L'inverno del nostro scontento
10 Febbraio 2016

Anche da noi le foto-bufale nel Giorno del Ricordo

di Girolamo De Michele | 4 min

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a5ea3758-f0c8-4fba-b669-3d627a18d5f4Da qualche anno, alcuni storici denunciano il reiterarsi di una falsificazione storica e iconografica: la presenza, su manifesti, locandine, opuscoli e comunicati stampa afferenti al “Giorno del Ricordo”, di fotografie che testimoniano altri crimini di guerra, talvolta della seconda guerra mondiale, talvolta persino di altre epoche, che nulla hanno a che fare con l’argomento in questione. In altri termini, si tratta di vittime di guerra “spacciate” per vittime o profughi istriani. A partire dall’inchiesta condotta dallo storico Piero Purini (che da anni lavora sulla storiografia del “confine orientale”) in collaborazione con un gruppo di storici (specializzato nell’analisi della storiografia sul web) che si firma col nome collettivo di Nicoletta Bourbaki, sono state individuate in queste foto vittime dei crimini dell’esercito italiano (i civili fucilati di Dane, o un’esecuzione di massa di partigiani montenegrini), dell’esercito tedesco (l’impiccagione di 25 partigiani friulani a Premariacco e San Giovanni al Natisone), di polacchi massacrati dai nazisti, di profughi francesi in fuga dall’esercito tedesco, addirittura di vittime del lager di Bergen-Belsen, o di un sopravvissuto del lager italiano di Arbe, per finire con una foto afferente al massacro di Srebrenica riconvertita dal colore al bianco nero).

In alcuni casi è palese la malafede degli autori, in altri si può forse parlare di sciatteria: ma è comunque inaccettabile che, col pretesto del “Giorno del Ricordo”, la storia sia falsificata e, proprio all’interno di un’iniziativa legata al ricordo e alla memoria storica, si crei un falso ricordo. È indubbio, infatti, che chi avrà osservato una certa foto spacciata per testimonianza delle vicende istriane, quando la ritroverà penserà immediatamente alle foibe, e non alla vera storia e alla vera tragedia di quelle vittime. In questo modo si oltraggia non solo la memoria delle vittime, strappate alla propria storia e copincollate altrove senza rispetto, ma anche quella tragedia di cui si vorrebbe incentivare il ricordo, e che da una falsa testimonianza ha solo da perdere.

f8393076-ec59-44b7-80ff-f7a15373e08aTriste a dirsi, ma quest’anno Ferrara si distingue in questa sciagurata consuetudine con due eventi che utilizzano queste foto. Il primo è il giornale on line del comune di Bondeno “Città di Bondeno”, che illustra l’annuncio di un evento con una foto che in realtà testimonia l’esecuzione sommaria di cinque civili sloveni, sorteggiati a caso, da parte dell’esercito italiano (basta conoscere le divise dell’esercito italiano, che per uno storico, o presunto tale, che si occupi di quelle vicende dovrebbe essere il minimo, per accorgersene) a Dane, sud-est di Lubiana, il 31 luglio 1942. La falsificazione di questa foto è nota da anni: il suo uso distorto provocò nel 2011 una protesta ufficiale del governo sloveno, e la stessa foto fu denunciata persino a “Porta a Porta” nella puntata del 13 febbraio 2012, dagli storici presenti. Di questo crimine conosciamo anche i nomi delle vittime: Franc Žnidaršič, Janez Kranjc, Franc Škerbec, Feliks Žnidaršič, Edvard Škerbec. Eppure, la foto viene ancora spacciata come testimonianza di vittime italiane per mano slava, laddove sono slovene le vittime, e italiani i criminali: al tempo stesso si mente sul “Ricordo” delle Foibe, e si cancellano i crimini italiani.

La seconda illustra una serie di eventi che coinvolge i prestigiosi istituti storici locali del Museo del Risorgimento e della Resistenza e l’Istituto di Storia Contemporanea, accanto alle locali sezioni dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani (che ne rilancia la locandina sul proprio sito nazionale) e dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia; cui si aggiunge il patrocinio del Comune, della Prefettura e dell’Arma dei Carabinieri. Ebbene, anche in questo caso l’uso della foto è un falso: essa infatti raffigura non profughi istriani nel 1943-1945, ma profughi cf12654b-13d2-46e8-b59c-d24b99372194francesi in fuga dai nazisti nel 1940. Si tratta peraltro di una foto celebre, di proprietà di una delle più note agenzie fotografiche francesi del Novecento, l’agenzia Roger-Viollet; proviene da una serie che testimonia quella tragedia, ed è stata ampiamente usata in manuali scolastici e libri di storia. Anche in questo caso, basta un colpo d’occhio per accorgersi che abiti e calzature di quei bambini in fuga non sono tipici dell’Istria: eppure nessuno sembra essersi accorto del misfatto.

È indubbio che un bambino in fuga “fa colpo”, così come fa colpo un fucilato nell’ultimo istante di vita: e pazienza se per un’impaginazione a dir poco cialtronesca (davvero nessuno verifica la fonte di un’immagine, prima di appropriarsene?), le storie di quel fucilato e di quei bambini vengono falsificate, e alla ricostruzione storica e all’argomentazione paziente, documentata e avveduta si sostituiscono l’effetto retorico ed emozionale, gli improvvisatori e i copincollatori da web.

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