Cronaca
25 Ottobre 2016
Tortora ripercorre la vicenda e le difficoltà incontrate, annunciando nuovi arrivi: "Serve la collaborazione di tutti per evitare il caos"

Barricate di Gorino, il prefetto: “Precedente inquietante”

di Mauro Alvoni | 5 min

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prefetto migranti profughi 4Le prime parole del prefetto Michele Tortora sono di rincrescimento, rivolto alle 12 donne profughe per le quali si era trovato un rifugio provvisorio a Gorino. “Non oso pensare a cosa hanno passato, dalla traversata allo sbarco, al viaggio fino a Bologna e poi a Gorino, dove hanno trovato questa triste manifestazione” (la corriera dei profughi è stata dirottata molto prima di giungere a Gorino, ndr).

Ovvero, le barricate. Di una parte della popolazione, praticamente la metà del paese, che ha presidiato le vie d’accesso per impedire l’arrivo di profughi. Costringendo la prefettura a trovare soluzioni alternative. Una rivolta che ha fatto il giro d’Italia destando sentimenti opposti, creando in ogni caso un “precedente inquietante”. Tortora non si è nascosto dietro un dito e, alla stampa locale e nazionale schierata in prefettura, nel corso della conferenza stampa convocata per chiarire la situazione, alla domanda secca se si sia trattato di una sconfitta dello Stato ha risposto altrettanto seccamente: “Certamente non è una vittoria”.

Nello stesso tempo ha ripercorso ogni fase di questa vicenda facendo ben capire la sua grande amarezza: “Al netto di considerazioni politiche che non mi spettano, questo fenomeno o si gestisce insieme, con disponibilità e senso di responsabilità, oppure non si gestisce affatto con tutte le conseguenze che ciò comporta, ovvero la confusione più totale, migranti che vagano per città e giardini senza alcuna assistenza”. L’appello di Tortora è rivolto a tutta la società, dalle istituzioni al volontariato, affinché nella gestione dei migranti la prefettura possa contare su aiuti concreti per un’emergenza che non è certo vicina all’esaurimento.

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Prefettura che, come ha voluto ribadire ancora una volta Tortora, “non fa politica di accoglienza, ma è chiamata a gestire ciò che viene pianificato a livello nazionale dal Ministero e non possiamo nemmeno scegliere i tempi, perché spesso abbaimo un preavviso di 24 ore e dobbiamo trovare luoghi adatti facendo salti mortali”. Difficoltà, queste ultime, che sono sorte solo negli ultimi tempi, dato che “fino a un paio di mesi fa la gestione dell’accoglienza non presentava problemi, potendo disporre su una cinquantina di luoghi con attualmente circa 800 profughi spalmati sul territorio”.

Fin qui le premesse. Poi le spiegazioni sul caso specifico di Gorino: “Sabato la prefettura di Bologna, che gestisce l’hub del capoluogo di regione, ci ha chiesto di ritirare un contingente di profughi: 12 persone sabato e 18 domenica. Ci ha anche riferito che non era possibile un differimento dei tempi a causa dei continui sbarchi e visto che altri 450 profughi erano in arrivo e da distribuire nelle province dell’Emilia Romagna. Dunque sabato stesso c’è stato un incontro d’emergenza con le strutture del territorio che si occupano di accoglienza e siamo risuciti a sistemare i 12 migranti arrivati sabato, distribuendoli nelle strutture che già ospitavano profughi. Per i 18 arrivi di domenica, che si sono rivelati in realtà essere 12, però non c’erano più possibilità, così abbiamo chiesto un paio di giorni di proroga per recuperare risorse. Lunedì è stato convocato un nuovo incontro e, a fronte di questa urgenza, senza più strutture disponibili, abbiamo adottato il provvedimento di requisizione di alcune stanze dell’ostello di Gorino (l’Ostello Bar “Amore e Natura”, ndr)”.

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Il motivo della decisione è presto spiegato dal prefetto Tortora: “Innanzitutto Goro è uno dei Comuni che non ha nessun migrante e c’è una direttiva del ministro che raccomanda di distribuirli in maniera equilibrata nei territori. In secondo luogo abbiamo agito nella presunzione che non vi potesse essere un grosso traffico di turisti a Gorino nel periodo invernale. Si potrebbe obiettare: perché non vi siete rivolti al mercato? Ebbene, lo abbiamo fatto contattando i privati, praticamente tutti gli hotel e strutture ricettive dei Lidi e tutti hanno risposto, appena sentono parlare di profughi, che le strutture sono già al completo. Lascio a voi ogni considerazione sulla plausibilità di queste risposte”.

In sostanza, la prefettura non aveva alternative se non la requisizione, parziale, dell’ostello di Gorino, “dove abbiamo pensato di poter sistemare una ventina di persone, vista la capienza”. Poi la questione dei tempi: “Alle 12.55, al termine della riunione, è stato firmato il provvedimento e chiesto all’Asp di ritirare i profughi. Il sindaco ha avuto l’informazione nel pomeriggio. Il provvedimento è stato subito notificato all’interessato, che deve aver informato la popolazione e mezzo paese è sceso in piazza”. “Malgrado i tentativi di conciliazione – racconta ancora Tortora – non c’è stato nulla da fare e la sera stessa, facendo ancora i salti mortali, alle 23.30 siamo riusciti a trovare soluzioni alloggiative per le 12 donne in quattro centri, dei quali non rivelerò l’ubicazione, in strutture nuove ricavate al momento. Tre di queste potrebbero diventare soluzioni definitive, mentre per il quarto centro si tratta di una soluzione temporanea e dovremo quindi spostare i migranti in altro luogo”.

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Le 12 donne profughe sono state comunque distribuite tra i Comuni di Ferrara (4), Fiscaglia (4) e Codigoro (4), e la soluzione temporanea a cui ha fatto riferimento il prefetto dovrebbe essere proprio quella del Comune capoluogo.

Tortora poi replica alle contestazioni sul mancato preavviso riguardante l’arrivo di migranti sul territorio: “Da tempo facciamo appelli e riunioni, non si può dire che non sapevano nulla”. E ancora: “Quello di Gorino è un precedente inquietante, ma i Comuni virtuosi credo che continueranno a dare una mano”.

Anche perché, informa il prefetto, ci saranno altre richieste nel breve e medio periodo e la collaborazione sarà necessaria per gestire i nuovi arrivi. “La soluzione di Gorino al momento non è da considerare – precisa – e anche lo strumento della requisizione verrà utilizzato solo in caso di urgenza. Ripeto: la collaborazione dei territori è fondamentale per gestire il fenomeno, diversamente il rischio è il caos”.

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