Politica
13 Ottobre 2017
Tagliani: "Soluzione semplice a un problema complesso, sostanzialmente irrealizzabile"

Accorpare i Comuni? Sarebbe bello ma…

di Elisa Fornasini | 4 min

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Tiziano Tagliani

I sindaci della provincia ferrarese coinvolti nella proposta provocatoria dell’accorpamento dei Comuni azzardata da Cgil, Cisl e Uil sono d’accordo a ridurre i 22 Comuni estensi a 4 maxi enti locali? È la domanda che abbiamo posto ai diretti interessati ricevendo, a sorpresa, reazioni diametralmente opposte. Se la maggior parte delle autorità intervistate trova l’idea di difficile attuazione, c’è anche una voce fuori dal coro che dà pieno consenso all’offerta dei sindacati.

Tiziano Tagliani, a capo dell’unico ente che rimarrebbe da solo come Comune capoluogo, valuta questa ipotesi come una “soluzione semplice a un problema complesso, sostanzialmente irrealizzabile“. “Sono preoccupato per la percorribilità di questa ipotesi – spiega il sindaco di Ferrara – perché pensare di attuare la fusione di tutti i Comuni, già tra i più grandi d’Italia per dimensione di popolazione e superficie, si scontra con l’identità dei territori, un elemento che costituisce la comunità”.

Oltre alla palese “impossibilità di raggiungere il consenso dei cittadini, attaccati al loro territorio anche se non ci sono elementi campanilistici esasperati da giustificare questa manovra”, il vero problema secondo Tagliani è “l’accorpamento dei servizi per welfare e sanità che provoca la mobilità del personale e un sacrificio dei cittadini, i quali dovrebbero spostarsi per accedere ai servizi. Anche la gestione dei servizi industriali (tipo accorpare Clara e Soelia) non è una strada percorribile. Se l’intento dei sindacati era spronare la politica a lavorare e collaborare più strettamente la condivido – chiosa il sindaco ferrarese – ma accusare trasversalmente la classe dirigente di scarsa dinamicità solo perché non si fonde insieme è una posizione non giustificata e non condivisibile“.

Andrea Marchi

“Senza polemica, possiamo parlare di tutto ma partire da un punto fermo – sottolinea Andrea Marchi, sindaco di Ostellato-: il consenso sulle fusioni non parte dai sindaci o dai sindacati ma dai cittadini che devono avere la certezza che sia un’operazione che serva, non uno spot. È un’operazione culturale prima che politica ed economica“.

“Saluto positivamente il lancio del dibattito su una proposta che può essere attuabile – commenta ancora Marchi – ma da valutare attentamente con la costruzione del consenso da parte dei cittadini. Centralizzare il servizio vuol dire spostare le persone, connettere peculiarità diverse, siamo sicuri e maturi per affrontare questi cambiamenti? Intanto dobbiamo sforzarci tutti per far funzionare meglio le Unioni dei Comuni che funzionano più o meno bene”.

Nicola Rossi

“Da parte mia invece c’è piena condivisione a questa proposta opportuna ed efficace – interviene il ‘bastian contrario’ da Copparo, Nicola Rossi – ma bisogna lavorare a 360° perché correre dietro ai soldi non è la soluzione. Sono d’accordo coi sindacati perché attualmente ci si sta accontentando di cose parziali e poco utili”. Il sindaco non nasconde lo smacco per la mancata fusione dei Comuni del Copparese che, con l’avvio delle procedure per le mini-fusioni Berra-Ro e Formignana-Tresigallo, “mette una pietra sopra a un progetto unitario che ci avrebbe reso un Comune forte, vasto, strategico con caratteristiche eterogenee. E invece il Copparese si sta sgretolando“.

Fabrizio Toselli

Virando verso il Centese, Fabrizio Toselli premette che “sono favorevole alle fusioni e che in questa direzione sono andato concretamente, promuovendo quella fra Sant’Agostino e Mirabello nell’odierno Terre del Reno”. “Penso in particolare che si debba lavorare su processi che coinvolgano quel 70% di Comuni sotto i 5mila abitanti che registra il nostro Paese” aggiunge il sindaco centese che, a livello locale, ritiene “il passaggio da 22 a 4 Comuni decisamente azzardato: credo invece che tutto debba essere equilibrato. Le fusioni devono non solo essere funzionali, ma soprattutto funzionare: è dunque necessario tenere conto di sinergie, affinità e identità. Nel caso di Sant’Agostino e Mirabello, ad esempio, si sono unite realtà che condividevano storie, progetti e obiettivi”.

Paolo Calvano

La proposta ha scombussolato anche la Regione che “in questi anni ha creato diversi strumenti per incentivare i Comuni piccoli ad accorparsi e fondersi”, però questo lavoro “ci ha insegnato che i processi devono partire dal basso e non essere imposti dall’alto – rimarca il consigliere regionale Pd Paolo Calvano -: immaginare le fusioni sulla carta usando come tema le risorse aggiuntive non è detto che consenta di raggiungere il risultato. È indispensabile innanzitutto dare forza alle attuali Unioni, se queste funzionano creano quel substrato culturale che può aiutare i successivi processi di fusione, che non possono prescindere dalla volontà favorevole da parte dei cittadini”.

Alan Fabbri

L’altra campana dell’opposizione assicura che “i processi di fusione sono giustificati quando c’è un risparmio della spesa pubblica e presidio del territorio per il potere politico – conclude il consigliere regionale della Lega Nord Alan Fabbri -. Proporla così, buttata lì, è solo una provocazione. Non solo non vedo oggi la possibilità di accorparsi in 4 Comuni – territori ampi con storie diverse, esigenze e peculiarità differenti – ma non vedo neanche i benefici. Se tutti i comuni in Emilia Romagna si fondessero così chi pagherebbe le risorse? Piuttosto bisogna dare più dignità ai Comuni, sbloccare la spesa per gli investimenti e rendere il territorio trainante e competitivo per il settore delle imprese – suggerisce l’esponente del Carroccio -. Cose che si possono fare al di là del singolo Comune, con una seria riorganizzazione dello Stato. Non come la legge Delrio, che ha creato solo un vuoto normativo e di responsabilità, senza nessun risparmio. Le Province continuano a esistere ma senza risorse: un caos”.

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