Sbandano con la moto. Due feriti in via Calzolai
Schianto con feriti a Malborghetto di Boara, dove - nella serata di giovedì 1° maggio - una motocicletta su cui stavano viaggiando due persone è andata a sbattere autonomamente contro un guardrail
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Federico Buffa (foto dalla pagina facebook ufficiale)
«Una cosa è avere talento. È un’altra cosa scoprire come usarlo» diceva Roger Dean Miller, cantante e compositore americano. Una citazione perfetta per raccontare la serata di sabato al Teatro Nuovo, con lo spettacolo de “Le olimpiadi del ’36”, interpretato da Federico Buffa.
Già, Federico Buffa. Che per tanti giovani e anche meno giovani, significa semplicemente la voce del basket Nba in Italia. Milanese, classe 1959: giornalista, telecronista, radiocronista, scrittore. Ma anche una laurea in giurisprudenza, gli studi in sociologia all’UCLA, l’esperienza da agente sportivo (rappresentando alcune giocatrici della seria A femminile di pallacanestro). Più in generale, non bastasse questo, una vita in viaggio per il mondo, conoscendo persone e personalità dello sport, della cultura, dello spettacolo.
Ma, come già scritto, è l’avventura da telecronista delle partite del basket americano, iniziata dalle gare del College e proseguita con la National Basketball Association in coppia con Falvio Tranquillo, che lo porta alle luci della ribalta. Dal 1994 al 2013: diciannove anni di partite, molte viste e raccontate dal vivo con la capacità di portare lo spettatore in un mondo parallelo a quello del semplice match, commentata aprendo diverse parentesi ‘narrative’ sulle storie dei campioni della pallacanestro a stelle e strisce e, più in generale, sulla cultura americana, sui personaggi legati all’universo Nba.
Può essere piaciuto o meno, ma il punto non è questo. Buffa ha rivoluzionato, reinventato il modo di raccontare lo sport, creando un seguito che da ‘nicchia’ è passato a globale. Brava Sky ad intuire il talento innato dell’ “Avvocato” (il suo soprannome) e ad affidargli la narrazione di tanti personaggi del mondo dello sport davanti alle telecamere: prima le ‘storie mondiali’, in parallelo con i mondiali in Brasile del 2014, poi gli speciali sempre sui canali italiani di Murdoch, da George Best a Johan Cruijff, passando per Cristiano Ronaldo, Ferenc Puskás, Alfredo Di Stéfano, Paolo Maldini. Ma anche le vicende Grande Torino, e il toccante racconto dell’olocausto di Arpad Weisz, allenatore di Inter e Bologna deportato e ucciso ad Auschwitz nel gennaio del 1944.
Il tutto, ovviamente, dovendo lasciare le telecronache Nba – suscitando grande rammarico tra i ‘suoi’ fedelissimi -. Raccontava lo stesso Buffa lo scorso dicembre – durante uno speciale mandato in onda proprio da Sky e chiamato “The Reunion” in cui, con Flavio Tranquillo, l'”Avvocato” ha ripercorso la sua passione per la pallacanestro e la carriera davanti a microfoni ed ai parquet di mezzo mondo – : «Io sono attratto magneticamente dalle cose che mi piacciono e che non so fare. In questo momento sto provando a fare una cosa che non so fare, ed è estremamente emozionante e stimolante».
Ma scoprire come usare il talento è una qualità che evidentemente a Buffa appartiene, eccome. Perché le movenze, l’arte narrativa, in alcuni casi anche l’empatia messa in mostra sul palco di un Teatro Nuovo stipato di pubblico e letteralmente ‘magnetizzato’ dalla voce e dal racconto di una storia come quella di “Le Olimpiadi del ’36” sono quelle di chi, davanti ad una telecamera o a una platea, ottiene sempre lo stesso, magico effetto. Catalizzare l’attenzione, per due ore filate.
Un palco appena illuminato, con il pianoforte di Alessandro Nidi e la fisarmonica di Nadio Marenco ad accompagnare magistralmente la narrazione e la bellissima voce della cantante Cecilia Gragnani, Buffa interpreta e racconta in maniera magistrale l’ideale viaggio nella memoria di Wolfgang Fürstner, vicedirettore del Villaggio Olimpico dell’edizione dei giochi del 1936. Riuscendo a portare il pubblico nel contesto storico e politico di Hitler e Goebbels e dentro le vicende umane e sportive di personaggi come quelle di Jesse Owens, di Sohn Kee Chung, di Luz Long. Storie di sport, storie di vita. Leggendarie, emozionanti.
Sullo sfondo scorrono le immagini di Leni Riefensthal, altra protagonista raccontata dallo spettacolo di Buffa: fu la regista che Hitler in persona volle per le riprese dei giochi da divulgare in tutto il Mondo per ‘magnificare’ quanto, nel 1936, stava accadendo a Berlino. «Un film quello della Riefensthal – racconta lo stesso Buffa – che ancora oggi può essere considerato come un vero capolavoro rivoluzionario per il genere».
L'”Avvocato” si concede pochissime pause durante lo spettacolo, sono invece tantissimi gli applausi che si alzano dalla platea durante gli intermezzi. E durano cinque, lunghissimi, minuti quelli che lo stesso Buffa e i protagonisti musicali de “Le olimpiadi del ’36” ricevono quando si accendono le luci del Nuovo. Un trionfo.
«Una cosa è avere talento. È un’altra cosa scoprire come usarlo» diceva Roger Dean Miller. E Federico Buffa ci è riuscito.
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