Masi Torello
20 Dicembre 2015
Il sindaco Bizzarri assieme ai cittadini incontra le associazioni: la difficoltà maggiore sarà individuare i soggetti responsabili

Carife e risarcimenti: “La magistratura dovrà sostituirsi alla politica”

di Ruggero Veronese | 4 min

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Il sindaco Riccardo Bizzarri con alle spalle i risparmiatori di Masi Torello

Il sindaco Riccardo Bizzarri con alle spalle i risparmiatori di Masi Torello

Masi Torello. A chi chiedere assistenza per ottenere i risarcimenti dei risparmi investiti in azioni e obbligazioni Carife? Ma soprattutto: bisognerà chiederne conto alla ‘vecchia’ banca – soggetto giuridicamente più indicato ma allo stesso tempo senza disponibilità economica -, o alla ‘Nuova Carife’, solida economicamente ma, almeno sulla carta, completamente slegata dagli azionisti e obbligazionisti colpiti dal decreto? Questo uno dei quesiti più problematici emersi nell’incontro nel municipio di Masi Torello, organizzato dal sindaco Riccardo Bizzarri che ha chiamato di fronte alla cittadinanza i rappresentanti di Adiconsum e Federconsumatori e Federico Balboni, responsabile commerciale di Carife nel basso ferrarese.

Già questa lista degli invitati, di per sé, è una piccola notizia: Balboni infatti al momento è il primo e unico dipendente della Carife che ha scelto di ‘metterci la faccia’ in un incontro pubblico, circondato da una platea non certo compiacente: durante il dibattito diversi risparmiatori hanno preso la parola per esprimere le proprie critiche non solo al governo e alle istituzioni europee, ma anche contro il personale della banca che in questi anni ha venduto ai clienti una serie di titoli ora considerati “carta straccia”.

Ad illustrare le problematiche principali è l’avvocato Borghetto di Federconsumatori che, decreto alla mano, ha puntato soprattutto sulla difficoltà a individuare il soggetto a cui far causa per le azioni risarcitorie. Una difficoltà che secondo i rappresentanti dell’associazione deriva dalla particolarità di “un caso mai affrontato prima”, che rende questa vicenda completamente diversa dai casi del default argentino o del crac Parmalat, che trascinarono sull’orlo del baratro migliaia di risparmiatori. “Nel caso dei bond argentini – spiegano le associazioni dei consumatori – avevamo uno Stato fallito ma anche un intermediario, ovvero chi aveva venduto i titoli, a cui poter chiedere il conto. In questo caso però l’intermediario si identifica con il soggetto fallito, quindi contro chi si può agire? In termini giuridici bisogna individuare un soggetto responsabile e in grado di risponderne economicamente”. Problema non da poco, soprattutto alla luce dei costi necessari per portare avanti cause che potrebbero durare anche diversi anni.

Il governo, dal canto suo, non ha fornito soluzioni a queste problematiche all’interno del decreto. Anzi, secondo alcune cittadini presenti in sala, nel decreto 180 pubblicato il 16 novembre (pochi giorni prima del ‘salva-banche’) sarebbe addirittura contenuto un ‘comma salva-banchieri’, secondo cui “l’azione del creditore sociale contro la società o l’ente che esercita l’attività di direzione e coordinamento spetta ai commissari speciali sentito il comitato di sorveglianza, previa autorizzazione della Banca d’Italia”. Pochi giorni fa un comunicato del Ministero del Tesoro ha smentito questi tesi, specificando che “È comunque salva l’azione individuale per il risarcimento del danno del socio e del terzo che si ritengono direttamente danneggiati dall’atto doloso o colposo degli amministratori, ai sensi dell’articolo 2395 del codice civile”.

Fatta questa precisazione, il problema rimane intatto: con chi occorre prendersela? Secondo Adiconsum e Federconsumatori “dovrà essere la magistratura a individuare i soggetti responsabili, visto che la politica non si è premurata di farlo. Sarà una strada in salita e piuttosto complicata, ma occorre portare avanti le cause. La prima misura doverosa nel breve periodo sarà però la costituzione di parte civile nei processi penali contro gli ex amministratori delle banche”.

Secondo Balboni della Carife, la banca “vuole continuare a essere un punto di riferimento del territorio e riprendere il proprio ruolo”, ricordando che “la Carife attraverso i commissari aveva individuato una soluzione be diversa, che prevedeva sì il sacrificio egli azionisti, ma con la tutela dei warrant e con la consapevolezza che i titoli avrebbero potuto recuperare valore. Dobbiamo reagire a un provvedimento che ha colpito anche la banca”.

Parole che non salvano il dipendente Carife da numerose critiche dal pubblico, pur non mancando chi prende la parola per difendere il personale della banca dalle decisioni e dalla mancanza di trasparenza degli ex vertici. Vero mattatore dell’incontro è però il sindaco Bizzarri, che letteralmente ‘non le manda a dire’ al governo italiano, alle istituzioni europee e al mondo delle banche in generale. Puntando il dito soprattutto contro un altro articolo (il quinto) del decreto 180 – che in questo non trova smentite – che riguarda la ‘segretezza’ imposta ai funzionari di Bankitalia, soprattutto quando si legge che “i dipendenti della Banca d’Italia sono vincolati dal segreto d’ufficio” e che “hanno l’obbligo di riferire esclusivamente al Direttorio le irregolarità constatate, anche quando assumono la veste di reati”. Difficile secondo Bizzarri ottenere giustizia, se neppure i reati accertati internamente potranno arrivare alle orecchie delle procure. E ancora più difficile per il mondo bancario recuperare quella credibilità di fronte ai cittadini che ogni giorno appare sempre più lontana.

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