Economia e Lavoro
10 Luglio 2015
Secondo i commissari il danno causato dai cda dal 2007 al 2013 sarebbe di 309 milioni. Lenzi: "Sono sgomento"

Carife chiama in giudizio gli ex vertici per 100 milioni

di Ruggero Veronese | 4 min

OLYMPUS DIGITAL CAMERAUn danno economico da 309 milioni, dovuto a una ‘mala gestio’ capace di mettere in ginocchio una delle più antiche casse di risparmio italiane: Carife. Questo è quanto emerge dai conti dei commissari di Bankitalia Giovanni Capitanio e Antonio Blandini. Che, oltre a proseguire con le politiche di risanamento della banca sotto amministrazione straordinaria, hanno intrapreso anche un’iniziativa ben più diretta e clamorosa: chiedere il conto ai presunti responsabili. Ovvero a tutte, nessuna esclusa, le 30 persone (tra ex dirigenti, amministratori e sindaci revisori) che tra il 2007 e il 2013 si occuparono della gestione della banca e delle attività di controllo che avrebbero dovuto far emergere molto prima i suoi guai finanziari. Prima che venissero effettuate operazioni dagli effetti catastrofici come quella Vegagest. O come l’acquisizione della società Commercio & Finanza, oggi una delle ‘zavorre’ più pesanti per i commissari impegnati nel lavoro di ‘alleggerimento’ e risanamento dei conti Carife.

A confermare a Estense.com la notizia, anticipata dalla “Nuova Ferrara”, è lo stesso ex presidente Sergio Lenzi, che si dice “sgomento”: “noi abbiamo cercato di rimediare a danni preesistenti e nell’interesse della banca”. A ogni modo il 15 ottobre prossimo si terrà la prima udienza civile davanti al tribunale delle imprese di Bologna, dove saranno chiamati a comparire le 30 persone a cui sono stati inoltrati gli atti di citazione in giudizio e i rappresentanti della società di revisione Deloitte & Touche. Tutti ritenuti responsabili in solido dell’ingentissimo danno economico subito dalla banca, che verranno chiamati a risarcire parzialmente a seconda di quello che fu il loro effettivo ruolo nelle varie vicende prese in esame. Per quanto il conto dei commissari arrivi a 309 milioni, la cifra che verrà richiesta in giudizio si ferma a 100 milioni: una stima prudenziale, calcolata con ogni probabilità per far leva sulle responsabilità più accertabili e massimizzare le possibilità di un effettivo risarcimento. Una cifra comunque assai importante, se si considera che l’aumento di capitale in programma da parte del Fondo Interbancario di Tutela Depositi per il salvataggio di Carife sarà pari a 300 milioni di euro.

Ma vediamo nel dettaglio chi sono le persone chiamate a rispondere e le varie operazioni per le quali i commissari chiederanno i danni. Il tutto, come premesso, si concentra sul periodo 2007-2013, quindi sull’operato dei cda guidati da Alfredo Santini (fino all’aprile 2010) e da Lenzi (fino al commissariamento nell’aprile 2013). La prima operazione presa in esame – nonchè forse la più ‘ingloriosa’ nella storia della banca – è quella legata all’operazione immobiliare milanese Vegagest con la famiglia Siano, che assieme ai fondi Aster e Calatrava si vide erogare una pioggia di fondi da parte di Carife. Una concessione che secondo i commissari Capitanio e Blandini avrebbe causato un danno da 174 milioni di euro (anche se le possibilità di recupero si aggirerebbero attorno ai 31 milioni) da chiedere al 70% ai componenti del cda di Murolo e in misura minore alla gestione successiva. Direttamente legata a questa operazione (e alle perdite finanziarie che ne derivarono) fu la richiesta di un fido da 15 milioni alla Cassa di Risparmio di Cesena, nel 2009, che tuttavia viene garantito attraverso una fidejussione da 12 milioni proprio da Carife, che si troverà costretta a saldare tale cifra in seguito a un decreto di ingiunzione.

Una cifra che impallidisce però rispetto a quella in ballo nel caso Commercio & Finanza, la società napoletana di consulenza che dal momento del suo ingresso nel Gruppo Carife ha causato perdite per ben 95 milioni di euro, oltre a un’oggettiva difficoltà nelle attuali trattative dei commissari per la cessione della controllata. Si continua poi con una serie di errori gestionali (suddivisi per un terzo nella gestione Santini, due terzi in quella Lenzi) che avrebbero portato a sopravvalutare le possibilità di recuperare i crediti più problematici, rendendo assai incerta e fragile la situazione patrimoniale messa a bilancio dalla banca. E tra le richieste di danno minori – ma di alto valore ‘simbolico’ – vi è la questione della ricchissima buonauscita con cui Murolo prese congedo dalla banca, in seguito alle ispezioni di Bankitalia del 2009: ben 1,23 milioni di euro. Soldi per i quali, secondo i commissari, l’ex dg non avrebbe dovuto vantare alcun diritto.

Veniamo alle persone coinvolte: oltre agli ex presidenti Alfredo Santini e Sergio Lenzi, negli atti di citazione in giudizio compaiono gli ex consiglieri del cda Tiziano Artioli, gli eredi di Mauro Barzetti, Marco Berti, Antonio Bondesani, Andrea Calamanti, Aleandro Capatti, Riccardo Fava, Paolo Govoni, Mario Guidi, Ennio Manuzzi, Massimo Marchetti, Corradino Merli, Teodorico Nanni, Renzo Ricci, Luigi Piergiuseppe Ferdinando Roth, Simonetta Talmelli e Giuseppe Vancini; gli ex sindaci revisori Luigi Argentini, Valter Bignozzi, Lazzari Paolo, Stefano Leardini, Andrea Malfaccini e Marco Massellani; gli ex dg Giuseppe Grassano e Daniele Forin e il revisore legale Michele Masini assieme alla società Deloitte & Touche.

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