Ezio Bosso è un colpo all’anima, un pianista di rara eleganza che definisce la musica una vera magia, “non a caso i direttori d’orchestra hanno la bacchetta magica”.
Sono rimasta veramente incantata dalla raffinatezza della sua musica che è bella da togliere il fiato, ma anche da lui, una persona leggera ed intima che usa il suo talento in modo profondo, senza finzioni o consolazioni, così com’è, indifeso e mortale. Da qualche anno soffre infatti di una malattia degenerativa, senza speranze di guarigione: è questo forse che gli permette di giocare con la vita? Questa vita che tanto un giorno dovrà finire per cui non gli rimane che far diventare la musica un attimo eterno, sia per sé che per le persone che ama, per i sogni che insegue. Ma questa persona incanta anche per la sua onestà intellettuale che altro non può essere che un’autenticità emotiva, come testimoniano le sue parole: “la musica ci insegna la cosa più importante che esiste e cioè ascoltare”. Ed ancora: “mi sono perso e mi sono messo a ragionare sull’importanza di perdersi… noi diciamo che perdersi è brutto, invece no: perché a volte perdere i pregiudizi, perdere il dolore, è un bene”.
In quell’istante capisco che cos’è la bellezza: è ciò che rimane dopo l’inganno, è come la musica che sembra andata ma intanto ti ha trasformato senza che tu te ne sia accorto. Ed in quel momento accade proprio quello che canta Gaetano Curreri ossia che “un giorno ti dirò che ti volevo bene più di me e tu riderai, riderai, riderai di me”.
Tante cose del Festival, è vero, mi hanno lasciata molto perplessa ma oggi non mi va di discutere sui gusti personali, mi va piuttosto di parlare di quando gli Stadio tirano fuori dal cilindro “la sera dei miracoli… della luna che sta per cadere… questa sera così dolce che si potrebbe bere”. Ed allora quella canzone di Lucio Dalla viene voglia di cantarla e ricantarla, diventa anche questa una perla commuovente che fa palpitare il cuore, quasi che la musica fosse lì a ricordarci che il tempo della vita scorre ed il suo battere scandisce i minuti ed i giorni.
E quindi intuisci, in questa sera fatta di tutto e di niente, che è il momento giusto per cambiare il senso e quindi il corso delle cose, perché guardando il pianista non puoi che pensare che anche “io non ho paura”…