Cronaca
9 Ottobre 2017
Anis Hannachi è arrivato in città qualche giorno dopo l'attentato, ospite di uno studente suo connazionale

Il fratello del terrorista di Marsiglia aveva appoggi a Ferrara

di Daniele Oppo | 3 min

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Anis Hannachi

Quando è stato arrestato, Anis Hannachi – il fratello di Ahmed, l’attentatore che il 1° ottobre ha ucciso due ragazze a Marsiglia – stava passeggiando in bicicletta, di notte, in via Bologna, insieme al connazionale che gli ha dato ospitalità a Ferrara e insieme stavano tornando nell’appartamento che condividevano con altre cinque persone.

I dettagli dell’operazione sono stati forniti dal questore di Ferrara Antonio Sbordone e dal dirigente dell’Antiterrorismo di Bologna Antonio Marotta, nel corso di una conferenza stampa convocata in questura.

Annachi, 25 anni, tunisino, era in città da pochi giorni, dal 3 o dal 4 ottobre probabilmente, sicuramente il 5, in fuga dopo l’attentato. Sapeva di essere braccato: le tracce della sua presenza in Italia partono dalla Liguria, fino ad arrivare nel capoluogo estense, dove è finita la sua corsa con l’arresto effettuato sabato per partecipazione ad associazione terroristica e complicità nell’attentato di Marsiglia. Improbabili, dunque, le voci che lo volevano diretto in Francia, che ha spiccato un mandato di arresto europeo nei suoi confronti.

La sua individuazione è arrivata grazie alle informazioni fornite dalle autorità francesi e da quelle ottenute dagli investigatori italiani, a cui si sono aggiunte anche attività di intercettazione del telefono che hanno permesso di rintracciare con precisione Anis Hannachi a Ferrara e seguirne i movimenti.

«Era a Ferrara perché evidentemente aveva degli appoggi – spiega il questore Sbordone – ma allo stato non possiamo ipotizzare che ci sia una cellula ferrarese». La persona che era con lui durante l’arresto è uno studente tunisino, in regola, «integrato», come specificato dal questore. È stato lui ad ospitarlo in tutti i giorni della sua permanenza in città: «Sapeva chi era – rivela ancora il questore -, probabilmente si conoscevano già perché proveniente dalla stessa città della Tunisia, Biserta, ma non sapeva che era ricercato». Al momento non risultano contatti particolari e Hannachi non avrebbe confessato sue eventuali responsabilità né altro, anche perché non parla né italiano, né inglese. Gli inquirenti però hanno sequestrato materiale utile, tra cui dispositivi informatici.

Da sinistra: Antonio Marotta (Antiterrorismo Bologna), il questore Antonio Sbordone, il commissario capo Francesca Fischione e il Capo di Gabinetto Pietro Scroccarello

Hannachi non ha opposto resistenza, ma ha tentato di dare false generalità, riferendo agli uomini della Digos di Ferrara e Bologna di essere un cittadino libico, come già aveva fatto al momento del suo primo ingresso in Italia dalle coste siciliane nel 2014: non funzionò allora – quando venne correttamente identificato – non ha funzionato questa volta.

«Sappiamo i giri che ha fatto ma non è chiaro come sia ritornato qui – spiega ancora Sbordone -. Fino a dopo l’attentato non ci risulta che fosse in Italia. È entrato intorno al 3 ottobre e ha girovagato un po’, poi è venuto qua: cercava posto dove essere ospitato per qualche periodo».

A Ferrara gli inquirenti lo hanno cercato in tre o quattro posti diversi, tutti nel centro cittadino, compreso lo studentato di vicolo Santo Spirito dove non ha mai soggiornato: ci era stato però il ragazzo che gli ha effettivamente dato ospitalità, in un appartamento nei pressi di via Bologna, insieme ad altri 5 stranieri, alcuni tunisini, studenti e non.

Annachi è stato avvicinato dagli inquirenti in via Bologna che hanno operato come se si trattasse di un normale controllo di routine, adoperando anche personale in borghese. È stato catturato attorno alle 22 della notte di sabato 7 ottobre e portato al carcere dell’Arginone, dove è tutt’ora detenuto a disposizione della procura generale presso la Corte d’Appello di Bologna, che dovrà valutare la richiesta di estradizione presentata dalla Francia.

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