Cento
10 Marzo 2017
Le motivazioni della sentenza con cui sono stati condannati a trent'anni i due assassini di Cloe Govoni

Omicidio di Renazzo. Il giudice: “Grumeza e Veissel impermeabili alla pietà”

di Daniele Oppo | 7 min

Leggi anche

In partenza il Festival del Premio Letteratura Ragazzi

È in partenza il Festival del Premio Letteratura Ragazzi 45° edizione – ideato, organizzato, promosso e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cento con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Cento, di IBBY e del CEPEL – che quest’anno si terrà dal 29 aprile al 4 maggio 2024 a Cento.

L’arte della sfoglia a scuola

E’ nata da un’idea dell’imprenditrice Patrizia Mandini, accolta da Vicenzi Roberto, membro della Accademia Italiana della cucina, la proposta di portare l’arte della sfoglia a scuola

Florin Constantin Grumeza e Leonard Veissel

Renazzo. Florin Constantin Grumeza  e Leonard Veissel “hanno infierito” su Cloe Govoni e Maria Humeniuc “picchiandole brutalmente, quindi le hanno abbandonate agonizzanti sul pavimento, in preda ad una furia omicida che si spiega esclusivamente all’interno di personalità oltremodo violente ed impermeabili a qualunque forma di pietà“.

È quanto scrive il giudice dell’udienza preliminare Piera Tassoni nella sentenza che condanna Grumeza e Veissel a 30 anni di carcere per il brutale omicidio di Cloe Govoni (84 anni), il tentato omicidio della cognata Maria Humeniuc (53 anni) e la rapina nella casa dell’anziana avvenuti il 6 novembre 2015 a Renazzo. La sentenza li condanna anche a risarcire la signora Humeniuc e il marito (costituiti parte civile tramite l’avvocato Salvatore Mirabile) con 60mila euro ciascuno e il Comune di Cento (avvocato Rita Gavioli) con 15mila euro.

Secondo il giudice, “non occorreva agire con siffatta violenza per portare a compimento la rapina ma gli imputati erano assolutamente indifferenti ed insensibili ai patimenti cagionati alle vittime, che rappresentavano solo un ostacolo al raggiungimento dello scopo ed un possibile pericolo per la loro libertà”. E, ancora, per spiegare la condanna per tentato omicidio, il giudice osserva che “i due imputati, per pochi denari, colpirono la donna con inaudita violenza in parti vitali del corpo del tutto indifferenti alla sua sorte“.

Non solo, nel valutare la quantificazione della pena per i due giovani, sia Grumeza (28 anni, avvocato Milena Catozzi) che Veissel (24 anni, avvocato Fabio Chiarini), vengono ritenuti non credibili. Più volte, infatti, hanno cambiato versione: “Veissel – scrive il giudice – ha adottato un comportamento processuale improntato alla pervicace menzogna mentre Grumeza ha reso plurime versioni, limitandosi da ultimo ad ammettere quanto era innegabile, alla ricerca di una attenuazione del prevedibile regime sanzionatorio”.

Il resoconto di quella mattina – circa dieci minuti per consumare l’orrore – gela il sangue. I due, dopo un appostamento effettuato con un’Audi A6 beige dal tetto arancione (che diverrà la prima prova per incastrali) vedono che la casa è abitata da un’anziana – “guarda, c’è una grassa lì alla finestra” avrebbe detto Veissel al complice, mentre l’altro gli avrebbe detto a sua volta: “hai visto che è come ti dicevo io che ci sono solo vecchi quindi stai tranquillo che va tutto bene”  – e avendo notato che c’è un allarme, presumono che ci siano cose di valore, decidendo così di entrare in azione la mattina del 6 novembre.

Veissel – che è domiciliato a Castelfranco – si presenta a casa di Grumeza, a Crespellano, molto presto a bordo di una Ford Focus presa in prestito dal cognato, dopo avergli preannunciato l’arrivo con una telefonata verso le 5 del mattino, ora concordata per la partenza la sera prima tramite un sms che il complice gli aveva inviato. Si concedono una colazione al bar – sono le 6,30-7 del mattino – poi puntano dritti verso la casa di Cloe Govoni.

Verso le 8 del mattino, poco prima forse, Grumeza si mette un passamontagna, Veissel si copre con il cappuccio, entrambi indossano dei guanti imbottiti. Entrano nell’abitazione approfittando di una porta aperta che dà sulla cucina. Qui incappano in Maria e, letteralmente, la abbattono: prima Veissel con due o tre pugni al volto, poi Grumeza che la vede rialzarsi e la sente lamentarsi, prova a zittirla definitivamente con un altro pugno (o un calcio, a seconda delle versioni). Vanno alla ricerca di qualcosa da rubare.

Salgono al piano di sopra, dove c’è la signora Govoni. Uno dei due – non è chiaro chi – si accanisce su di lei, lasciandola stesa al suolo col cranio fracassato e, forse, anche calpestandola.

Secondo il giudice: “[…] gli imputati, che calzavano alle mani dei guanti imbottiti, nel momento stesso in cui videro le due donne le abbatterono a pugni, scaricando sui loro volti e sulle loro teste gragnuole di pugni, inferti con brutale violenza, come testimoniano le lesioni procurate: basti rammentare che ad entrambe le vittime fu rotta la teca cranica. La più giovane e vigorosa Maria Humeniuc fu immediatamente colpita, per far sì che non potesse approntare qualunque forma di opposizione verso gli intrusi mentre l’anziana Cloe Govoni fu neutralizzata verosimilmente per evitare che le sue grida potessero richiamare l’attenzione dall’esterno“.

Poi prelevano quello che possono, ovvero pochissimo: circa 90 euro in contanti e qualche gioiello che poi scambieranno per poco meno di mille euro da un compro-oro a Crespellano, accompagnati dal cognato di Veissel. Si spartirono il bottino, 500 euro a Grumeza, il resto a Veissel.

Nel frattempo Maria Humeniuc – anche lei con la testa fracassata – raccoglie le pochissime forze rimaste e chiama il 112, dicendo “mi hanno picchiato”. All’arrivo dei sanitari e dei militari riesce solo a dire “i ladri, i ladri”.

Partono subito le ricerche, i carabinieri chiedono agli abitanti della zona se avevano visto auto sospette, persone sconosciute aggirarsi nella zona. La risposta è affermativa: due giovani sui 30 anni, a bordo di una macchina bicolore. Era l’Audi A6 beige con gli inserti arancioni e la targa tedesca, che già aveva attirato le attenzioni dei militari del Norm di Cento il giorno prima, alle 9, nei pressi di un bar sulla via Renazzo. Avevano fatto dei controlli, a bordo c’erano Veissel e Grumeza, si erano sentiti dire che erano lì per far visita a un’amica – ma i carabinieri non gli credettero, tanto che provvidero a fotografare i documenti di entrambi.

I carabinieri si recano da Grumeza, non lo trovano, aspettano e lui arriva. Prima dice di non essersi mai allontanato da Castelfranco, poi ammette di aver partecipato alla rapina, chiamando in causa Veissel. I carabinieri vanno da quest’ultimo e trovano l’Audi A6 con targa tedesca, la somma di euro 600 ed un paio di scarpe da ginnastica marca Boss con tracce di sostanza ematica sulla tomaia e sui lacci.

Poi entrano in azione i Ris e le indagini genetiche disposte dalla procura. Le scarpe di Veissel hanno sì tracce ematiche (delle vittime come appurato durante il processo), ma gli inquirenti non trovano sue impronte in casa. Al giudice basta così: ” Trattasi di un elemento probatorio di valenza univoca, perché non trova spiegazione alternativa plausibile (peraltro mai neppure adombrata dall’imputato) che non può essere incrinato dalla circostanza più volte rimarcata dalla difesa che sul pavimento della casa non sono state evidenziate dagli inquirenti tracce delle impronte delle scarpe calzate da Leonard Veissel – scrive il gup -. Premesso che le scarpe di quest’ultimo non sono state mai oggetto di comparazione – contrariamente a quanto effettuato per il coimputato – tale asserita assenza può trovare molte spiegazioni: una per tutte che Veissel cercò accuratamente di non calpestare sangue per non lasciare orme“. Per Grumeza l’analisi scientifica e la formazione della prova è più semplice, anche perché fu probabilmente meno accorto del complice: sulle sue scarpe Puma vennero trovate tracce di sangue sia sulla tomaia esterna che sulla suola – appartenenti geneticamente a Humeniuc e Govoni – perché oltre a picchiarne almeno una, aveva calpestato il sangue di entrambe. Sangue delle vittime, infine, venne trovato anche nei tappettini della Ford usata per il colpo.

In questa situazione non importa chi colpì davvero a morte Cloe Govoni (il nesso tra le violente percosse e il decesso è stato appurato dal medico legale) e con brutalità inaudita la cognata, né che inizialmente non avessero intenzione di uccidere nessuno. “La circostanza che sin dall’inizio, quando l’accusa era ancora di tentato omicidio, entrambi abbiano ammesso di aver ferito Maria Humeniuc, accusandosi invece l’un l’altro di aver colpito Cloe Govoni – si legge nella sentenza – fornisce contezza di come fossero ben consapevoli di quanto violenta fosse stata l’aggressione ai danni dell’anziana e delle condizioni in cui ella versava al momento in cui abbandonarono la casa”.

Entrambi sapevano cosa avevano commesso, e non hanno fatto nulla per rimediare. Più avanti, il giudice chiude la questione delle responsabilità: “Uno od entrambi gli imputati si sono resi autori materiale del pestaggio: se e chi non lo ha fatto vi ha assistito, senza impedirlo, così accettando ed incoraggiando tale azione. Entrambi gli aggressori hanno contribuito al raggiungimento dello scopo comune consapevoli del contributo di ognuno e rafforzando reciprocamente con la loro presenza e azione il proposito criminoso”.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com