Cronaca
12 Agosto 2016
Il questore Sbordone: "Il provvedimento è basato su una prognosi di pericolosità futura"

Hidri non stava progettando attentati

di Daniele Oppo | 3 min

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La casa di Vigarano dove viveva Hidri

Non stava progettando atti violenti, ma la Digos della questura di Ferrara sostiene di aver raccolto comunque abbastanza elementi per fare una previsione di pericolosità futura di Sajmir Hidri. È questo quel che emerge dalle parole del questore Antonio Sbordone, anche se i dettagli continuano a rimane segreti.

“Il provvedimento non è basato sul fumo ma su molto arrosto, ed è su questo arrosto che nasce la prognosi di pericolosità futura”, spiega Sbordone, per quel che gli è consentito, dato che la comunicazione sulla vicenda è stata assunta a livello centrale dal ministero.

L’occasione è data dalla conferenza stampa di saluto per Rosaria Broccoletti, dirigente della Digos che ha coordinato i controlli su Hidri e che verrà trasferita perché promossa ad altro incarico a Bolzano. “Il soggetto è da ritenersi pericoloso per la sicurezza – afferma il questore -. I dettagli non possono essere rivelati, ma la valutazione che viene fatta riguarda la pericolosità, se ci fossero stati rilievi penali l’avremmo arrestato”.

Un’altra informazione è che a carico del 34enne imprenditore albanese – dal 2002 a Vigarano –  “non ci sono elementi per dire che fosse in animo di progettare attentati o atti violenti, per questo i cittadini di Vigarano e di Ferrara possono stare tranquilli”.

Per la questura rimane il fatto che da “musulmano freddo” si fosse spostato verso posizioni più radicali, tentando, e riuscendovi – almeno da quel che risulta dagli atti dell’espulsione -, la scalata ai vertici nella comunità islamica di via Traversagno, agendo sostanzialmente come se ne fosse il presidente, anche con attività pubbliche, come i sermoni. Su questo punto, al momento, è difficile trovare conferme dirette dalla Polizia di Stato, ma il questore – che ovviamente ha accesso a informazioni diverse e più approfondite portate dalle indagini della Digos – afferma che “risulta che facesse la sua attività”.

Secondo quanto appreso da Estense.com, il sospettato avrebbe visionato e scaricato video su barbare esecuzioni perpetrate dall’Isis attingendo da siti riconducibili all’integralismo islamico, oltre ad aver contatti con musulmani radicali già espulsi dal territorio italiano.

A questo punto è possibile che ci sia stato un ruolo di copertura da parte dei membri della comunità islamica? Le parole della dirigente Digos Broccoletti sembrano portare ad escludere una simile ipotesi: “Come capita anche in altri reati, la famiglia o la comunità spesso non è a conoscenza dei reati commessi dal singolo e rimane sorpresa quando viene scoperto, non è una situazione molto diversa”.

Sull’operato della questura arriva anche il commento politico di Alan Fabbri, consigliere regionale del Carroccio: “Nessuno si permetta di criticare il lavoro dell’intelligence italiana che, se ha segnalato la pericolosità di un islamico, lo ha fatto certamente a ragion veduta e con schiaccianti prove a sostegno. Preoccupa e sconcerta che qualcuno arrivi a mettere in dubbio e dubitare del lavoro dei servizi segreti pur di difendere gli islamici. Il pericolo terrorismo aumenta dove le istituzioni non sono in grado di mettere in campo gli anticorpi necessari per contrastarlo e per impedire l’insediamento sul territorio di soggetti a rischio radicalizzazione”.

“Leggiamo allarmanti dichiarazioni che sembrano assolvere, o comunque giustificare, l’operato di questo individuo. Dichiarazioni che arrivano anche dall’Imam del centro di via Traversagno e che confermano la nostra tesi: è necessario accendere i riflettori su questi luoghi, troppo spesso ‘moschee mascherate’. Il fatto che l’albanese fosse inserito nel tessuto sociale del paese non è un elemento che lo assolve, ma che allarma e che dovrebbe far riflettere e dubitare della possibilità di integrazione dell’islam, religione che, evidentemente, tanto di pace non è”.

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