The scriblerus club
7 Novembre 2007
Ovvero siamo diventati tutti un po’ colitici

Pd, partito nuovo, ma in garanzia

di Giacomo di cristallo | 3 min

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Cipputi, l'operaio di Francesco Tullio Altan

Cipputi, l'operaio di Francesco Tullio Altan

“Partito tutto nuovo, Cippa”. “In garanzia, spero”. Allora – era l’89 – il buon Cipputi, l’operaio inchiostrato da Altan tra gli ingranaggi del Bel Paese, si riferiva ai tempi della Bolognina. Ora c’è Rho. L’augurio per tutti è che la garanzia non sia quella delle auto usate: prima o poi si fermano comunque. E gli incentivi per la rottamazione sono sempre dietro l’angolo. Diciamo che per ora la partenza non è stata delle migliori.

Ci hanno chiamato alle urne, per almeno un euro, riconosciamolo, il 14 ottobre. Come il reduce Celine in “Viaggio al termine della notte” guardando i “compagni” (ex) della galera (imbarcazione, per carità) che si accontentavano di seguire la rotta: “questa prospettiva li rendeva felici, gli dava di che sognare e la domenica per sentirsi liberi, come se non bastasse, giocavano a votare”.

Ma eravamo rimasti al grido “liste del Pd per la partecipazione e la radicazione nel territorio”. E le liste erano bloccate. Un po’ come andare a prostituirsi con la cintura di castità, o, per farla più fine, come direbbe Cioran, “vagare come una puttana in un mondo senza marciapiedi”. Ma poi anche quella – la puttana – è passata e siamo arrivati alla fase costitutiva con lo svecchiamento dell’apparato.

Rimaniamo in terra nostrana. Alessandra Chiappini all’Istituzione Scuola, Andrea Veronese all’Istituzione Castello… ehm, scusate, ho sbagliato elenco. Ecco qui: repulisti in giunta provinciale all’insegna del giovane e donna. Fuori in un colpo solo Zagatti, Lodi e Pierotti per far spazio a Poltronieri, Paltrinieri e Ricci.

Dall’Acqua sacrifica il vitello grasso per il figliol Prodi-go e in un nanosecondo fa fuori anche il nano secondo. Poi, sprezzante per gli eventuali strascichi polemici, mette una crocetta anche su Pierotti. Ma intanto Comacchio e laguna sono tutto un borbottar d’anguille in rivolta. E agli alleati rimane solo un evangelico “pianto e stridore di denti”.

Poi quel borbottare inizia a sentirsi anche in diversi stomaci, più o meno mitridatizzati a queste iniezioni di “nuova politica”, pardon, “politica nuova”. Niente da fare, se va avanti così va a finire che anche a me viene la…

Eppure cerco di resistere a quest’insopprimibile bisogno generazionale di avere tutti quanti gli stessi pensieri intestinali. Ma è più forte di me. Appena mi ripetono “sono più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono” è fatta. L’intestino crasso ha avuto la meglio.

E così, anche al sottoscritto, come nella “Marcia dei colitici” di Gaber,… “è venuta la colite”. Il titolo dell’album è tutto un programma: “Io se fossi Dio”. Sì, il programma di Veltroni. Il brano invece, va cantato a più voci.

Ecco allora tutti in marcia, “gastritici, ulcerosi, stitici e psicosomatici in genere (leggi Alberti, Storari, Cuoghi e Zamorani, ndr), lasciate a casa le vostre antispasmine, i lassativi, le citrosodine e seguiteci, siamo l’avanguardia, l’avanguardia colitica […]”. Alltogether now: “E noi colitici/ un po’ individualisti ma simpatici/ insieme diventiamo più politici/ ma democratici (!)./ Ci organizziamo ed uniti marciamo/ sicuri del successo./ Sicuri del successo./ Al c….oooo!”.

Chiudiamo con una postilla affidata sempre al Cipputi: “E se stessimo facendo un gran sbaglio?”. “Ci avremo tutto il tempo di capirlo. La storia non finisce mica domani”.

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