Uccidere le zanzare prima che crescano e ci pungano? Il rimedio è grande come una pastiglia. Che, se inserita in un innovativo dispositivo all’interno dei tombini o in altri punti ‘fertili’ per il fastidioso insetto, elimina le larve di zanzara tigre.
È l’invenzione di un giovane biologo della provincia ferrarese, laureato in biologia all’Università di Ferrara, che è riuscito ad ottenere un brevetto per invenzione industriale. La registrazione è avvenuta lo scorso anno all’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti di Roma e ora l’ideatore vuole mettere sul mercato il suo prodotto.
“Questo sistema antizanzare credo possa dare un contributo importante sulla lotta alla zanzara tigre in Italia, sia in ambito pubblico che privato” annuncia il biologo, che si è occupato per diversi anni di zanzare ed insetti di interesse medico veterinario, eseguendo tramite l’azienda per cui ha lavorato diversi studi e ricerche riguardanti la zanzara tigre (Aedes albopictus).
Un problema sempre attuale, come dimostrano i numerosi casi di Chikungunya che stanno emergendo in questi giorni ad Anzio, Roma ed altre località, nonostante si avvicini il suo ‘letargo’. “Il fenomeno dimostra che c’è ancora molto da fare sulla lotta alla zanzara tigre – spiega il ricercatore -. Quello che ho ideato è uno strumento di prevenzione perché agisce eliminando le larve di zanzara tigre e quindi uccidendo l’insetto prima che possa diventare un adulto e pungere”.
Ma cos’è, e come funziona, questo dispositivo? “Questo apparecchio, grande come una scatolina, permette la somministrazione automatica dei prodotti larvicidi contenuti nelle pastiglie. Il meccanismo, inserito nei tombini, consente di somministrare il trattamento anti larvale nel momento giusto e per tutta la stagione di lotta, da aprile a settembre, in particolare per larve di zanzare della specie Aedes albopictus e Culex pipiens, ma che può essere usato per qualsiasi altra specie di zanzara e insetto per cui sia necessaria l’eliminazione allo stadio larvale”.
Insomma, prevenire è meglio che… grattare. “Il prototipo è ancora artigianale – ammette il biologo – ma sono alla ricerca di una realtà, dalle aziende agli organi competenti, che possa realizzare e commercializzare l’invenzione”. I punti a vantaggio di questa soluzione, secondo il suo creatore, sono tanti.
“Intanto elimina le zanzare allo stadio larvale e quindi è da considerarsi uno strumento di prevenzione – ribadisce -. Può essere costruito su larga scala (considerando l’enorme quantità di focolai larvali presenti in paesi e città) e integrato in tombini, grondaie, pluviali, coperchi di bidoni, fino ai focolai inamovibili presenti nelle nostre città, per esempio cimiteri monumentali o le scuole chiuse. Con un costo limitato per la produzione e la manutenzione (ripristino del principio attivo e sostituzione batteria una sola volta in sei mesi) avremo un trattamento completo e regolare, magari anche ecocompatibile, dei focolai larvali per tutta la durata della stagione di lotta. Anche perché è facile che i cittadini si dimentichino di somministrare i larvicidi regolarmente, permettendo così lo sviluppo delle zanzare adulte”.
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