Cronaca
6 Agosto 2017
La ricostruzione della Squadra Mobile, dai problemi con la banca al duplice omicidio-suicidio con la Smith & Wesson ereditata dal padre

Tragedia Bartolucci: il giorno prima il pignoramento dei tesori d’antiquariato

di Elisa Fornasini | 4 min

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Il giorno prima della tragedia erano stati pignorati tutti i tesori storici custoditi con amore nel suo negozio di antiquariato. Così, oltre alla casa sotto sfratto, aveva perso la passione di una vita. Spinto dalla disperazione, ha ripescato la vecchia Smith & Wesson che suo padre gli aveva lasciato in eredità.

Ha sorpreso la moglie e il figlio nel sonno e li ha uccisi con un colpo di pistola alla testa. Poi ha aperto il gas nell’abitazione, è sceso nel negozio e ha appiccato l’incendio. Prima che le fiamme divampassero, si è diretto in via Boccacanale e l’ha fatta finita come i suoi familiari: con un unico, diretto, sparo alla testa.

È la terribile ricostruzione della Squadra Mobile sul duplice omicidio-suicidio dei Bartolucci. Ed è il dirigente Andrea Crucianelli a ripercorrere attimo per attimo il dramma che si è consumato nelle prime ore di venerdì nell’omonima piazzetta familiare.

“L’allarme è scattato alle 7.15 quando una signora, che come tutte le mattine passava sotto i portici dell’Oca Giuliva per fare colazione al bar, ha visto un signore appoggiato alla colonna, con una chiazza di sangue sul petto. Si è spaventata, ha provato a chiamarlo da lontano senza ricevere risposta, così è andata al bar e ha segnalato il fatto alla polizia”.

Quell’uomo, come ormai tristemente noto, era il 77enne Galeazzo Bartolucci. Secondo i primi accertamenti, “il suicidio è avvenuto alle 5.45 ma nessuno ha sentito lo sparo e nessuno ha visto il corpo fino alle 7.15 – sottolinea Crucianelli -. Verosimilmente, quindi, l’incendio è stato appiccato alle 5.30 e i vigili del fuoco, su segnalazione del fratello Pirro, sono intervenuti alle 6″.

È seguita una seconda chiamata poco dopo, verso le 7.50, da parte dei vigili del fuoco che durante le operazioni di spegnimento del rogo nell’immobile in piazzale Bartolucci hanno trovato due corpi all’interno dell’appartamento: quelli della moglie Mariella Mangolini, 73 anni, e del figlio Giovanni di 48 anni. Un appartamento considerato inagibile dopo il terremoto: “Formalmente non potevano abitare lì, tanto che la residenza era registrata in via Boccaleone 28, dove abita il fratello”.

Ricostruiti gli orari, si è passati alla raccolta delle testimonianze. “Era una persona chiusa, gentile, mite e stimata, godeva di buona salute fisica e mentale e aveva buoni rapporti coi familiari, anche col fratello che incontrava tutti i giorni – racconta il capo della Squadra Mobile – a cui però non aveva riferito del pignoramento e dello sfratto che doveva avvenire proprio ieri”.

Alle 9, infatti, era attesa la visita dell’ufficiale giudiziario per censire i beni dell’immobile, venduto all’asta il 30 settembre a due professionisti ferraresi. In realtà per lo sgombero era possibile ottenere una proroga: “Il figlio aveva chiesto al suo avvocato la possibilità di una dilazione per lasciare l’appartamento e l’avrebbero quasi certamente ottenuta” rivela Crucianelli.

Sembrava tutto risolto: la famiglia Bartolucci avrebbe traslocato dal 1° ottobre in una casa in affitto in via Bologna e, in attesa di quella data, i mobili e gli altri beni sarebbero stati trasferiti in un deposito in via del Lavoro, come “proposto nell’ultimo sopralluogo dell’ufficiale giudiziario, avvenuto il 5 luglio, per venire incontro alle loro esigenze perché non c’era la volontà di nessuno di accanirsi“.

L’accordo sembrava cosa fatta, quindi, “ma neanche l’avvocato sapeva che il giorno precedente erano strati censiti e pignorati i beni contenuti nel negozio di antiquariato a causa della perdita di un ricorso alla banca che li aveva condannati al pagamento delle spese”.

Dopo aver visto il pignoramento del suo negozio, “che era la sua vita” conferma Crucianelli, Bartolucci ha tirato fuori la vecchia Smith & Wesson a cinque colpi a tamburo, “quasi un pezzo d’antiquariato”, lasciata in eredita dal padre deceduto, il quale “risulta essere ancora il legale detentore dell’arma che non era stata regolarmente denunciata dopo il passaggio di proprietà“.

Con l’arma in mano ha sorpreso moglie e figlio nel sonno e ha sparato, e “anche in questo caso non sono stati sentiti gli spari perché si tratta di un’arma dal calibro piccolo che non fa molto rumore“. I corpi sono stati trovati a letto, non risultano carbonizzati ma anneriti dalla fuliggine, e conferma che entrambi fossero già deceduti prima dell’incendio.

Infatti “l’appartamento non è stato completamente arso dalle fiamme anche se l’obiettivo era quello di bruciare tutto quanto”, precisa il dirigente della Squadra Mobile che “non esclude che possa aver lasciato il gas aperto per innescare un’esplosione, ipotesi ancora da confermare”. Una deflagrazione che, se non fosse stata fermata tempestivamente dai vigili del fuoco, avrebbe fatto saltare in aria tutta la palazzina e danneggiato quelle adiacenti. Una possibile tragedia nella tragedia.

La prossima settimana verrà conferito l’incarico per l’autopsia, anche se ormai non ci sono più dubbi sulla modalità di esecuzione di questo ultimo, disperato, fatale, estremo, gesto. “No, non c’era il sentore che potesse avvenire una cosa del genere” è il coro unanime che rimbalza tra le mura del Comune e della questura.

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