Cronaca
14 Dicembre 2017
Il legale di Govoni e Nanni ha spiegato che Carife Sei e Bcr parteciparono con risorse proprie e che l'aumento di capitale non fu fittizio

Processo Carife, tocca alla difesa delle ‘controllate’

di Daniele Oppo | 1 min

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Avrebbe adescato l’amichetta della figlia. “Nego tutto”

Parla e respinge ogni accusa il 49enne ferrarese finito a processo per adescamento di minore, pornografia minorile e corruzione di minorenne, dopo che tra febbraio e novembre 2018 - secondo la Procura - avrebbe adescato una ragazzina di 14 anni, compagna di scuola di sua figlia, prima inviandole foto dei suoi genitali e poi inducendola a fare altrettanto, attraverso lusinghe e regali - come ricariche telefoniche - per provare a ottenere in cambio la sua fiducia

Prosegue – e siamo ormai alle battute finali – l’udienza preliminare del processo per l’aumento di capitale del 2011 effettuato dalla Carife e, secondo l’accusa, origine del successivo crac.

È ancora il turno delle difese e mercoledì è toccato all’avvocato Filippo Sgubbi, legale di Paolo Govoni e Teodorico Nanni, il primo legale rappresentante di Carife Sei e il secondo consigliere d’amministrazione di Carife nonché legale rappresentante della Banca di credito e di risparmio di Romagna (Bcr).

Sgubbi ha chiesto il proscioglimento perché il fatto non sussiste per entrambi, sostenendo che “sia sul piano tecnico che fattuale non ci fu sottoscrizione reciproca di azioni” con le altre banche coinvolte e che l’aumento di capitale Carife non fu affatto fittizio come invece ritiene l’accusa. Su Carife Sei e Bcr Romagna, l’avvocato ha cercato di dimostrare come la loro partecipazione all’operazione sia avvenuta “con risorse proprie degli enti” e non come ‘schermo’ della controllante Carife.

Domani ultima udienza, ancora dedicata alle difese, prima di quella fissata per il 19 dicembre, quando arriverà la decisione del giudice.

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