Cronaca
12 Luglio 2017
A gennaio la sentenza, tanti i capi d'accusa nei confronti del ferrarese Francesco Magnani

Caos alla manifestazione No Tav, anarchico a processo

di Daniele Oppo | 2 min

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(archivio)

Le accuse sono tante, dall’interruzione di pubblico servizio, a quella di aver esploso dei petardi, dalle tentate lesioni aggravate alla manifestazione non autorizzata, passando per la resistenza a pubblico ufficiale, l’imbrattamento e l’istigazione. Ma non è affatto scontato che il giudice si pronunci contro l’anarchico Francesco Magnani, considerato il ‘capo’ delle tre manifestazioni dell’area anarchica e No Tav del 15 febbraio, 9 e 30 marzo 2014 in città e oggi a processo.

Nella mattina di martedì 11 luglio si è conclusa l’istruttoria davanti al giudice Carlo Negri, con le testimonianze di un’operatore e della ex dirigente della Digos di Ferrara – Rosaria Broccoletti – che seguirono le manifestazioni, a cui partecipò anche il brigatista Maurizio Paolo Ferrari.

Secondo le testimonianze – e l’accusa, che si basa anche sulle riprese video effettuate dalla polizia scientifica – Magnani (difeso dall’avvocato Ettore Grenchi) era a capo dei cortei partiti dal centro (e che attraversarono anche viale Cavour) diretti verso il carcere di Ferrara, per protestare contro l’incarcerazione e l’isolamento dell’attivista No Tav Claudio Alberto. In quelle occasioni vennero esplosi dei petardi anche all’interno del recinto che delimita l’area della casa circondariale, imbrattati dei muri durante il passaggio del corteo, bloccata via Arginone, lanciati petardi e bottiglie all’indirizzo degli agenti, usato spray al peperoncino sul volto di un operatore di polizia.

Magnani – da quel che è risultato finora nell’istruttoria – era la guida dei manifestanti (circa un centinaio contro la decina preventivata dallo stesso le due volte che aveva preavvisato la questura) e il referente per i rapporti con la Digos e per questo suo ruolo di “responsabilità” è l’unico imputato per tutti i fatti. Anche quelli a lui non direttamente riconducibili, come gli imbrattamenti, il lancio di oggetti, l’esplosione dei petardi o l’uso dello spray urticante.

Più facile invece vedere il suo coinvolgimento in altri capi d’accusa, essendo emersa nell’istruttoria la sua partecipazione attiva ad esempio nel dispiegamento dello striscione con cui venne bloccato l’accesso in via Arginone e il suo rifiuto (piuttosto plateale) di adoperarsi per rimuovere il blocco come richiesto in un colloquio con gli operatori della Digos.

A gennaio la discussione e con tutta la probabilità la sentenza.

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