Jolanda
24 Novembre 2015
La Gdf racconta le indagini a carico dell'ex broker: "Dal 2006 al 2013 ha speso 4,6 milioni di euro con le carte di credito"

“Mazzoni proponeva carta straccia”

di Daniele Oppo | 3 min

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raffaele mazzoniFinite le decine di testimonianze dei clienti truffati da Raffaele Mazzoni, il broker Mediolanum di Joalanda a processo per truffa, è la volta del maresciallo della Guardia di Finanza che ha coordinato le indagini.

Davanti al giudice Debora Landolfi il pm Nicola Proto ha infatti chiamato a testimoniare il luogotenente Roberto Piscitelli che ha spiegato come le Fiamme Gialle siano arrivate a ricostruire la truffa da 11,5 milioni di euro.

Dopo aver raccolto le prime denunce da parte dei clienti che non erano più riusciti a entrare in contatto con Mazzoni gli inquirenti hanno approfondito il modus operandi del broker relativo a un totale di 151 posizioni (alcune per singoli, altre che riguardavano interi nuclei familiari) sulle 500 totali del portafoglio dell’ex broker.

“Quando proponeva gli investimenti – spiega il luogotenente – compilava dei documenti dove indicava nome e cognome, data e tempo dell’investimento previsto e poi l’importo a scadenza”. Sembra una normale modalità ma, spiega il maresciallo, “utilizzava prima i Bimer e poi i Medplus: il Bimer era un documento falso, utilizzato da Mediolanum, che ancora non era una banca, fino al 1997 e che faceva riferimento alla Carisbo, ma al momento in cui li proponeva erano carta straccia perché non più usati”.

Ma anche i Medplus, pur non essendo ‘carta straccia’ non erano regolari. Secondo la Gdf infatti “erano in uso a Mediolanum ma hanno delle caratteristiche particolari: è una scheda di collocamento ma non c’è rassicurazione sull’importo investito, quelli erano investimenti a rischio, legati all’andamento della Borsa e in cui non si poteva prevedere a priori l’interesse”. Eppure, racconta ancora Piscitelli, “Mazzoni indicava a mano, in alto a destra, la scadenza, i tassi lordo e netto e l’ammontare alla scadenza che però non erano previsti da quello strumento finanziario”.

Ci sono poi i rendiconti presentati ai clienti, “fogli scritti a mano su carta intestata Mediolanum, dove indicava tutti gli investimenti e il loro ammontare con gli interessi”.

Non solo, secondo i risultati dell’indagine, Mazzoni si serviva di due persone per “schermare” le proprie operazioni e di cui “si serviva per far girare il denaro dei clienti perché non poteva apparire direttamente, se no la banca se ne sarebbe accorta prima”. Dai loro conti sarebbero passati circa un milione di euro: 617mila nel primo, 305mila nel secondo. Le due persone sono risultate essere molto vicine al broker: il primo era un suo parente, l’altro “lo definiva come suo padre putativo”.

Mazzoni è risultato essere titolare di ben cinque conti correnti (tutti sequestrati quando erano ormai vuoti) aperti in altrettanti istituti di credito con i quali “ha continuato a raccogliere assegni fino agli ultimi giorni”. Secondo le indagini “nel complesso ci sono stati dei prelievi rilevanti anche con l’utilizzo di carte di credito”. Il maresciallo è poi entrato nello specifico per gli anni dal 2006 al 2013. “Nel complesso abbiamo registrato addebiti per 600mila euro e accrediti per 2,2 milioni”. Poi ci sono le carte di credito con le quali Mazzoni “ha effettuato spese per 4,6 milioni di euro, tutte personali”.

Mazzoni peraltro si sarebbe dimostrato “collaborativo” durante le indagini, anzi “si è presentato spontaneamente” e “ha reso 15-20 interrogatori per ricostruire tutte le 151 posizioni”. Ricostruzioni però molto difficoltose anche nel quantifica l’ammontar delle singole posizioni: “Ci siamo trovati davanti a reali investimenti con Mediolanum e poi il giro di assegni che Mazzoni aveva messo in piedi per poter gestire la situazione”.

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