Cronaca
8 Aprile 2016
Il tribunale minorile assolve un giovane di 16 anni accusato di diffusione di immagini pedopornografiche

Relazione online tra minori finisce in tribunale

di Daniele Oppo | 2 min

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keyboard-1176257_640Un incontro telematico tra due giovanissimi, una foto deshabille poi fatta vedere da lui a un’amica in comune e una denuncia pesantissima.

È finita bene per un giovane di appena 16 anni, con un’assoluzione piena, ma l’accusa era pesantissima: diffusione di materiale pedopornografico, oltre che  diffamazione.

I due – un 16enne e una 15enne –  si conoscono online nel 2015 tramite la piattaforma Ask, molto frequentata dai giovanissimi e poi le cose proseguono su Snapchat, un’applicazione per smartphone che permette di scambiarsi foto e brevissimi video che poi si cancellano una volta visualizzati. Lui però a un certo punto della relazione telematica – non si sono mai incontrati dal vivo – non mostra più tanto interesse e lei, forse per riaccendere quell’interesse, gli invia un messaggio con whatsapp contenente una sua foto, di spalle, in canottiera e mutandine.

I due hanno un’amica in comune, alla quale lui racconta della foto e, cedendo alle insistenze, gliela fa vedere, avendo però la premura di nascondere la parte in cui si vede la testa. La voce però arriva alla ragazza che decide di chiamare il Telefono Azzurro, il quale informa le forze dell’ordine.

Ne scaturisce un’incriminazione per divulgazione di immagini pedopornografiche e per diffamazione, ma il tribunale minorile di Bologna – accogliendo la posizione espressa dal difensore del giovane, Luca Morassuto – lo assolve pienamente da ogni accusa: quella foto non era pedopornografica ed era una cosa tra coetanei, tutti minorenni. Assoluzione anche per l’accusa di diffamazione, il giovane aveva fatto vedere la foto, peraltro adottando anche la cautela di non mostrare la testa della ragazza, solo all’amica comune e non a più persone come invece richiede la norma.

Una leggerezza senz’altro evitabile, ma non un reato.

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