Mentre la radio canta che “sarà difficile chiederti scusa per un mondo che è quel che è”, mi ritrovo in un attimo a pensare a mio figlio, io che sono una mamma qualsiasi in questi tempi malati di narcisismo. Mi ritrovo anche a confrontarmi con una visione lucida e amara delle responsabilità adulte che dall’11 settembre arrivano al 13 novembre, che da New York raggiungono Parigi. Mi ritrovo a guardare quel che resta il giorno dopo: vite abbandonate, amori soffocati, ricordi e silenzi che mi costringono a giudicare e a non giustificare.
Mai come oggi l’essere genitori significa ritrovarsi a dover affrontare una grande pluralità di realtà e di situazioni. Questo vuol dire ammettere che il sentimento nobile che l’amore per un figlio porta con sé, oscilla anche nel polo opposto, verso la paura…eh già perché timore e risolutezza sono le due facce naturali intorno alla medaglia della vita.
E sono proprio i dubbi, le apprensioni e le incertezze a costringerci a frugare nelle tasche della vita ed i figli, si sa, sono il luogo giusto per imparare quest’ arte. Essere genitori significa infatti capire che siamo la via principe e più potente per trasmettere valori, modelli e codici emotivi. Lo dobbiamo fare attraverso l’impegno del dialogo e della cura, attraverso la fiducia in noi stessi e in loro, perché questi sono gli unici modi che abbiamo per coltivare la nostra e la loro LIBERTA’. i figli sono risorse proprio per questo, perché ci ricordano in continuazione le cose più importanti, ossia che non avremo mai amato abbastanza e mai viaggiato a sufficienza per capire che la vita, seppur agitata dalle onde, “fluttua ma non affonda”.
Vorrei che ci fosse qualcosa di buono che scorre tra queste righe, che ci aiuti a ricordare che le esperienze, anche le più tragiche, vanno e cercano altre strade. Anche quando infatti la vita sembra finita ricomincia: “It’s life, still”! Basta trovare il coraggio di viaggiare insieme, anche là dove abita la fantasia, per capire il momento in cui è ora di fare un passo indietro rispetto alle nostre paure e a quel punto, mentre guardo la parte migliore di me e di suo padre, mi accorgo che “sarà fin troppo semplice mentre tu ti giri e continui a ridere”. Spengo la radio, sono arrivata.