Attualità
28 Settembre 2017
"Sistema sbagliato perché non è un fenomeno di carattere emergenziale". Tagliani: "Difendiamo lo Ius Soli per evitare esclusioni e discriminazioni"

Migranti, la Costituzione scudo contro l’intolleranza

di Elisa Fornasini | 4 min

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Le risposte che stiamo dando per affrontare il problema della migrazione rispettano i valori della Costituzione o sono inadeguate? La domanda posta dal Comitato per la Costituzione trova un responso preciso nell’incontro “Costituzione e migrazione” che per tre ore ha messo a confronto tutti gli attori dell’accoglienza: amministrazione, terzo settore, sindacati, Chiesa.

“Le risposte sono inadeguate e fondamentalmente sbagliate – asserisce Paolo Caretti, professore di giurisprudenza dell’Università di Firenze – perché affrontano il problema in un’ottica di carattere emergenziale, come se fosse un fenomeno che dobbiamo contrastare e non governare. Ma è una mistificazione, una pura illusione, spacciare il fenomeno come emergenziale perché dura da 20 anni e non si può fermare”.

Al posto delle risposte ‘difensive’ di carattere penale (come l’introduzione del reato di clandestinità), si propone di prendere spunto dagli articoli 10 e 35 della Costituzione per gestire “concretamente e correttamente” i flussi migratori attraverso un “rapporto molto stretto tra migrazione, lavoro, libertà e dignità sociale”.

“La nostra Costituzione è una delle poche a dedicare una disposizione alla parola emigrazione” ricorda il docente, citando l’articolo 35 secondo cui “la Repubblica riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero. Anche se definire questo fenomeno come una libertà è paradossale, come se il migrante avesse la libertà di scegliere…”.

I padri costituenti si riferivano alla categoria del “migrante economico che deve trovare lavoro per una vita libera e dignitosa“. Se i rifugiati e i richiedenti asilo godono di uno stato di protezione speciale, infatti, “i veri problemi nascono con i migranti economici comunitari ed extracomunitari – spiega Caretti -, la categoria più ampia che ha meno diritti, sia che arrivino regolarmente (con un tratto di lavoro precario) che irregolarmente”.

“Se lasciamo questo fenomeno allo sbando, dobbiamo aspettarci la moltiplicazione di episodi di intolleranza” ammonisce il professore, suggerendo come soluzione il “cambiamento dell’approccio culturale diffuso, strutture disponibili per l’accoglienza, tutela dei migranti economici, collaborazione internazionale tra i paesi europei a tutti i livelli di governo, partecipazione dell’intera società civile”.

Altre proposte per gestire “un fenomeno strutturale che ci ha preso alla sprovvista, trovandoci impreparati ma che ha importanti ricadute occupazionali e di acquisto di beni e servizi” vengono dalla presidente di Asp Angela Alvisi che sprona a “velocizzare i tempi per ottenere i documenti, migliorare la distribuzione sul territorio, favorire percorsi di inserimento lavorativo e, prima di tutto, strutturare un progetto per lo studio della lingua che non può essere lasciato in mano alle istituzioni locali, 10 ore non obbligatorie a settimana per imparare la lingua non bastano.

L’aspetto che “spaventa più di tutto il resto”, secondo Alvisi, è la “diffusione di forme di razzismo e repulsione per cui la politica fatica a prendere posizioni nette”. E in effetti lo ammette lo stesso sindaco Tiziano Tagliani: “In questo dibattito aspro, politicizzato, ideologico, tendente a contendersi il consenso, bisogna invertire la rete di comunicazione: i politici sono silenti nella paura di perdere il consenso o presentano argomentazioni difficili da contrastare (qui il riferimento è tutto alla collega codigorese Alice Zanardi, ndr) perché non ho mai visto nessuno che affitta qualcosa senza prendere soldi”.

“Serve una accoglienza fatta con la testa e con il cuore, non solo con i 35 euro” commenta il primo cittadino, sostenendo lo Ius Soli, una “legge che va difesa perché il diritto di cittadinanza non esclude nessuno dalla comunità. Quando tratti in maniera diseguale persone uguali crei tensioni sociali, apri delle ostilità che presenteranno il conto. Qui sta il problema della sicurezza, non di quattro persone sedute sulla panchina (facilmente risolvibile, aumentano le panchine o trovando attività da fargli fare) ma nella discriminazione che crea fratture difficilmente ricomponibili“.

Dopo la presentazione di una panoramica sulla situazione della provincia ferrarese – dove “ci sono 30mila stranieri provenienti principalmente da Romania, Polonia, Ucraina, Moldavia, Albania, Tunisia, Marocco e Nigeria, rappresentanti l’8,5% della popolazione residente rispetto ai 1300 migranti che rappresentano il 3,8 per mille, ospitati tra Ferrara e Copparo (61%), nel Delta (20%) e Alto Ferrarese (18%)” rendiconta Cristiano Guagliata – e l’intervento della Cgil per sostenere la proposta di legge “Ero straniero”, interviene anche il vescovo Gian Carlo Perego.

Senza la possibilità di migrare un Paese viene abbandonato a se stesso – riferisce l’ex direttore della Fondazione Migrantes – come poteva succedere da noi nel dopoguerra, quando De Gasperi sollecitò gli italiani a partire per trovare lavoro. Una mossa intelligente perché la libertà di movimento per la ricerca di lavoro è un’esigenza, come stanno facendo ora gli africani a cui hanno rubato la terra, sono vittime di tratta e vivono in un paese con 33 guerre in atto. Di fronte alle migrazioni costrette – chiosa il vescovo -, abbiamo rafforzato questo diritto attraverso altri profili di tutela (protezione umanitaria, sussidiaria, sociale) ma dobbiamo governare meglio la situazione, non lasciandola in mano ad altri”.

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