Un libro rosso, con un titolo bianco: “La scuola nel cuore”. È questo il simbolo della staffetta per lo sciopero della fame contro il ddl “La buona scuola” proposto dal Governo e in discussione al Parlamento che gli insegnanti (e non solo) di Bologna hanno consegnato ai colleghi ferraresi.
Dopo i sette giorni di sciopero della fame – dalle 9 alle 23 – di insegnanti, personale Ata, genitori e studenti felsinei, tocca ora a quelli estensi che rimarranno volontariamente senza cibo (sempre dalle 9 alle 23) per tre giorni a partire da lunedì per poi consegnare a loro volta il testimone – il libro rosso, che contiene i pensieri dei cittadini bolognesi, e anche di Maurizio Landini – a un’altra città che probabilmente sarà Modena.
“Il nostro scopo è attirare l’attenzione sui rischi e i pericoli della riforma – spiega Mauro Presini, insegnante e membro del comitato nazionale per la Lip (legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica”) -. Adesso che la discussione passerà al senato contiamo molto sul sostegno di alcuni senatori Pd come Walter Tocci, grande conoscitore della scuola, Corradino Mineo e Sergio Zavoli che sono stati molto critici. Il tempo chiesto da Renzi – prosegue Presini – un tempo con il naso lungo, vuole prima sentire le sezioni Pd come se non ci fossero state manifestazioni e proteste. Ci dicono che non abbiamo proposte alternative ma c’è un disegno complessivo già depositato”.
Protesta contro la riforma (appoggiata da una lunga lista di sigle sindacali) ma anche contro il racconto stesso della protesta fatto da chi appoggia il disegno di legge: “Non è vero che siamo contro la valutazione degli insegnanti e degli istituti, e non è vero che siamo contro le riforme – rimarca Presini -: con una delle più belle, quella del 1985 sulle scuole elementari, non ci sono state manifestazioni perché ha coinvolto gli esperti, i pedagoghi, gli storici, gli insegnanti e non solo gli economisti. Oggi invece – afferma ancora il docente -, qualcuno pur di risparmiare interviene senza sapere nulla della scuola e per questo stiamo protestando. Chiediamo di coinvolgere i cittadini perché questo ddl calpesta la costituzione, crea un preside podestà: c’è un’emergenza di autoritarismo che riflette il tremendo problema che sta vivendo la nostra democrazia”.
Per Katia Cardinale, presidente di Proteo Ferrara, “è gravissimo quello sta succedendo perché incide gravemente sulla società che non capisce la protesta e pensa sia fatta da insegnanti che non accettano il cambiamento”. Una protesta che va invece contro il tipo di cambiamento voluto dalla maggioranza di governo che Cardinale legge come “il tradimento della coesione sociale e della base costituzionale, fatta da chi non conosce la scuola e la storia”.
Intanto arrivano anche altri numeri sullo sciopero degli scrutini con i dati di Argenta (bloccati tra il 60 e 70%) e Codigoro (cifre simili) che confermano quanto già avvenuto in città dove il blocco ha visto punte molto elevate nei vari istituti, “soprattutto – spiega Hania Cattani, segretaria della Flc Cgil – tra gli istituti superiori e anche nelle scuole medie”. “I docenti – racconta ancora la sindacalista – si nono tra l’altro messi d’accordo per creare un meccanismo di solidarietà e fare la colletta per pagare il collega che, nei vari istituti, ha reso possibile lo sciopero”.
La protesta, anche una volta concluso lo sciopero della fame, proseguirà anche nelle giornate dal 23 al 25 giugno, quando ci sarà la discussione al Senato: “A Roma c’è già un presidio – spiega Cattani -, noi ci dobbiamo organizzare per proporre qualcosa anche qui a Ferrara. Sarà una lunga estate”.