Indiscusso
13 Novembre 2016

Bastasse un Sì

di Marzia Marchi | 5 min

Bastasse veramente un sì  per  eliminare la cialtroneria della nostra classe politica. Bastasse un sì per permettere alle donne di avere gli stessi diritti degli uomini, nelle case così come sul lavoro, invece di finire vittime di femminicidio o di essere discriminate nella carriera per la loro potenziale maternità.

Bastasse un sì per rinnovare una burocrazia che assedia ogni momento della nostra quotidianità. Che si sia in un ufficio postale o in un qualsiasi ufficio comunale, dove fino al più infimo livello, non si esita ad applicare quel briciolo di potere che ti viene dall’incarico assegnato, alla faccia del buon senso!

Bastasse un sì a rendere questo paese migliore di quello che vede le banche rubare soldi ai propri risparmiatori; le grandi  aziende ingannare i consumatori (da Parmalat alla Volswagen, passando per Samsung); i profitti crescere, i salari diminuire  e i pensionati costretti a fare un mutuo in banca per anticipare la pensione.

Bastasse un sì per sentire di essere parte di questo paese che negli ultimi  anni ha diminuito vertiginosamente le percentuale di affluenza al voto, perfino nelle regioni come la nostra che facevano vanto di cifre all’80 %. Gente sfiduciata che perde il senso della partecipazione democratica e si rinchiude in un universo personale non privo di alienazioni.

Bastasse un sì per dare un futuro ai giovani, che nella migliore delle ipotesi, trovano soddisfazione occupazionale solo all’estero, mentre ai Italia si sono ridotti i tempi della formazione universitaria e ora si propone la riduzione anche di quelli della scuola secondaria. Un sistema pubblico di istruzione che ha reso grande questo paese e oggi viene vilipeso da tagli di risorse, gestione aziendale verticistica e infiltrazioni di privati.

Bastasse un sì a dare un senso al bisogno di sanità di un paese che invecchia, che riduce l’investimento sulla prevenzione e che teme le uniche iniezione di gioventù possibili perché non sono sangue del proprio sangue.

Bastasse un sì  per avere un sogno di futuro.

Ma non basta!

Serve molto di più, serve recuperare il senso di solidarietà e di condivisione, quello che la Costituzione aveva faticosamente costruito dopo una guerra mondiale e civile che aveva  sconvolto il nostro giovane Paese. Quello che la Costituzione del ‘48 aveva sancito erano principi di equità e di equilibrio tra le parti, che oggi con superficialità e ignoranza  gli italiani sono chiamati ad abbattere. Mi chiedo quanto di quelli che dicono di votare sì siano a conoscenza dell’attuale Costituzione, quella che, per esempio, in caso di rischio di guerra, all’articolo 78, affida alle Camere, ovvero agli attuali 945 deputati la decisione. Dopo, nel caso bastasse quel sì,  sarà soltanto un partito a decidere, ovvero i 340 della Camera che costituiscono la maggioranza assoluta – ma   eletti con una legge che nel 1953 non si esitò a definire truffa e che non a caso l’anno dopo fu abolita. Di fatto un governo della minoranza degli italiani, resi maggioranza solo grazie all’escamotage dell’Italicum! Questa sarebbe l’efficienza se vincesse quel sì. In questo Renzi ha ragione, se a decidere sono pochi o addirittura uno solo, sicuramente si fa più in fretta, ma l’Italia ha già sperimentato l’effetto di quella efficienza. La Costituzione fu fatta per durare e la nostra ha meno della vita media di una persona, meno della vita di molti politici o studiosi che ancora  non si sentono da buttare via e non si vede per quale motivo si debba approvare una riforma che gli stessi propositori dichiarano come fatta male. “Sì , si può migliorare”-  ammettono  ma non si può fare una riforma del fondamento della giurisprudenza di uno Stato, sapendo in anticipo che dovrebbe essere fatta meglio! In quale altro ambito si può sostenere una cosa così? Ma io docente, posso insegnare una cosa sapendo in partenza che la sto insegnando male?? Posso costruire una macchina sapendo che potrebbe essere fatta meglio, posso immettere sul mercato un cibo del quale so già che deve essere migliorato?

Bastasse un sì, saremmo un paese diverso ma siamo il paese che in 155 anni di vita non ha risolto le sue differenze tra nord e sud, non ha debellato la mafia e anzi l’ha diffusa come stile di vita in tutto il suo territorio e in tutti gli strati sociali

Bastasse un sì,  quel sì lo si dovrebbe dire alla messa in sicurezza di un territorio tra i più fragili d’Europa, bastasse un sì, quel sì lo si dovrebbe dire a tutela di un patrimonio ambientale unico al mondo, che invece è vessato dagli interessi incrociati di affaristi e politici con lo sguardo rivolto solo al proprio rinnovo elettorale.

La gente ha voglia di mandare a casa la casta e si fa irretire dalla  suadente propaganda del sì di democristiana tradizione ma invece questo paese ha bisogno di dire NO, basta! Basta alla legittimazione dei poteri forti (la banca J.P, Morgan ha dichiarato che le Costituzioni europee sono troppo socialiste!), alla divisione tra ricchi sempre più ricchi e massa crescente di disoccupati e poveri. No e basta alla legittimazione dei furbetti, delle evasioni fiscali, dei condoni “ai peccatori”. No alla legittimazione del potere di chi grida più forte. Era il 1923 e in base ad un regolare voto del Parlamento fu votata la legge Acerbo, la quale stabiliva che  il partito o la coalizione dei partiti che ottenesse il maggior numero dei voti, purchè non inferiore al 25 % dei voti espressi, avrebbe automaticamente ottenuto la maggioranza dei due terzi alla Camera. Sappiamo come andò a finire: una dittatura si insediò in maniera legale in Italia! Ecco perché è il momento di dire NO, senza se e senza ma. Il 4 dicembre si vota NO!

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