The scriblerus club
17 Settembre 2006
Ovvero io l’inceneritore lo quintuplicherei

Tenetevi pure il cuoco macrobiotico taoista

di Giacomo di cristallo | 5 min

Leggi anche

No Results Found

The posts you requested could not be found. Try changing your module settings or create some new posts.

Erano tutti lì, assorti, a guardare “Il grande silenzio” di Groening. Dopo 80 minuti la prima parola. E fu tragedia.

A lui del cuoco macrobiotico taoista non potrebbe fregare di meno... A lui del cuoco macrobiotico taoista non potrebbe fregare di meno…

Avevano scoperto di aver sbagliato la lingua nelle impostazioni del registratore. La classica goccia che fa traboccare il vaso. Fu la molla che mi spinse a scegliere quella vacanza “alternativa” sui colli dell’Appennino di cui tanto mi avevano parlato persone di ormai dubbia amicizia.
Si tratta di uno di quei fantomatici campi di vita naturali che, alla faccia delle oasi ecologiche di Hera, ti propone una immersione totale nella natura. Finché non respiri più. Il campo vive di regole ben precise. Guai a ignorarle. Vi si può accedere, giusto per fare un esempio, portando con sé solo con prodotti per l’igiene personale biologici e biodegradabili al 100%. L’aria pullula di profumi e aromi, più e meglio che all’interno di un petrolchimico.
Appena arrivato mi reclutano per una spedizione sciamanica. Mi chiedono il mio nome. No, non quello di battesimo. L’altro, quello spirituale.
Mi faccio spiegare. Dunque, funziona all’incirca in questo modo: tu mandi il tuo cv in una busta affrancata all’ufficio risorse umane della Congregazione di Osho, in India, e quelli ti risolvono il problema. Non del lavoro, ma della tua vera identità. Ti mandano bell’e pronto un nuovo nome e tu, d’ora in avanti, verrai chiamato con quel nuovo, altisonante, appellativo.
In cammino recepii la prima regola: quantificare il tuo Reiki, l’energia universale. “La mia è così”, spiega una ragazza, al secolo Viviana, ma che tutti dovevamo chiamare Vanila. Lo ha detto Osho, o chi per lui. E le sue mani vanno a conformare nell’aria quella che – speriamo pressappoco – dovrebbe essere la dimensione della sua energia universale (ma se è universale come fa a essere sua? Ah, poteri del berlusconismo). “Senti il calore delle mani”, insiste per farmi capire. Sudate.
Ricevo anche un corso accelerato sul potere e sulla forza che promanano dalle pietre. Non capisco un granché ma vedo già i prossimi ragazzi che per passarsi il tempo lanciano i sassi dal cavalcavia: potranno apostrofare stizzosi gli agenti delle Forze dell’Ordine sostenendo che altro non facevano che praticare la mineraloterapia.
Dopo sei ore di spiritualità sciamanica iniziano a girarmi i chakra. Finalmente si torna al campo. Qui ci aspetta un cuoco macrobiotico taoista. Burbero e berbero. Ti prepara il pasto e mentre mangi fa tai-chi e ti fissa. Non ce la faccio. Mi scappa. “Dov’è il bagno?”. Mi viene indicata la fossa biologica. Non c’è l’acqua. “Qui non c’è mai stata”. Quindi? “Cenere, calce e fogli di giornale”. Quale giornale e, soprattutto, in che ordine?
Prima di coprire il tutto si avvicina un altro villeggiante. Stavolta non guarda me. Guarda in basso. Vuole stabilire un contatto di comunità, credo. Non so se sia una cosa positiva o negativa.
“Hai mangiato del tofu”, mi fa. Alzo le sopracciglia. “E anche del ragù di seitan”. Apro la bocca. “E non manca il tempeh”. Non mi piacciono i contatti di comunità.
Torno alla capanna. Fuori dalla porta c’è un oracolo i-ching. Allungo la mano in tasca cercando di non farmi notare e passo oltre. Un’oretta dopo arrivano le guide. Mi propongono la giornata selvatica con massaggio e automassaggio. Come chiedere di scegliere tra Onan e una geisha. Arriva la sera. E il buio.
Ovviamente non c’è luce elettrica. E non ti puoi nemmeno illuminare con un maxischermo. L‘eco dei Mondiali non è giunto fin qui. Il passatempo preferito è ascoltare i rumori degli animali. Sento un sospiro di nutria. Mi correggono: è l’oracolo i-ching in preda ai travagli di partorire i futuri dolori dell’umanità. Che palle.
Mi allontano. Dieci metri e sento un ringhio. Difficile pensare all’oracolo i-ching. È il cane Iggy. Nome da rock star ma pericolose ascendenze veronesi. Seppelliva gli sventurati turisti fai-da-te nel suo giardino di Oppeano.
Torno nella capanna e aspetto la mattina. Nella capanna adibita a cucina c’è il cuoco macrobiotico taoista. Lo osservo mentre taglia in modo obliquo gli alimenti, “per separare lo yin e lo yang”, spiega. “Ora avrai una comunicazione con quello che mangi”, mi dice. Adesso però non so se devo mangiare o meno.
Ma arriva un’altra villeggiante. Una ragazza carina. Naso all’insù, capelli raccolti in una coda, occhi azzurri azzurri. Peli ascellari a mo’ del Franchino di fantozziana memoria. “Non ho mai provato sensazioni così con una carota bio”, mi confida per farmi sentire più a mio agio. Mi torna in mente la giornata selvatica con massaggio e automassaggio. Sorvolo e provo a scambiare due parole (obliquamente, ovvio, per separare lo yin e lo yang) con il cuoco macrobiotico taoista. Troppo tardi. Sta già facendo tai-chi e mi fissa.
Viene il momento delle pulizie. Mi mettono in mano della cenere. “È ottima per i piatti e anche per le stoviglie” è la loro assicurazione. Ecco perché triplicare l’inceneritore. Lo penso ma non lo dico.
Passano pochi minuti e neanche il tempo di vedere un piatto pulito, che un gran urlo precede un colpo forte e secco che produce un notevole rumore, sordo, su una superficie dura. Il colpo veniva da un bastone. Il rumore dal mio cranio.
Mi spiegarono poi, una volta rinvenuto, che – scherzi del destino – nella notte era improvvisamente venuto a mancare il prezioso cane Iggy. Il padrone, asciugate le lacrime, aveva allestito un piccolo rogo per bruciare la ancor più preziosa carcassa canina. Quelle ceneri, tra un reiki e l’altro, sono finite improvvidamente tra le mie mani. La mia nuca nel mentre era finita tra le mani di un vegetariano omeopatico, nel campo autorità assoluta quanto a traumi, varie ed eventuali. Mi liquida con “un po’ di propoli e chi s’è visto s’è visto”.
Non ci crederete ma ho terminato anzitempo il mio soggiorno. Sono tornato a Ferrara. Di soppiatto sono entrato nel giardino di Giulio Barbieri. E ho respirato a pieni polmoni.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com