The scriblerus club
31 Agosto 2006
Ovvero quando la satira tiranneggia

Sateriale come Karl Kraus

di Giacomo di cristallo | 3 min

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Kark Kraus, qui ritratto da Kokoschka, sembra quasi nell'atto di scrivere la sua risposta al ''Carlino''. La poltrona, però, non è quella di palazzo municipale

Kark Kraus, qui ritratto da Kokoschka, sembra quasi nell'atto di scrivere la sua risposta al ''Carlino''. La poltrona, però, non è quella di palazzo municipale

Sateriale come Karl Kraus. Il sindaco di Ferrara è stato attaccato sulle pagine del “Carlino” per il suo presunto “elitismo culturale”. Un affondo che nasce dalla polemica sui tagli al Buskers Festival operati dall’amministrazione comunale e che si propaga a macchia d’olio per lambire tutta la serie di eventi che circondano la città estense.

Roba da far traballare lo scranno più alto di Palazzo municipale. E lo scranno ha traballato, eccome. Sateriale ha sbottato il suo malumore con una replica dai toni sarcastici: “mi verrebbe da credere si sia trattato di un equivoco e che l’autore si sia sbagliato sindaco”, snocciolando i punti controversi della… controversia. Eppure il primo cittadino dovrebbe sentirsi tranquillo, se non addirittura lusingato di finire carta da polemica sulle rotative del “Carlino”. Quasi una nemesi storica, infatti, vuole il quotidiano bolognese protagonista di un’altra aggressione a un altro personaggio “famoso” nel campo della cultura (questa volta forse sì che si potrebbe far valere la distinzione in seria A e serie B come vuole la diatriba). Parliamo di Karl Kraus, uno dei più grandi scrittori satirici del Novecento.

L’autore de “Gli ultimi giorni dell’umanità” (rappresentato in Italia, guarda caso, da quel Luca Ronconi chiamato in causa sul quotidiano – ma questa è un’altra storia) ammoniva che “la nostra civiltà è costituita di tre cassetti, di cui due si chiudono quando il terzo è aperto: lavoro, divertimento e istruzione”. Si potrebbe leggere: commercianti, buskers e cultura. Ma anche questa è un’altra storia. Bando alle ciance “elitarie” e veniamo al sodo.

Il 1 aprile del 1913 lo scrittore, considerando la fama raggiunta oltre confine, così annotava divertito:

“A Bologna Il Resto del Carlino, in un articolo con il titolo a grandi lettere, KRAUS, [tratteggia] un quadro del favore di cui gode La Fiaccola a Vienna e che io stesso non mi sono mai immaginato tanto insopportabile:

«Diciamo che nessuno scrittore di Vienna – questo l’incipit del quotidiano, ndr – gode la popolarità dell’uomo della “Fiaccola” (“Die Fackel”, il foglio che Kraus dirigeva, ndr) -, ma è dir poco. Kraus è come il mezzo sigaro: qualche cosa tra l’inutile e il piacevole, un’abitudine, un passatempo. A lungo andare può riuscire insopportabile, ma sa frantumarsi. Si divide da se stesso in centellini. La sua rivista è sgranellata, una rivistina bijou dove non c’è mai pericolo di perdere il filo…»

“Se fosse vero – prosegue Kraus -, sarebbe terrificante. Per l’autore dell’articolo sono anche «un uomo senza fede e senza principi, dalla chiacchiera piacevole, per il quale la filosofia è più detestabile d’un catarro intestinale»: sì, questo è vero, la filosofia davvero mi piace meno di un catarro intestinale. Forse si è andata lamentando di me in Italia? Ma alla fine lo stesso giornalista ammette che La Fiaccola è l’unica rivista di Vienna che si possa consigliare a uno straniero perché sprizza da ogni pagina intelligenza viva. Dunque, perlomeno servo al turismo”.

L’augurio che facciamo al nostro primo cittadino, allora, è di continuare su questa strada, se anche il suo esempio può servire a tornare a “colpire la fantasia, oltre che dei turisti, anche dei ferraresi”. L’augurio per la controparte, invece, lo lasciamo allo stesso Kraus, che probabilmente dopo oltre 100 anni qualche sassolino dalle scarpe con le ghette vorrà pur levarselo: “Tolse un dio ai giornalisti di soffrire ciò che dicono”.

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