(foto di Alassenadro Castaldi)
C’è chi dirà che nelle occasioni importanti storicamente la Spal ‘toppa’. C’è anche chi dirà che i biancazzurri hanno forse pensato troppo a difendersi. C’è chi dirà che comunque la festa è solo rimandata. Opinioni, sentimenti contrastanti, il bello del calcio dove tutte le idee sono valide, condivisibili o contestabili.
Di certo in molti hanno detto che è stato bello esserci. Ed è questo il comune ‘sentore’ di una giornata che per essere perfetta avrebbe solo avuto bisogno di un risultato positivo.
Ma più che il risultato, oltre il risultato, quanto accaduto nella giornata di Pisa resterà nella storia come il ritorno dei numeri impressionanti per il tifo biancazzurro in trasferta al seguito della squadra estense: erano 1700 i supporters ferraresi presenti all’ ‘Arena Garibaldi’. Numeri pazzeschi, non da una ma da due categorie superiori.
Una vera e propria marea ‘estense’ partita dalle prime ore del mattino di domenica in diversi punti di ritrovo dislocati in città: chi in macchina, ma soprattutto tanti pullman (quasi una ventina, pare). Una carovana in preda all’entusiasmo tra bandiere, due aste, stendardi, ‘pezze’, magliette, sciarpe. Senso di appartenenza, voglia di vincere, voglia di togliersi un groppo che dura da tanto, troppo tempo.
Si aspettava una giornata simile da oltre due decenni, dagli anni della grande Spal di Gibì. E chi c’era allora conferma che seguito ed entusiasmo sono molto simili: di certo quella di Pisa è stata la giornata in cui la fiamma dell’orgoglio spallino è tornata a splendere in maniera definitiva, dopo annate di sacrifici per chi c’è stato ed ha cercato di ricostruire un movimento.
Si parte, un lungo torpedone. La Questura impone un numero limitato di fermate agli autogrill lungo il tragitto, ma la sosta non è altro che una ulteriore dimostrazione della incredibile passione che accompagna la Spal verso la Toscana: il piazzale delle aree di servizio si riempie dei tifosi spallini, i cori rimbombano, i normali viaggiatori del weekend guardano curiosi i vessilli biancazzurri, qualcuno fotografa oppure registra video.
Nel frattempo anche sui social impazzano le registrazioni di decine e decine di tifosi in viaggio verso Pisa: un pezzo di città in movimento.
L’arrivo in Toscana, ultrascortato e con la città paralizzata dallo spiegamento delle forze dell’ordine, è caratterizzato dalla torre, che si trova a 5 minuti a piedi dallo stadio, in pieno centro. Qualcuno ne approfitta per scattare una foto ricordo, il tempo per un panino e una birra, e ad un ora abbondante dal fischio d’inizio i supporters estensi sono già nella strettissima via che porta all’ingresso del settore ospiti dell’ ‘Arena’.
Un corteo lunghissimo di cui non si vede l’inizio e la fine, ma da cui partono cori potenti e coinvolgenti. I controlli sono minuziosi ma abbastanza rapidi e così il settore va via via riempiendosi ben prima dell’inizio del match. Ci sono uomini, donne, giovani e meno giovani, tifosi storici, tanti di ritorno dopo una lunga assenza dagli spalti e soprattutto loro, i ragazzi di ‘8 settembre Curva Ovest’.
A loro il compito non facile di coordinare l’incitamento tra cori e battimani, un vero e proprio lavoro di pazienza, organizzazione, coordinazione. Sono loro a ‘sgolarsi’ per trascinare le quasi due migliaia di persone, lanciando slogan per la squadra, sfruttando un repertorio tra grandi classici e nuovissimi cori come quello sulle note di ‘Gli anni’ degli 883.
L’accoglienza alla Spal, nel momento dell’ingresso in campoè da brividi, perché seppure al cospetto di uno stadio che può contare su quasi 9000 spettatori che riempiono la tribuna e soprattutto curva e gradinata capaci di tifare quasi all’unisono, sventolano migliaia di bandierine azzurre.
La sfida inizia, la Spal bada soprattutto a difendersi: i ragazzi di mister Semplici avvertono la tensione, arriva qualche errore di troppo che non placa però l’incitamento dell’intero settore.
Il primo tempo è quasi agli sgoccioli, ed eccolo, il gol di Mora: la palla che entra in rete, l’urlo, i gradoni che tremano, delirio tra abbracci e qualcuno che travolto dalla calca rischia di cadere sui gradoni di cemento. C’è anche il Presidente Mattioli con Simone Colombarini e famiglia: l’esultanza del massimo dirigente non è da meno.
Il popolo biancazzurro sogna all’intervallo, con la Spal virtualmente a +11, davvero ad un passo dal sogno. In campo un piccolo parapiglia al rientro negli spogliatoi che provoca non pochi insulti nei confronti di Gattuso.
C’è fiducia, 45′ ancora da giocare e la voglia di fare festa in casa degli avversari di una stagione. Ma il calcio è strano e riserva subito una doccia ghiacciata all’entusiasmo. La ripresa si apre con il pari del Pisa, cala il silenzio, questa volta il boato è del pubblico pisano.
La Ovest prova a chiamare ad una pronta reazione il resto del settore, i ragazzi dalla parte bassa perdono anche le ultime riserve di voce per lanciare cori e applausi. Ma si soffre, in campo come sugli spalti. Gli occhi e l’attenzione di tanti si spostano principalmente al campo dove i biancazzurri patiscono la maggiore energia del Pisa ed inevitabilmente rimediano il 2 a 1.
Il gol infiamma l’ ‘Arena Garibaldi’, la Spal fatica a rientrare in partita e nella speranza di un episodio che possa cambiare il risultato si arriva al fischio finale senza emozioni: c’è chi continua a cantare, chi guarda il campo sconsolato. Emozioni che si mischiano.
L’ultimo ‘ruggito’ il popolo spallino lo riserva al termine della gara: mentre la squadra di Gattuso festeggia su una metà campo, i giocatori estensi arrivano fin sotto il settore dei tifosi biancazzurri, a testa bassa, quasi a scusarsi e applaudono verso la curva biancazzurra: la risposta dei supporters è, al solito, di grande calore e incitamento, nonostante il ko. Che brucia, certo, ma la testa e i pensieri di tanti sono già a sabato prossimo, quando al ‘Mazza’ arriverà il Santarcangelo.
La Spal è ancora capolista, con cinque lunghezze sui toscani. Non poche come patrimonio. Il campionato non è compromesso, “Salutate la capolista” è il coro che si alza mentre il settore ospite va svuotandosi.
Con un po’ di rammarico, ma anche con la certezza che il futuro è ancora tutto saldamente nelle mani del gruppo di mister Semplici. E che in una giornata simile è stato comunque bello esserci. Tra due settimane, ad Ancona, l’esodo straordinario potrebbe ripetersi, con numeri ancora maggiori. Il ‘sogno’ è ancora vivo e resta vicino.