagherò lo stesso 2 cent ma voglio togliermi la soddisfazione di far marcire la loro frutta sui banchi”.

Dall’altra parte della barricata – pardon, del carrello della spesa – ci sono i ferraresi scandalizzati dalla risonanza che ha avuto la vicenda, stupendosi di un “problema che viene troppo sopravvalutato”. “Non capisco – scrive un utente sul social network – aumenta l’Iva e l’età pensionabile e non dicono niente. Si pagano 1 o 2 cent a sacchetto, che già ce li facevano pagare prima compresi nel prezzo della frutta/verdura, e ti fanno la rivoluzione”. C’è anche chi legge questa “rivoluzione” in chiave ironica: un giovane ferrarese elenca con sarcasmo i comportamenti dei diversi supermercati locali; mentre un altro ne approfitta per incanalare la questione nella zona Gad. E così i sacchetti vanno… in fumo.

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