Sport
25 Aprile 2016
Il presidente biancazzurro a tutto campo dopo la promozione in serie B, tra presente, futuro e qualche lacrima di commozione

Spal, il presidente Mattioli: “Sto vivendo un sogno”

di Federico Pansini | 9 min

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Walter Mattioli, presidente della Spal neo promossa in serie B (foto dal sito www.spalferrara.it )

Walter Mattioli, presidente della Spal neo promossa in serie B (foto dal sito www.spalferrara.it )

Riusciamo a trovarlo al telefono, dopo un paio di tentativi. Anzi, per la verità ci richiama lui. Perchè uno dei tanti lati che hanno fatto innamorare il popolo spallino del suo presidente, Walter Mattioli, è proprio questo: la disponibilità totale, in qualsiasi contesto, a qualsiasi ora, giorno o notte che sia.

Una voglia smisurata del contatto con le persone, con la sua famiglia spallina, siano questi giocatori, dirigenti, ragazzi delle giovanili, tifosi, ultras, anziani, adulti, bambini, giornalisti, politici.

Il “Pres”, o meglio Walter per tutti, è uomo puro, sincero, onesto: quello che dice, poi mette in pratica, sin dal primo giorno e dall’investitura di una carica presidenziale sognata per una vita. Ruolo dalle enormi responsabilità, ricoperto nel modo più serio ed altrettanto spontaneo possibile, a volte, nell’ultimo triennio, lasciando parlare il cuore e l’anima da ‘tifoso’ ma senza mai dimenticarsi di lavorare 24h/24 per l’obiettivo, così ferocemente voluto, del ritorno in serie B della Spal.

Walter Mattioli, sabato 23 aprile 2016, è entrato di diritto nella storia biancazzurra come il Presidente della società – guidata magistralmente dalla proprietà della famiglia Colombarini – che dopo 23 anni di infinite attese e sofferenze atroci, ha ridato vita all’orgoglio ultra centenario della storia spallina.

A 48 ore dai festeggiamenti, l’emozione è ancora vivissima. I ricordi nitidi. Così come le ambizioni e gli obiettivi per un domani che è già oggi.

Presidente, si è reso conto di quanto è successo?

«No, assolutamente no – sorride; ndr -. Anzi, oggi devo mantenere la promessa fatta alla mia famiglia di passare del tempo con loro, perchè li ho un po’ trascurati nelle ultime settimane. Che dire? Il telefono suona ininterrottamente da due giorni, ho ricevuto chiamate da parte di politici ferraresi come Franceschini, dei più alti vertici della Federazione, come Tavecchio, Abete. Di dirigenti e allenatori di serie A e B. Pensate che qualche ora fa mi ha chiamato Gigi Del Neri (storico ex giocatore biancazzurro, attualmente allenatore dell’Hellas Verona; ndr) per farmi i complimenti. Mi ha chiamato anche l’ex presidente Gianfranco Tomasi, ho apprezzato molto. Ecco, le telefonate di così tante personalità importanti mi aiutano a capire l’importanza del traguardo che abbiamo raggiunto sabato pomeriggio».

Ferrara è letteralmente impazzita, la città è completamente ai piedi della Spal. Dei giocatori, di mister Semplici, della dirigenza, della famiglia Colombarini. E ovviamente del presidente Walter Mattioli.

«Non avete idea di quanto vedere così tante persone felici e con il sorriso stampato in volto ci abbia riempito di gioia e soddisfazione. Personalmente, sin dal primo giorno, ho sempre fatto tutto proprio per restituire la felicità ai tifosi spallini, che hanno sofferto per tanti, troppi anni: io non lavoro mai per me stesso, lavoro per fare felici le persone e l’entusiasmo di sabato ripaga di tutti gli sforzi, le fatiche, i sacrifici. Oltre a dare ancor più motivazioni per il futuro che ci attende. Il merito non è di Walter Mattioli, ma di tutti gli splendidi protagonisti di questa grande impresa: di una grande proprietà come lo è famiglia Colombarini, di un team di dirigenti bravissimi, di mister Semplici, del suo staff, dello splendido gruppo di giocatori. E di tutto l’ambiente attorno a noi: ho detto nella prima intervista da Presidente che l’unico modo per arrivare a grandi risultati era tenere l’ambiente unito in ogni sua componente: società, squadra, tifosi, città, organi di informazione. Ci siamo riusciti, ho ancora negli occhi la festa di sabato sera che ha coinvolto tutti, nessuno escluso. Una meravigliosa simbiosi, che sicuramente potrà fare grandi cose anche il prossimo anno».

La serie B, appunto. Un sogno coltivato a lungo che oggi è realtà. 

«Una realtà nuova, per tutti. Noi ci stiamo preparando perchè cambieranno tante cose e molte sono le novità anche per noi. Ma ‘studiamo’, ci informiamo, ci aggiorniamo già da molto tempo, perchè non vogliamo farci trovare impreparati ed, anzi, ci teniamo a fare bella figura anche in un campionato così importante come la serie cadetta».

Qualche tifoso, anzi ben più di qualche tifoso, sabato nei tanti festeggiamenti, abbracciandola le ha detto “Pres portaci in serie A”.

«Ma è anche giusto così – altro sorriso; ndr -, i tifosi devono sognare, mentre noi dobbiamo tenere i piedi piantati per terra perchè la serie B è un campionato difficilissimo e lo sarà anche per noi. Ci entriamo con lo stesso modo di fare che ha sempre contraddistinto questa società, sin dai tempi in cui eravamo alla Giacomense: programmazione, idee, lavoro, umiltà. Il calcio è cambiato, spendere non equivale a vincere e non ha mai fatto parte del nostro modo di essere, di agire, di fare. Il prossimo deve essere un torneo esaltante per la Spal e per la città di Ferrara, dobbiamo godercelo, essere bravi ed uniti ad affrontare le avversità, quando le incontreremo, come abbiamo fatto in tutti questi tre anni. Così facendo, ripeto, sono certo che potremo fare bella figura. Abbiamo una grande responsabilità, dopo le vicende del passato che hanno influenzato la storia della Spal: la nostra proprietà è una garanzia di serietà, che non verrà mai meno».

Torniamo a sabato pomeriggio. Lei, seduto in tribuna, che freme ad ogni azione della squadra. 

«Sono fatto così, lo sapete. Quando vedo una delle mie squadre in campo, dai ‘grandi’ ai più piccolini, è come se giocassi anche io. Ogni tanto mi arrabbio, ad un passaggio sbagliato, ad una occasione non sfruttata. Ma è il mio modo di essere, nel bene e nel male. Gli ultimi 10′ di partita con l’Arezzo sono stati interminabili, non finivano più. Pensate che ai miei ragazzi ho tirato le orecchie, sorridendo, perchè avrei voluto vincere anche questa partita. Io vorrei vincere sempre, anche se so che non è possibile».

Uno stadio con 9000 persone, la gradinata piena.

«Meraviglioso, tutto quanto. Una cornice splendida, fatta di splendide persone come quelle che per tutta la partita si sono presi la pioggia in gradinata. Se ci penso mi vengono ancora le lacrime agli occhi».

E, in effetti, Mattioli si emoziona. La voce si fa tremolante. Le pause tra una parola e l’altra più lunghe.

«Come si fa a non voler bene a delle persone così? E poi i nostri tifosi hanno dimostrato di essere speciali anche nei festeggiamenti: c’è stata l’invasione di campo, ma nessun danno al terreno, alle porte. Ed anche per le vie del Centro una grande civiltà e il massimo rispetto per la nostra bellissima piazza».

Poi il corteo, organizzato dai ragazzi della Curva Ovest. Alcuni di loro l’hanno accompagnata sul palco. Un legame fortissimo, quello con il cuore pulsante del tifo biancazzurro.

«Era giusto salissero loro con me, perchè sono stati il 12° uomo della squadra, sempre protagonisti in casa come in trasferta. Hanno avuto un entusiasmo contagioso, non ci hanno mai fatto sentire soli, anche nei momenti difficili di questa stagione. Mi ricordo dopo la sconfitta con la Maceratese in casa, tanto per citare un episodio, quando sono venuti in via Copparo ad incitare la squadra. Sono ragazzi e persone speciali, con cui c’è stima, rispetto, ed affetto reciproco».

C’è una bella immagine di Lei con Leonardo Semplici, nella pancia del “Paolo Mazza” dopo la gara: sguardi ed un abbraccio intensissimo che forse valgono più di mille parole.

«Confermo. Con il mister a volte non serve nemmeno dirsele, le cose. Abbiamo questa sintonia da sempre, questo rapporto emozionante. Quando abbiamo perso, da Presidente, gli ho chiesto i motivi e lui ha saputo sempre dare le risposte giuste. E’ preparato, ha la stessa voglia nostra di fare bene con la Spal e ha saputo creare un gruppo dove tutti sono stati protagonisti. Mi chiedono in tanti del suo contratto: siamo già d’accordo da tempo, non ci sarebbe nemmeno bisogno di dare l’ufficialità. Che arriverà comunque a breve, volevamo solo prima raggiungere il nostro obiettivo. Semplici si è legato molto a Ferrara, ha imparato a conoscere la città, a viverla. Mi raccontava proprio questa mattina di essere andato in centro a fare una passeggiata ed ancora oggi, a 48 ore dalla giornata di sabato, di essere stato fermato da decine di persone che lo hanno abbracciato, ringraziato, festeggiato. Sono felice per lui, si merita tutto questo».

Da Semplici a Vagnati, il digì. Ma anche, a tutti gli effetti, un figlio ‘adottivo’ per Lei, visto il rapporto che vi lega.

«Davide, quando arriva negli uffici della sede in Via Copparo, chiama mia figlia Monica “sorellina”. Basterebbe questo a spiegare quanto e come siamo legati, quanto sia il bene che gli voglio. Lo sgrido spesso, perchè questo è il mio carattere, e perchè da lui come da tutti gli altri componenti della nostra società mi aspetto il 110%. Di lui, come dirigente, posso dire che oggi è uno dei più affermati Direttori sportivi in circolazione, che è richiestissimo per le sue capacità, le sue conoscenze, il modo in cui lavora ogni giorno. Sono felice ed orgoglioso del suo operato, della crescita che ha fatto da quando ha iniziato a ricoprire questo ruolo: studia, si aggiorna di continuo, gira per l’italia e per il mondo per conoscere ogni aspetto del calcio. Ce lo richiedono in tante società, anche importanti. Ma lui non si muove. E’ legatissimo alla Spal, vuole portarla in alto. E  sente Ferrara come la sua città, e la città dove fare crescere i suoi bambini. Il legame con la nostra società è indissolubile».

Infine, Simone e Francesco Colombarini. 

«Ci conosciamo da quasi trent’anni, siamo partiti insieme dalla terza categoria e oggi siamo in serie B. A livello imprenditoriale sono esempio da seguire, per quello che hanno saputo costruire. E come proprietari della Spal sono altrettanto straordinari, con una presenza costante. Nel segno di umiltà, serietà, dedizione al lavoro, un insegnamento che dobbiamo tutti tenerci strettissimo. E’ vero, all’apparenza sembra che viviamo le partite in maniera opposta, due anime nello stesso corpo: io mi faccio prendere dalle emozioni, loro sono più composti. Ma non fatevi ingannare – sorride; ndr -, quando sono seduto vicino a Simone e Francesco anche loro ‘vibrano’ e non poco»

La squadra l’abbiamo tenuta per ultima.

«Di questo gruppo sarebbe banale evidenziare le grandi qualità tecniche, perchè sono sotto gli occhi di tutti. Sono ragazzi di cui amo il lato umano, la capacità di fare gruppo dentro e fuori dal campo, con comportamenti esemplari. Non è facile ‘tenere a bada’ l’esuberanza di giovani che hanno poco più di 20 anni, ma non ce n’è stato bisogno. E nei momenti difficili, nei pochi momenti difficili che ci sono stati, hanno mostrato di essere uomini nel profondo. Ricordo i messaggi che si sono mandati dopo le pochissime sconfitte di quest’anno, con il motto: “persa una battaglia, non la guerra”. E così è stato, sono diventati protagonisti di una impresa che rimarrà nella storia».

Presidente, l’aspetta una estate piena di lavoro.

«Il lavoro inizia già oggi, perchè c’è tanto da fare e in estate sarà già tempo di pensare a diversi impegni. Abbiamo in piedi tante idee, i lavori che inizieranno allo stadio per mettere tutto a norma, il ritiro della squadra, amichevoli importanti. Già oggi ci arrivano tante richieste, e purtroppo non possiamo esaudirle tutte perchè il “Mazza” si deve rifare il ‘look’ non appena avremo terminato gli impegni della nostra stagione. Ah, a proposito».

Prego.

«Abbiamo ancora due partite, ci tengo a vincerle. L’8 maggio sarà l’ultimo impegno di campionato, nel giorno del mio compleanno e i miei ragazzi sanno che regalo voglio da loro, e a seguire ci sono altri festeggiamenti che presto renderemo ufficiali. E poi ci sarà il torneo tra le prime tre classificate, sarebbe stupendo chiudere l’annata con un ulteriore trofeo per regalare nuovamente una gioia ai nostri tifosi. Li ringrazio, ancora una volta, attraverso queste ultime righe di intervista: vi voglio bene».

Sentimento ricambiato, caro Presidente.

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