Politica
11 Dicembre 2017
Il segretario del Partito Democratico spiega l'idea: "Pensiamo a un meccanismo incentivante, ma nessuna imposizione, richiesta deve venire dal basso"

Dopo i Comuni, le Province. Calvano (Pd): “Lavoriamo a legge per le fusioni”

di Daniele Oppo | 3 min

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Al momento è solo un’idea di massima che va studiata e approfondita ma, dopo le spinte prima all’unione e poi alla fusione dei Comuni, il Pd regionale pensa a una legge ad hoc per favorire la fusione anche delle Province.

Ad annunciarlo è Paolo Calvano, consigliere e segretario regionale del Partito Democratico.  “L’idea di mettere in campo il progetto di legge nasce da un po’ di tempo, da riflessioni fatte dentro il Pd regionale, in particolare dalla Romagna – spiega Calvano a Estense.com -. Lì il processo di aggregazione tra Provincie è molto avanzato, hanno già fatto diverse sperimentazioni”.

Un modo, forse, anche per affrontare i gravi problemi esistenziali che le Province stanno vivendo oggi, dopo che la riforma Delrio – rimasta a metà anche perché pensata per essere seguita da una modifica costituzionale mai arrivata dopo la batosta del referendum di un anno fa – le ha svuotate di funzioni – ma non di quelle principali, come le scuole o le strade – e di risorse, tanto che quasi tutte hanno ormai da diverso tempo enormi difficoltà a chiudere i bilanci. “C’è la legge regionale 13 del 2015 portata avanti dall’assessore Emma Petitti che, prendendo atto della riforma Delrio, definisce secondo i poteri discrezionali della Regione le competenze di Province, Regione e poi Comuni. Già lì le Province, che oggi sono Aree vaste, possono avviare delle collaborazioni con delle convenzioni. Un po’ come funziona con le unioni dei Comuni: ci sono già convenzioni tra le Province romagnole, o tra Bologna, Ferrara e Modena, Parma e Piacenza. L’idea ora è dare strumento per fare un salto di qualità rispetto alle convenzioni per i servizi associati. Il ragionamento e l’idea è: se potete fare passo in più e se lo fate, questo passo va premiato”.

“Facendo una riflessione ci si è chiesti: perché non facciamo per Province ciò che abbiamo fatto per i Comuni? Pensare a strumenti incentivanti e agevolativi per le Province che vogliono unirsi”, spiega Calvano, che subito dopo precisa un punto fondamentale: “Nessuna imposizione dall’alto, la fusione dovrà essere frutto di una scelta volontaria, deve provenire dal basso. Pensiamo a un meccanismo incentivante per chi lo vuol fare, ma ha senso nella misura in cui parte dal basso. In Romagna – osserva – c’è un humus più fertile e parte già da prima della riforma, nelle altre parti si è più indietro, non c’è la stessa forma identitaria del territorio romagnolo. È anche per questo che lo strumento è pensato come un’opportunità, non come un obbligo: la fusione prevede un passaggio obbligatorio in tutti i Comuni della provincia, serve una grande maggioranza affinché possa avvenire, implica che ci sia una spinta. Non obblighiamo Ferrara ad andare con Modena o con la Romagna, ma se lo vogliono fare che lo decidano loro, noi diamo gli strumenti che spingono in tale direzione”.

Ovviamente non potrà essere una questione che si esaurirà solo a livello regionale: “Per i Comuni è sufficiente una legge regionale – osserva infatti Calvano -, qui è più complesso, perché implica che intervenga anche una norma di carattere nazionale. Da un lato quello che possiamo fare è dire che se ci sono Province che vogliono fondersi noi mettiamo in campo strumenti economici e incentivi per farlo, chiaro che dall’altro lato servirà una legge nazionale che definisca i nuovi confini”.

Ma, come si diceva, al momento è solo un’idea sulla quale ragionare: “Siamo in una fase ancora embrionale, di studio – conclude il segretario del Pd -. Poi faremo un confronto con i territori e con i soggetti della rappresentanza. Andremo avanti se troveremo condivisione”.

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