Economia e Lavoro
19 Febbraio 2016
La Cassa di Risparmio arrivata a fine corsa con un debito di 467 milioni di euro

Vecchia Carife, i numeri dell’insolvenza

Carife - Cassa di risparmio di Ferrara
di Daniele Oppo | 4 min

Leggi anche

Il futuro del lavoro agricolo passa dal “Sistema Agricoltura Ferrara”

Ferrara si dota del "Sistema Agricoltura Ferrara". Bandi e assicurazioni, utilizzo di fitofarmaci, lavoro agricolo e contrasto al caporalato. Questi sono solo alcuni dei temi presenti nel documento strategico sull'agricoltura, redatto per la prima volta dal Comune di Ferrara in sinergia con tutte le associazioni di categoria e le grandi aziende agricole del territorio

Carife - Cassa di risparmio di Ferrara“In sede di verifica operata dai Commissari straordinari sulla situazione patrimoniale al 30 settembre 2015 di Carife il capitale sociale risultava oramai integralmente perduto”. Nelle sei pagine delle sentenza che ha dichiarato lo stato di insolvenza della ‘vecchia’ Carife Spa c’è la certificazione del deterioramento della banca cittadina, arrivata a fine corsa con un debito di oltre 467 milioni di euro: la gran parte verso il Fondo di Risoluzione e 34 milioni verso gli obbligazionisti subordinati che sono rimasti in piedi.

I numeri, si dice, non mentono e spesso sono anche degli strumenti potenti per raccontare delle storie, come lo sono questa volta per raccontare il pantano in cui è inesorabilmente finita la Cassa di Risparmio di Ferrara, prima e dopo il decreto ‘salva banche’ del 22 novembre scorso.

Già a marzo 2015 dalla revisione contabile che risaliva i conti fino al 2013 “emergeva una perdita lorda di circa 376 milioni di euro – si legge nel dispositivo redatto dai giudici Stefano Giusberti, Anna Ghedini e Sonia Porreca – anche a seguito delle svalutazioni resesi necessarie nei comparti del credito e delle participazioni”. Da questo deficit di “fondi propri” è nata l’esigenza di ricapitalizzare la banca per tentare di salvarla, ed è proprio qui è che si inserisce il tanto agognato – quanto impossibile per via dei vincoli europei come il caso Tercas avrebbe dovuto suggerire, almeno nei termini in cui era stato proposto – intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi. “I Commissari – ripercorrono i giudici – all’esito della relativa delibera di Fitd, hanno, con l’autorizzazione dell’Autorità di Vigilanza, convocato un’assemblea straordinaria di Carife che, sulla base della situazione patrimoniale al 31 marzo 2015, ha deliberato l’aumento di capitale riservato al Fitd nella cifra necessaria per il ripristino dei ratios patrimoniali di vigilanza”.

Un’operazione spesso raccontata come cosa fatta, ma che era condizionata all’espressione di un parere positivo da parte della Bce, che non è mai arrivato, e allo stato di incertezza portato dalla mancata attuazione da parte dell’Italia della direttiva 59 del 15 maggio 2014 (la ‘famigerata’ direttiva Brrd sul bail-in). E così si arriva al 30 settembre 2015. In questa data i commissari di Bankitalia fanno l’ultima ricognizione sulla situazione patrimoniale, e qui “il capitale sociale – si legge nella sentenza – risultava oramai integralmente perduto, individuandosi a quella data un deficit patrimoniale pari a circa 24,5 milioni di euro: il deficit di Fondi Propri individuale di Carife si attestava a 224 milioni di euro, il deficit di Fondi propri consolidato a 263 milioni di euro“.

Ma la discesa verso l’inferno aveva ancora degli scalini da affrontare: “La previsione per la fine anno 2015 – continuano i giudici – dava atto di ulteriori perdite in corso di maturazione, stimate in euro/milioni 11,9, per un complessivo deficit patrimoniale contabile di circa euro/milioni 36,4. Il capitale sociale, al momento dell’assunzione del provvedimento di risoluzione del 22 novembre 2015, si era, dunque, integralmente perduto”. Un momento nero in cui “la situazione di comprensibile allarme derivata dalla situazione della Banca ha comportato nei mesi di ottobre e novembre 2015 un aumento significativo di prelievi da parte dei clienti, liquidazioni dei rapporti e dei conti correnti, richiesta di estinzione delle obbligazioni ordinarie“.

La banca, ormai in pieno dissesto, viene così coinvolta nell’operazione di risoluzione insieme a CariChieti, Banca Etruria e Banca Marche con il ‘salva banche’ e qui si verificano “ulteriori perdite per complessivi euro/milioni 492,6 dai quali, detratte le obbligazioni subordinate computabili, per euro/milioni 25,6, si giunge ad un deficit complessivo lordo pari ad euro 467 milioni di euro e, conseguentemente, stante la permanenza delle obbligazioni subordinate non computabili nei Fondi Propri, pari ad euro/milioni 34 circa, una volta considerate anche quest’ultime, per evidenti ragioni di rispetto della parità di trattamento di creditori tutti subordinati, di un deficit patrimoniale di 433 milioni di euro circa“.

Nel frattempo nasce la Nuova Carife e i debiti della vecchia se li accolla il neonato Fondo di Risoluzione, che a questo punto diventa il suo maggiore creditore, con la vecchia Cassa posta nel frattempo in liquidazione coatta amministrativa con decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze.

Alla data odierna […] Carife Spa in liquidazione coatta amministrativa non ha la titolarità di alcun elemento attivo, ed è invece esclusivamente titolare di passività costituite dal debito verso il Fondo di risoluzione sopra menzionato, provvisoriamente pari ad euro 433 milioni, dal debito residuo nei confronti di portatori di obbligazioni subordinate, per euro 34.000.200,00, oltre eventuali ratei di interessi […]. Stante la competenza del Tribunale adito, essendo la sede della istante in Ferrara, non paiono sussistere dubbi circa la irreversibilità della banca dal suo attuale assetto e la definitiva incapacità, assente ogni forma di cespite attivo, di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni“. 

Ecco perché “va quindi dichiarato lo stato di insolvenza della banca ricorrente”.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com