Carissimi Amici,
questa volta ricorderò altri antichi proverbi di Marzo e Aprile; sono alcune pillole di saggezza dei nostri Avi. Leggendoli attentamente si nota il buonsenso e l’esperienza secolare da loro acquisita, pur nell’ingenuità delle esposizioni. Ho allegato pure una breve, tenera, poesia-preghiera introduttiva.
Urazióη ad Màrz. (Preghiera di Marzo.)
Rundanìna dal Sgnór
fà ch’a viéna al sól;
fà ch’al viéna prèst,
fà ch’al viéna adès!
Rondinella del Signore- Rondinella del Signore,/ fa ché venga il sole,/fa che venga presto/ fa che venga adesso!
MÀRZ -MARZO
Pr’al dì ad Saη Giuśèf, (19 Marzo),as zéna ,po’ drìt a lèt. A San Giuseppe si cena, poi si va a letto. (Non c’era la T.V. poi ci si alzava all’alba, per andare al lavoro.)
Par Sàη Giuśéf, mét iη granàr al scaldalèt. Per San Giuseppe, metti in granaio lo scaldaletto. (Negli inverni freddi si metteva lo scaldaletto, allungato a forma di quattro archi “al prèt”; o “la suóra” rotondo, più piccolo.) Contenitori di braci ardenti, con le quali si scaldava il letto, prima di coricarvisi : praticamente era quasi ghiacciato come da temperatura-ambiente delle camere da letto. Collocate al piano superiore delle grandi case coloniche dei tempi, non era raro vedere un po’ di stelle, (dall sfés dì sufìt) dalle fessure dei soffitti, nelle notti serene o dover collocare pentole o altri contenitori, per raccogliere la pioggia, che s’infiltrava nelle suddette aperture!
Màrz “fiól ad putàna”, uη po’ a pióv, a névga, po’ fa séch par più dnà ‘na stmàna. Marzo “figlio di prostituta”. Un “complimento” evidentemente nemmeno troppo moderno. In pratica poco affidabile: piove, nevica, poi è asciutto per più d’una settimana
Al sól ad Màrz l’è śmaltà, al sól d’Avrìl ad dipìηz culurà. Il sole di Marzo è infangato,(dalla tanta pioggia,) il sole d’Aprile dipinge ed è colorato.
Quand ché dal marlòt at sént la càntà, l’Iηvéraη l’è pasà. Quando senti il canto dei merli, l’Inverno è finito. Il canto d’amore degli uccelli, indica Primavera in arrivo.
Sé iη Màrz a tìra la Buóra, vòl dìrt ché dl’Iηvèraη a séη fóra. Se in Marzo soffia la Bora, dall’Inverno siamo fuori. Si pensava che quel vento impetuoso portasse via il freddo dell’Inverno.
Sé Màrz sùt l’è stà, èco Avrìl ch’l’è tut bagnà. Se Marzo è stato asciutto, ecco che Aprile sarà tutto piovoso. Previsioni del tempo, senza computer.
Int al meś ad Màrz i sàη e màt i và da scàlz. In Marzo, praticamente tutti,( sani e matti,) vanno scalzi. Non era una moda, bensì una necessità “economica”. Lo si faceva quando il tempo diventava più mite per risparmiare calze e scarpe. Si procedeva a piedi nudi, o con zoccoli di legno.
Par Saη Gregòri Pàpa, a fòrza ad vulàr, la ruηdanìna la pàsa l’àqua dal màr. Per San Gregorio Papa, (12 Marzo), la rondine sorvola l’acqua del mare.) Meno conosciuto, ma più nostrano, del “San Benedetto, la rondine sotto il tetto”. Peccato che quegli splendidi uccelli siano quasi scomparsi, perlomeno qui in città!
AVRÌL – APRILE
Avrìl, ògni pióa l’è uη baril. Aprile, ogni pioggia è un barile. Le piogge d’Aprile si presumeva-prevedeva fossero torrenziali. (Oggi “non ci sono più le stagioni” e tutti i mesi dell’anno ci riservano sorprese in quel senso.)
Dàj e pìcia, la Pàsqua l’è sémpar d’ad Dménga. Per tanto ci si affanni, la Pasqua cade sempre di Domenica.
Trìsta clà pulàstra ché a Pàsqua l’aη féda. Poco brava è quella gallina che a Pasqua non fa uova. (Destinata ben presto alla pentola.)
Quand ché a pióv sl’Ulìv a gh’è al sól sl’Óv. Quando piove sull’Ulivo, in pratica la Domenica delle Palme, c’è il sole sull’Uovo, ovvero: Pasqua soleggiata.
Aténti ch’la n’at tóca: èco Avrìl ch’al pòrta l’òca. Stai attento che non ti succeda, c’è Aprile, (il primo,) che ti porta l’oca. Nei nostri territori il “pesce d’Aprile” è chiamato “oca d’Aprile”.
Sé a sudaréη a Pàsqua, a tarmaréη a Nadàl. Se suderemo a Pasqua, tremeremo a Natale.(Si pensava ché ad una Pasqua a clima molto caldo, corrispondesse un Natale molto freddo.)