Dopo ogni vittoria occorre attribuire i meriti e l’operazione, sul piano politico, può portare a piccoli e grandi colpi di scena. Parliamo del caso del gatto Poirot, prigioniero di una famiglia in via Rambaldi liberato dopo l’intervento dei vigili del fuoco sull’onda di un’indignazione crescente da parte della cittadinanza. Ma chi ne ha effettivamente disposto la liberazione? A prescindere dalla lieta conclusione della vicenda, le contraddizioni tra le versioni delle forze politiche non passano inosservate: da una parte l’amministrazione comunale che in una nota ufficiale spiega di aver lavorato in raccordo con Asl, vigili del fuoco e forze dell’ordine fino a raggiungere la soluzione odierna (che secondo indiscrezioni comprende anche un tso per uno dei membri della famiglia); dall’altra Lega Nord e Movimento 5 Stelle che sostengono di aver richiesto e ottenuto in prima persona l’intervento decisivo dei vigili del fuoco.
Secondo Nicola Lodi (Lega Nord) e Silvia Mantovani (M5S), il gatto sarebbe ancora prigioniero tra i vetri di una finestra al secondo piano se i vigili del fuoco non avessero ricevuto la fatidica telefonata, dopo l’insuccesso del primo sopralluogo disposto dal Comune. “A dir la verità – afferma Lodi – ho atteso il momento in cui sono andati via i carabinieri e i vigili urbani, e poi insieme ai cittadini presenti ho telefonato immediatamente ai pompieri perché venissero qui. Questo è il risultato: adesso il gatto non è più rinchiuso. Quando sono arrivati i pompieri hanno deciso di liberare Poirot, visto che non c’era nessuno all’interno, ma è importante che si sappia che siamo stati noi cittadini a farlo liberare”.
Una versione che viene confermata dall’ex consigliere comunale pentastellato Mantovani: “in realtà – scrive su Facebook – il gatto non è stato liberato alle 9.30, ma molto molto più tardi, quando i pochi cittadini rimasti (4/5 persone) hanno telefonato al mondo e si sono trovati quasi sempre le porte chiuse. I pompieri, come sempre, sono stati dei grandi!”. Per quanto riguarda proprio i vigili del fuoco intervenuti sul posto, dal comando giunge solo la conferma che “non c’erano interventi già programmati con l’amministrazione: siamo intervenuti su segnalazione di un privato cittadino”.
Per quanto riguarda l’altra ‘campana’, l’amministrazione comunale, la nota ufficiale non scende nei dettagli delle modalità della liberazione: “In seguito agli ultimi esposti presentati da residenti di via Rambaldi, nella mattina del 2 settembre, la Polizia Municipale ha preso contatti con la famiglia oggetto delle lamentele. Dopo una lunga trattativa nei pressi dell’abitazione, presente anche l’avvocato di fiducia, essi si sono convinti ad incontrare il personale dei servizi socio-sanitari dell’Azienda USL. Nella primissima mattinata anche il servizio veterinario aveva proceduto ad un controllo , purtroppo senza successo, sul gatto presuntivamente maltrattato. Questa mattina vi è stato l’ultimo di numerosi controlli e sopralluoghi che Municipale, Carabinieri, Servizio veterinario e Vigili del Fuoco hanno condotto da oltre un anno nei confronti dello stesso nucleo famigliare. Oggi [ieri, ndr] il gatto Poirot é stato liberato”.
I contorni legali di quanto successo sono insomma ancora piuttosto fumosi e a posteriori diventa difficile capire cosa sarebbe successo se il caso del gatto prigioniero non fosse salito alla ribalta delle cronache. Nella nota ufficiale del Comune si legge che “la complessità della situazione giustifica il tempo e l’interessamento delle varie istituzioni le quali, per il pressante coinvolgimento di tanti estranei, non sono state facilitate nel mantenere e garantire il dovuto riserbo che la situazione impone. I Servizi nel tempo intervenuti hanno voluto salvaguardare tutti i soggetti coinvolti anche nel tentativo di rasserenare i tesi rapporti di vicinato che rischiano di degenerare ulteriormente se alimentati in maniera sconsiderata sull’onda della sola emotività”. Un’emotività che però in questo caso – per chi non vuole credere alle coincidenze – sembra essere servita a dare una scossa decisiva e a risolvere in pochi giorni una situazione incagliata da mesi. Già nel febbraio scorso era infatti in vigore un’ordinanza (non rispettata) del sindaco per la chiusura dell’allevamento ‘lager’ e anche la Morghen presentò un’interpellanza per approfondire il tema.
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