Attualità
4 Dicembre 2017
Il rischio di perdita economica si somma alla rabbia degli abitanti, che danno vita a un'associazione per contrastare il Comune

Espropri al Grattacielo: “Ingiustizia verso di noi e verso la città”

di Ruggero Veronese | 3 min

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Immaginate di comprare un appartamento a un prezzo abbordabile, aggiungendo qualche migliaio di euro tra costi amministrativi, notarili e di agenzia. Di assistere alla svalutazione dell’immobile a causa del contesto urbano circostante, ma di investire in costanti lavori di manutenzione in attesa della riqualificazione dell’area. E infine di scoprire che il proprio appartamento verrà espropriato dal Comune in cambio di una semplice indennità economica, nonostante il minor valore dell’immobile e gli investimenti effettuati in questi anni. Questa è la situazione in cui si sono ritrovati nelle ultime settimane gli abitanti e i proprietari immobiliari del Grattacielo, ancora spiazzati dalla delibera 569 approvata il 10 dicembre scorso con cui la giunta ha annunciato di voler prima acquisire e poi abbattere le due torri. Domenica pomeriggio si sono riuniti nella sala polivalente per dar vita all’associazione che porterà avanti l’inevitabile scontro davanti al Tar con il Comune.

Insieme a Luca Agnelli, promotore dell’iniziativa, sono presenti una quarantina di persone. La maggior parte vivono al Grattacielo, ma sono presenti anche negozianti e alcuni responsabili della chiesa evangelica frequentata dalla comunità cinese. Tutti hanno qualcosa da perdere: chi è rimasto al Grattacielo dopo il ‘grande freddo’ di tre anni fa – quando Hera staccò il riscaldamento a causa delle morosità delle utenze centralizzate – si è sobbarcato le spese per i lavori di adeguamento e continua a sostenere le rate del mutuo stipulato a livello condominiale per le manutenzioni. Accettare un indennizzo di esproprio in queste condizioni significa vedere andare in fumo tutti gli investimenti.

Anche se le cifre sono variabili, il concetto resta invariato per quasi tutti i presenti: “Ho comprato casa nel 2011 per 36mila euro – racconta una signora originaria dell’Ucraina -, più 4mila euro di costi e 3mila euro per lavori nell’appartamento. Poi altri 6mila euro quando hanno fatto gli attacchi del riscaldamento e per tirare via l’amianto dai condotti, più tutte le spese per l’ascensore che ci hanno fatto ritardare le misure antincendio. Ho speso più di 50mila euro e adesso rischio di ricevere non più di 30mila euro con l’esproprio”. Pur non essendo molto eleganti, i ‘conti in tasca’ alla signora consentono di avere un’idea delle cifre in ballo e della potenziale perdita economica per i proprietari immobiliari.

Ma tralasciando i discorsi economici, per molti abitanti del Grattacielo la battaglia contro il Comune è soprattutto una difesa della propria casa: “Ci parlano di esproprio per pubblica utilità – attacca Agnelli – ma nessuno ha ancora detto cosa dovrà sorgere al posto delle due torri. Non c’è nessun progetto di riqualificazione dell’area”. Ed è proprio in tema di riqualificazione che molti vedono un ‘tradimento’ al Grattacielo da parte dell’amministrazione comunale: “Per anni ci hanno detto di tenere duro – attacca un anziano -, che il Comune non ci avrebbe abbandonato e di continuare a investire nei lavori e nella manutenzione. Ora salta fuori che per riqualificazione intendevano demolizione. Ma non capiscono che siamo noi inquilini del Grattacielo a mantenere vivibile questa zona? Non siamo mica noi il degrado, qui”.

Il sentimento generale tra i fondatori dell’associazione è di abbandono da parte dell’amministrazione pubblica. “Ormai questa è vista come una terra di nessuno, non sanno neanche dove siamo”, prova a sdrammatizzare Agnelli che come nome dell’associazione propone “Hic sunt leones”. “È quello che scrivevano gli antichi romani per indicare i luoghi sconosciuti, dove ci sono i leoni. E noi per il Comune siamo un luogo sconosciuto”. Le prossime mosse consisteranno soprattutto in una serie di contro-proposte all’amministrazione: cominciare un vero lavoro di riqualificazione del parco attorno al Grattacielo, con videosorveglianza, insieme a una serie di iniziative per strappare l’area dai fenomeni di spaccio e degrado. “Abbattere le torri – conclude un condomino mentre firma per l’adesione – è come vedere lo Stato che si arrende al degrado. Non è solo ingiusto verso di noi, ma verso la città”.

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