Attualità
17 Giugno 2016
La neonata associazione Meravitalia incontra enti e residenti. "Riappropriamoci del quartiere con il dialogo"

Zona Gad, “i ferraresi non devono avere paura”

di Elisa Fornasini | 2 min

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daaaa“I ferraresi delegano piuttosto che fare. Ma non si può delegare tutto ai politici e poi rimanere fermi a lamentarsi: dobbiamo essere gli amministratori della nostra città e tirare fuori l’orgoglio di sentirsi ferraresi per rimboccarsi le maniche e cambiare le cose senza avere paura”.

L’appello di cittadinanza attiva per invertire la rotta in zona Gad è stato lanciato da Davide Magnani, presidente della neonata associazione di promozione sociale Meravitalia, costituitasi in città un paio di mesi fa per favorire il dialogo e la collaborazione tra residenti e associazioni.

L’aps si è già messa in contatto con il comitato Zona Stadio, l’associazione Nigeriana Ferrara e i residenti di via Ortigara per portare avanti il tema dell’integrazione attraverso eventi sportivi, incontri culturali e iniziative di pulizia. Il calendario degli appuntamenti è ancora in fase di progettazione, ma la voglia di fare c’è e l’idea è quella di spostare l’attuale sede di via Arginone in zona grattacielo, come “ulteriore presidio per riappropriarsi del territorio senza violenza ma con il dialogo”.

“Riqualificare la Gad è un progetto molto difficile ma non impossibile da realizzare – prosegue Magnani -: l’obiettivo è cercare una forma di dialogo per contrastare la paura. Sarà un’operazione chirurgica da fare poco per volta perché è un processo che non possiamo cambiare da un giorno all’altro, ma è un piccolo passo per favorire la conoscenza reciproca e andare oltre la provenienza geografica”.

La “paura del diverso o del vicino di casa”, a cui fa riferimento Magnani, non tocca solo gli stranieri ma tutte le persone considerate ai margini della società, come i senzatetto e gli ex detenuti. Tra gli obiettivi dell’associazione, infatti, c’è anche quello di trovare lavoro ai disoccupati ed ex carcerati.

“Attualmente stiamo dando una mano a un padre di famiglia, procurandogli piccoli lavoretti per contribuire alle esigenze famigliari, e stiamo seguendo il caso di un detenuto che, se gli venissero concessi gli arresti domiciliari, vorrebbe lavorare ed essere una risorsa positiva per la società”.

Una situazione, quella dei senzatetto, che il presidente di Meravitalia ha vissuto sulla propria pelle. “Nel 2013 ho perso il lavoro e mi sono trovato a dormire per strada. Non mi vergogno a dirlo perché per me è motivo di orgoglio: per quanto fossi invisibile, la società mi ha riaccolto e mi ha dato la possibilità di fare qualcosa di utile per la città. Oggi ho un piccolo lavoretto che mi consente di pagare l’affitto e ho aperto questa associazione per aiutare chi ha passato quello che ho passato io”.

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