Cronaca
25 Marzo 2016
Riccardo Schincaglia si sarebbe impossessato di 497mila euro: i suoi ex assistiti costretti a ripagare il fisco in attesa di giustizia

Circa 50 clienti defraudati contro il commercialista

di Ruggero Veronese | 3 min

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tribunale2Quasi 500mila euro di contributi, imposte e tasse mai versate per conto dei propri clienti. Per la precisione 497.800 euro. È questa la cifra di cui secondo la procura si sarebbe illegittimamente appropriato il ragioniere Riccardo Schincaglia, denunciato da una cinquantina di professionisti e attività che si affidavano al professionista per regolare i propri conti col fisco. Solo per poi scoprire, nel 2013, che nei 13 anni precedenti centinaia di migliaia di euro non erano mai arrivate nelle casse dell’erario. E dopo aver ricevuto decine di avvisi di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, hanno deciso di denunciare Schincaglia per chiedere la restituzione di tutte le somme mancanti, oltre ai risarcimenti per le sanzioni che si sono trovati costretti a pagare.

Per i circa 50 ex clienti del commercialista infatti al danno si è aggiunta una beffa non da poco: l’Agenzia delle Entrate ha infatti conteggiato pesanti rincari per chi negli anni dal 2000 al 2013 si affidò alle prestazioni del commercialista. In alcuni casi le contestazioni riguardano pochi anni, ma altri ricoprono tutti i 13 anni presi in esame dall’inchiesta del pm Nicola Proto, che ieri mattina è comparso davanti al gip per chiedere il rinvio a giudizio di Schincaglia, al fianco degli avvocati delle parti che si costituiranno parti civili: non solo gli ex clienti, ma anche l’Agenzia delle Entrate. I primi sarebbero vittime di appropriazione indebita, mentre l’ente tributario di truffa aggravata. L’udienza si è conclusa con un rinvio da parte del giudice, che ha chiesto a Proto di riformulare con alcune informazioni aggiuntive i capi di imputazione (elencando nel dettaglio il momento esatto e le modalità delle singole appropriazioni indebite, anche in relazione ai termini della prescrizione).

A prescindere da quello che sarà l’esito dell’eventuale processo penale, traspare preoccupazione da parte dei legali delle parti lese, in particolare circa la possibilità di ottenere gli agognati risarcimenti: non è certo infatti che Schincaglia disponga delle risorse sufficienti ad appianare le centinaia di migliaia di euro che potrebbe essere condannato a versare in caso di sconfitta nel processo. Una cifra in cui i 497mila euro oggetto della presunta appropriazione indebita si sommeranno a ingenti richieste di danni morali. Molti ex clienti del commercialista si trovano infatti a dover pagare all’Agenzia delle Entrate tutte le cifre mai versate a causa delle presunte omissioni di Schincaglia e le uniche sospensioni nei pagamenti – dovute all’avvio dell’inchiesta – sono relative alle sanzioni aggiuntive disposte dall’ente.

“Auspico che la vicenda si risolverà per il meglio, ma nutro forti forti dubbi circa il completo ristoro economico dei danni patiti”, dichiara l’avvocato Emiliano Mancino, legale di due ex clienti del commercialista che chiederanno ciascuno circa 50mila euro di danni morali, oltre alla restituzione di tutte le somme mai versate al fisco. Le parti civili puntavano infatti a un immediato rinvio a giudizio per Schinacaglia, ma la decisione del gip rischia di complicare il percorso processuale: “I clienti sono amareggiati dalla decisione de giudice – afferma Mancino -: queste ‘incomprensioni’ tra giudice e accusa fanno possono ancora più impervia la strada per l’accertamento della responsabilità penale dello Schincaglia”. In seguito all’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza, Schincaglia non subì il sequestro preventivo di proprietà o liquidità.

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