L’Arpa Emilia Romagna ha pubblicato il “catasto” dei siti contaminati nel territorio regionale: nel Ferrarese sono 36 in tutto, pochi in valore assoluto, tanti rispetto alla popolazione residente.
In regione, fino ad aprile 2015, i siti inseriti nel catasto con in corso una procedura di bonifica sono in tutto 379 divisi tra le nove province. In termini di presenze assolute la provincia di Ferrara è nella parte bassa della classifica, mentre in vetta spicca Bologna con 88, seguita da Ravenna (66), Modena (46), Reggio Emilia (43) e Parma (42). Dopo Ferrara (36) troviamo Forlì-Cesena (29), Piacenza (21) e Rimini (8).

(figura dal Report Arpa)
La prospettiva cambia se si considera l’incidenza dei siti contaminati in base al numero della popolazione residente nelle singole province. In questo caso Ferrara fa un deciso balzo in avanti risultando seconda in classifica con 10 siti ogni 100mila abitanti. Davanti c’è solo la provincia di Ravenna che risulta essere quella con la pressione maggiore sulla popolazione residente con 17 siti ogni 100mila abitanti mentre Rimini è quella meno interessata con solo 2 siti ogni 100mila abitanti.

(figura dal Report Arpa)
Nello specifico, dei 36 siti contaminati nel ferrarese aventi un iter procedurale in corso, 19 sono siti industriali, 15 sono punti vendita carburante e i restanti due sono “da ricondursi prevalentemente ad avvenimenti accidentali” (abbiamo preparato una mappa navigabile).
La distribuzione territoriale delle aree da bonificare è caratterizzata dal numero elevato di siti presenti nel comune di Ferrara (12), seguito dall’area centese (8). Seguono Comacchio (5), Argenta (3), Bondeno e Copparo con due 2 siti ciascuno, e poi Goro, Portomaggiore, Ro e Sant’Agostino con un solo sito.
“La Provincia di Ferrara – si legge nel report – ha una distribuzione dei siti contaminati legata principalmente alla posizione degli insediamenti industriali e dei punti vendita carburante. Mentre per questi ultimi, la loro diffusione capillare porta a una distribuzione più omogenea su tutto il territorio provinciale, le aree produttive, soprattutto quelle “storiche”, sono individuate principalmente nella città di Ferrara e nel comune di Cento. In maniera molto meno rilevante – prosegue Arpa – altre aree contaminate sono in corrispondenza di singoli insediamenti industriali posizionati nei restanti territori comunali della provincia”.
Da notare però che la presenza dell’industria non è strettamente legata a quella di siti da bonificare, molto dipende (tra le altre cose) dalla tipologia e dagli anni in cui sono sorte le attività. Ad esempio, come mostra la carta qui sotto, le aree di Sipro e del settore tessile (cerchi blu e rosso nella provincia estense) non hanno al loro interno zone contaminate e, in generale, nel ferrarese, gli unici siti industriali che hanno generato la necessità di bonifiche son quelli dell’industria chimica a Ferrara e meccanica a Cento: il restate – residuale – è appannaggio dei distributori di carburante o di contaminazioni “accidentali”.

(carta dal Report Arpa)
Fra i siti rilevanti in tema di bonifiche, ovviamente, c’è il petrolchimico di Ferrara con i suoi 250 ettari che ospitano le aziende Syndial, Basell, Cef, Softer (ex P-Group), Iti Polymers, Sapio, Sef, Polymia, Versalis, Ifm e Yara, “dove la concentrazione nel tempo di attività connesse alla chimica ha portato ad un inquinamento delle matrici terreno e acque sotterranee ma con una variabilità orizzontale e verticale molto spiccata”.
I principali inquinanti riscontrati dalle analisi fatte nel tempo da Arpa sono alcuni metalli (specie nei terreni), idrocarburi, organici aromatici, policiclici aromatici, alifatici clorurati cancerogeni e non, alifatici alogenati cancerogeni e ftalati.
Ma, secondo l’agenzia regionale, “La fase di caratterizzazione [degli interventi] ha mostrato una contaminazione dei terreni in pochi punti e per superfici di ridotte dimensioni. In molti casi è difficile anche trovare correlazioni tra gli inquinamenti a hot spot del sottosuolo e quello delle acque sotterranee“.
“Importante rilevare – afferma ancora Arpa – come le attività di bonifica delle diverse matrici siano tuttora in corso mentre quelle già concluse stanno facilitando nuovi insediamenti produttivi (come ad esempio per le aree di proprietà della Versalis Spa). Questo risultato è stato favorito da una serie di protocolli d’intesa siglati nel tempo tra aziende coinsediate, comune ed enti di controllo per la gestione delle procedure amministrative e il monitoraggio condiviso della stessa area industriale”.
Problemi ambientali sono stati infine riscontrati anche dai rilevamenti nei punti vendita di carburanti: “I principali contaminati sono ascrivibili a quelli tipici dei distributori (idrocarburi, sostanze additive come MTBE ed ETBE, con la presenza in alcuni casi anche di clorurati”.
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