Cronaca
4 Settembre 2015
Nasce il progetto di Comune e associazioni per trasformare l'assistenzialismo passivo in vera integrazione

I migranti si mettono in gioco per la pulizia della città

di Ruggero Veronese | 3 min

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unnamed (9)La strada da percorrere è sempre quella: trasformare un modello di assistenzialismo ‘passivo’ in uno strumento di vera integrazione culturale e formazione professionale. Ovvero – mettendo da parte ogni tecnicismo – insegnare ai profughi e ai richiedenti asilo che, mettendosi in gioco e aiutando la comunità, saranno sempre ben accetti sul territorio ferrarese. E allo stesso tempo dimostrare alla popolazione locale, sempre più in tentata dalle facili generalizzazioni, che non necessariamente l’immigrazione implica degrado o criminalità. Anzi: se indirizzata con intelligenza, può servire proprio a contrastare questi fenomeni.

È questa la filosofia da cui nasce il nuovo progetto messo in piedi dal Comune di Ferrara assieme all’associazione di volontariato Anolf, alla comunità di accoglienza La Casona e a Ferrara Mia, con il supporto di Hera. In luglio infatti alcuni richiedenti asilo dei programmi Mare Nostrum e Sprar si sono proposti come volontari per poter ‘ricambiare il favore’ verso la città che li ospita e gli enti e le associazioni coinvolte hanno colto al volo l’occasione: nel giro di un paio di mesi sei ragazzi (un senegalese, due afghani e tre pakistani) hanno frequentato un corso di formazione come operatori ecologici e dalla settimana scorsa girano per la zona Gad spazzando strade e vialetti e raccogliendo pattume e immondizia. Una prova sul campo molto importante, visto che l’obiettivo dichiarato di operatori e amministrazione comunale è quello di coinvolgere più migranti possibile nel progetto. “In questo momento siamo ancora in una fase di sperimentazione – dichiara l’assessore ai lavori pubblici Aldo Modonesi -, che può essere vista come una sorta di ‘stress test’ prima di una diffusione su scala più ampia”.

unnamed (11)Ragionamenti che per il momento non toccano Jabbar, Hayat e Lassana, i tre ragazzi impegnati nella pulizia del parco in piazzale Giordano Bruno. Timidi e un po’ imbarazzati, preferiscono concentrarsi sulle proprie mansioni piuttosto che parlare davanti alle telecamere. Meglio prenderli da parte con più tranquillità e farsi raccontare, come nel caso di Lassana, delle loro speranze di trovare un lavoro in Italia e di come il volontariato sia importante per mettere il naso fuori dalla comunità e prendere confidenza con la realtà ferrarese. “Qual è il mio obiettivo? Qua mi piace e la gente ci tratta bene – risponde mischiando inglese e francese -. Voglio trovare un lavoro, ma se non riesco andrò via dall’Italia. L’importante è lavorare”.

Una speranza a cui purtroppo, al momento, nessuno può dare risposta: durante i sei mesi di iter in cui i migranti sono classificati come ‘richiedenti asilo’, nessuno di loro può sottoscrivere un contratto di lavoro. E il rischio è che, al termine dei piani di accoglienza, centinaia di persone escano dall’impasse burocratico senza nel frattempo aver maturato alcuna esperienza, senza aver allacciato contatti professionali e a volte già troppo abituati a ricevere assistenza senza corrispondere nulla in cambio. E in questo contesto, mettersi alla prova come volontari è l’unica strada percorribile per cominciare un percorso di integrazione. Ne è consapevole il 27enne coordinatore della Casona Andrea Fergnani, che vive – nel vero senso della parola – assieme agli ospiti della comunità. “Questo progetto è un punto di incontro tra la società civile e i migranti – afferma Fergnani -, che sono molto grati di potervi prendere parte e di poter uscire allo scoperto, fronteggiando una realtà diversa da quella della comunità”.

unnamed (10)“Per noi – afferma la responsabile di Anolf Bruna Barberis – la missione è la lotta a tutte le forme di xenofobia. Riteniamo che la tua casa sia dove vivi, quindi anche questi ragazzi devono anche poter contribuire a lavorare per la comunità. È un progetto che ci è subito piaciuto tantissimo perché si va oltre all’assistenzialismo puro: c’è un coinvolgimento vero, che speriamo di riuscire ad ampliare il più possibile”.

 

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