Attualità
30 Agosto 2016
La protesta serpeggia in via Carlo Mayr. E si pensa di chiudere i battenti durante il festival

Buskers, la disperazione dei commercianti: “Un deserto, tanto vale andare in ferie”

di Elisa Fornasini | 4 min

Leggi anche

Un percorso storico per raccontare i primi mesi dello squadrismo agrario

La storica Antonella Guarnieri, per il Centro di documentazione del Museo del Risorgimento e della Resistenza del Comune di Ferrara, ha accompagnato numerose persone in un percorso storico che ha ricostruito i primi mesi dello squadrismo agrario, centrando l’attenzione sulle violenze e le uccisioni che il fascismo, in mano ai grandi proprietari terrieri, esercitò non solo in provincia, ma anche in città

Una favola per educare i più piccoli all’empatia

È giusto parlare ai bambini di violenza di genere? Quando si può iniziare ad educare all’empatia e al rispetto per gli altri? Queste le prime domande poste al pubblico durante l’evento di presentazione della favola dal titolo: “Libera come una libellula e coraggiosa come un’ape”

Matteo Musacci, proprietario di Apelle e presidente della Fipe

Matteo Musacci, proprietario di Apelle e presidente della Fipe

E’ un coro di lamentele a più voci quello che si solleva dalle attività commerciali di via Carlo Mayr nei confronti del Ferrara Buskers Festival. Tutti gli esercenti interpellati all’indomani della chiusura della manifestazione denunciano la totale desertificazione della strada, dall’altezza di San Romano fino a piazza Verdi.

Il malcontento serpeggia anche nei locali delle vie più centrali, come Mazzini e Canonica, ma il cuore della protesta rimane Carlo Mayr, ‘tagliata fuori’ da qualsiasi interazione con il festival.

Alcuni commercianti stanno addirittura pensando di andare in ferie proprio nella settimana dei buskers, approfittando di questo periodo di magra per godersi le vacanze. A meno che il festival, nella speciale edizione prevista il prossimo anno per il trentennale, non inizi a coinvolgere tutto il centro.

Laura Genesini del bar La Maison

Laura Genesini del bar La Maison

“L’evento è sempre più ‘centrocentrico’, nel senso che viene concentrato in alcune vie del centro svuotando le altre, eppure potrebbe essere un volano invece che un freno al rilancio economico dell’intero centro storico” è il coro unanime dei commercianti che ricordano con nostalgia i tempi, si parla di circa 17 anni fa, in cui lo staff del festival aveva preso a cuore la via e messo 3-4 postazioni tra Porta Reno e piazza Verdi; “e c’era davvero gente, ogni sera era una vera festa, poi più nulla fino ad arrivare ad ora”.

Si sono dimenticati di noi” conferma Laura Genesini, proprietaria del bar La Maison, che ha raccolto “solo commenti negativi dalle persone che capitavano lì per caso: poca gente, locali vuoti, parcheggi super costosi e sono d’accordo, 17 anni fa avevo un’altra attività e c’era più movimento”. Il ricordo dei tempi andati spinge i sogni per il futuro.

“Durante i buskers c’è stata la desolazione ma è una zona che si sta rivalutando – nota Genesini -. Siamo una via molto unita, facciamo parte del Comitato Mayr + Verdi e siamo tutti disposti a fare migliorie e a stanziare anche una quota a testa per organizzare eventi e proseguire l’intervento di riqualificazione su piazza Verdi, per questo in futuro auspico che si possa cogliere questa opportunità per sfruttare meglio il quartiere”.

Giuseppe D'Angelo e Maria Zotta di Sapori di via Mayr

Giuseppe D’Angelo e Maria Zotta di Sapori di via Mayr

Un dissenso che arriva anche dopo piazza Verdi, nel ristorante pizzeria Sapori di via Mayr. “Il nostro voto al festival? Uno zero meno” dichiara Giuseppe D’Angelo, giovane di 27 anni che gestisce il locale insieme alla madre Maria Zotta. “Non abbiamo mai chiuso così presto e abbiamo lavorato meno dello scorso anno. Se non ci danno qualcosa di concreto andremo in ferie perché in centro c’è la fila davanti ai locali mentre qui non è passato nessuno a chiedere dei buskers”.

I motivi sono spiegati da Matteo Musacci, proprietario di Apelle – Smart Food, Drink Good, che parla a nome della Fipe di cui è presidente. “I problemi sono tre: l’utenza dei buskers va a vedere i buskers e dove non ci sono loro non c’è utenza; anche se ci sono il pubblico è interessato allo spettacolo e non a consumare al bar o in un ristorante; e poi c’è la concorrenza sleale dei gazebo“.

Tommaso di Lascio dell'XI Comandamento

Tommaso di Lascio dell’XI Comandamento

I chioschi affittati durante i 7 giorni del festival sono uno dei tasti più dolenti: “Con loro in città è come se ci fossero dieci bar e ristoranti in più, ma non hanno gli stessi costi di un’attività – nota Musacci -. In più, con il cambio del regolamento lo scorso anno, l’assegnazione dei gazebo va ai migliori offerenti, ai soggetti più disparati anche non del centro”.

Insomma, “il Buskers Festival non lascia un indotto economico che invece portano altre manifestazioni come Internazionale o Altroconsumo che hanno meno afflusso di presenze ma portano più introiti – conclude il presidente della Fipe -. E’ un festival che sente tutti i suoi 30 anni ma, quando l’anno scorso ho parlato con Maisto per coinvolgere anche via Carlo Mayr, mi è stato risposto che era impossibile considerata la difficoltà di distribuirli in centro. Conviene davvero chiudere per quella settimana”.

Lamenta una perdita di incassi anche Tommaso Di Lascio dell’XI Comandamento che ironizza sulla faccenda: “Ah ci sono stati i buskers? Quali buskers? Non abbiamo avuto nessun tipo di riscontro, nessuna postazione musicale, eppure Carlo Mayr ha più attività commerciali di via Mazzini ed è la prima strada che si incontra venendo dai parcheggi. Non abbiamo avuto il piacere di avere nessun tipo di vantaggio economico ma siamo aperti al dialogo: siamo solo stanchi di essere reputati fuori dal centro e di essere considerati una via di serie B“.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com