Economia e Lavoro
4 Dicembre 2015
Calvano: "Eni presenti una strategia chiara". Mantovani (Cisl): "C'è confusione politica. È Renzi a dare il via libera"

Versalis, un Pd in crisi di identità per impedire la cessione

di Ruggero Veronese | 4 min
Stefano Mantovani (Cisl) e Paolo Calvano

Stefano Mantovani (Cisl) e Paolo Calvano

“Sei il segretario regionale del Pd e il tuo segretario nazionale è Renzi. È lui a dare il via libera alle strategie industriali di Eni”. I toni salgono quando, dopo un’ora e mezza di assemblea sindacale al petrolchimico, il leader della Cisl – Femca provinciale Stefano Mantovani si rivolge direttamente a Paolo Calvano chiedendo alla politica (o almeno al Pd) di prendere una posizione chiara. Il tema della discussione – e del relativo sciopero negli stabilimenti del gruppo Eni – è di quelli capaci di ricompattare le sigle sindacali e di mobilitare la maggior parte dei lavoratori: il colosso italiano degli idrocarburi è in cerca di partner industriali e ha di fatto messo sul mercato le sue aziende (Versalis in primis) non indirizzate alle attività di estrazione.

Un’operazione che potrebbe portare a pesanti ripercussioni su tutta la chimica in Italia, vista la peculiarità di un comparto in cui ogni industria è un ingranaggio indispensabile: dalla raffinazione degli idrocarburi alla produzione di catalizzatori e polimeri, se viene a mancare uno dei passaggi intermedi l’intero sistema rischia di collassare sotto il peso dei costi e delle difficoltà di approvvigionamento. In questo caso i problemi sono cominciati dopo l’insediamento del nuovo ad di Eni Claudio Descalzi, nominato del governo Renzi, che ha messo in stand-by il piano di investimenti da due miliardi di euro nelle aziende del gruppo, fermo a 800 milioni. Investimenti che puntavano sia a un ingresso nella chimica ‘verde’ che al rilancio di quella tradizionale, ad esempio attraverso il ripristino del cracking di Porto Marghera.

Nel frattempo le notizie che arrivano dal gruppo sono a dir poco fumose: l’ad di Versalis Daniele Ferrari, in audizione al Senato, ha affermato che Eni ha intenzione di mantenere in Versalis una quota “abbastanza significativa per un periodo altrettanto significativo”. Se per ‘quota abbastanza significativa’ intendesse più o meno del 51% – dettaglio piuttosto significativo, per usare le sue parole -, al momento non è dato sapere. Ma una delle ipotesi giunte alle orecchie dei sindacati, e riferita nell’assemblea ferrarese dal segretario Filctem – Cgil Fausto Chiarioni, descrive uno scenario allarmante: la quota in vendita sarebbe pari al 70%. Detta in poche parole: il rischio è che lo Stato consegni il potere decisionale di un intero comparto alle logiche degli investitori privati, che potranno legittimamente pianificare le proprie strategie senza dover fare i conti con gli interessi pubblici.

In questo scenario il ruolo della politica diventa indispensabile e all’assemblea dei lavoratori si sono presentati anche, assieme a Calvano, l’assessore alle attività produttive Caterina Ferri e i consiglieri Pd Luigi Vitellio, Renato Finco e Pietro Turri. Calvano e Ferri hanno preso parola per assicurare il supporto del Pd emiliano-romagnolo, con in testa l’assessore regionale Palma Costi, annunciando che sabato saranno a Roma per discutere della questione al Ministero per lo sviluppo economico. Secondo Calvano in Italia occorre cambiare la “visione un po’ conflittuale dell’industria chimica, che viene vista come elemento dannoso per i territori”. Una ‘cattiva fama’ che secondo il segretario condiziona anche le posizioni politiche, come quella delle amministrazioni regionali in Veneto e Lombardia (guidate dai leghisti Luca Zaia e Roberto Maroni) che, pur rientrando nel ‘quadrilatero della chimica (con Porto Marghera e Mantova), non hanno ancora preso posizioni critiche sui disinvestimenti di Eni. “Per adesso la nostra Regione è un po’ sola in questa battaglia e stiamo cercando di portare avanti un’operazione istituzionale per portare il nostro livello di attenzione anche alle altre regioni. Dobbiamo essere forti e compatti nel chiedere a Eni di presentare una strategia industriale chiara”.

Ciò che per i sindacati rimane un mistero è l’ambivalenza del Partito Democratico, contrario a livello regionale alle decisioni dei dirigenti scelti dalla segreteria nazionale. Qual è la vera posizione del Pd – se ce n’è una – sul comparto chimico? Mantovani della Femca spiega a Calvano le proprie perplessità affermando che “so che nel Pd ci sono diverse sfumature, ma bisogna far capire che questo modello di divisione degli enti è un modello sbagliato. Non è possibile che nel febbraio del 2014 si faccia un accordo per il cracking di Marghera e che dopo sei mesi, solo perchè si insediato il nuovo governo, ci vengano a raccontare che l’accordo non è più valido. Significa che c’è confusione politica. Noi dobbiamo consolidare la situazione di Versalis perchè solo lo Stato può incentivare la chimica verde. Non conosco nemmeno un imprenditore privato che abbia investito, al di fuori dei fondi europei, nelle attività ecologiche e nelle energie rinnovabili”.

Calvano, dal canto suo, ammette che “c’è una differenza di vedute tra i vari livelli istituzionali, ma contiamo di poter arrivare a una strada condivisa che consenta non solo di salvare il settore, ma di fargli fare anche un passo avanti. Concordo sul fatto che deve essere il settore pubblico a indicare la strada”. Il Pd emiliano romagnolo insomma ha preso una posizione esplicita: va bene cercare partner industriali, ma non al costo di cedere il controllo di Versalis e delle altre aziende Eni. Dopo l’incontro di sabato a Roma, capiremo se e quanto i politici regionali faranno breccia nelle decisioni del governo. E, di conseguenza, in quelle dei dirigenti Eni.

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