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13 Aprile 2015

Cinema, frenetica passion

di Gianni Fantoni | 4 min

All’età di 17 anni, come molti ferraresi in quel 1984, ho fatto la comparsa in un film di Marco Ferreri, “Il futuro è donna”, girato a Ferrara nelle scene al palasport. Facevo parte del pubblico di un concerto che ad un certo punto, per colpa della carica della polizia, scappa e travolge, uccidendolo, il protagonista maschile Niels Arestrup, nel cast assieme ad Hanna Schygulla e Ornella Muti. Non ne sono ancora sicuro, ma credo che nel film s’intraveda di me, per qualche decimo di secondo, un gomito e un lobo dell’orecchio sinistro. Non firmai nulla, né nessuno me lo chiese, ed essendo minorenne ero del tutto abusivo. Considerate le lungaggini, le ripetizioni dei tempi del cinema e il mio risibile apporto alla pellicola non ne fui particolarmente colpito, anzi. Ricordo però gli occhi spiritati di Marco Ferreri e la sua sottile e feroce ironia che permeava il set: ecco, per quello sì che ne valse la pena. Davanti a tutti contraddisse, imbarazzandolo, il suo aiuto regista, che ci aveva appena detto: «Quando entrate nel palasport non guardate dentro la macchina da presa!» e Ferreri: «Fate quello che vi pare, non state a sentire quello che vi dice lui… guardate dove vi pare!» Praticamente si sabotava le riprese da solo!

Ho avuto occasione di assistere alle riprese de “Gli occhiali d’oro”, una notte del 1987. Il set era allestito accanto al castello, di fronte al teatro comunale. Giuliano Montaldo dirigeva Philippe Noiret. La gente assiepava la strada in un silenzio irreale. Il centro di tutto era il grande attore francese, da solo in scena. Tutti gli occhi, le luci, i respiri, prendevano il ritmo dalle sue azioni, che erano poi giusto una camminata, niente di che. Ricordo che mi chiesi come poteva essere la sensazione di ritrovarsi al posto suo. Una curiosità presto colmata, più o meno, nel 1991, quando presi parte al mio primo film, che per fortuna non uscì mai né al cinema né in dvd: “Scuola di ecologia”, un film comico che racconta le imprese di una specie di esercito di cretini capeggiati da Paul Smith, attore americano visto al cinema, tra l’altro, anche come brutta copia di Bud Spencer. Regia di Mariano Laurenti, fautore della serie dei Pierino con Alvaro Vitali.

Film dimenticabile ma foriero di un ricordo indelebile: il produttore mi rifilò 200.000 lire false.

Nel 1999 ho fatto un piccolo ruolo in un film in costume, regista straniero. “Dolce far niente”, di Noe Caranfil, con Isabella Ferrari, Giancarlo Giannini e un giovane Pierfrancesco Favino nella parte di Gioacchino Rossini. Io ne interpretavo l’agente. Ricevetti grandi complimenti sinceri di 2 persone su tutti: da uno dei truccatori e dall’autista di Giancarlo Giannini, che con un bell’accento romano sottolineò: «C’hai ‘na bbella faccia!»

Ma il sogno di molti attori emiliani – e non – si avverò nel 2005. Pupi Avati mi diresse in “Ma quando arrivano le ragazze?” in cui ho un piccolo ruolo come padre di Claudio Santamaria. Per rendermi più vecchio mi rasarono i già pochi capelli che ho sul cocuzzolo. «Stai tranquillo, – mi dissero – giriamo le tue scene in 3 giorni consecutivi e poi ti ricrescono.» I giorni di lavoro sono stati poi effettivamente sparpagliati nell’arco di tre… mesi! Compresa la ricrescita, sono stato quasi calvo in testa per tutta quell’estate, e la cosa più drammatica per me è che nessuno notasse la differenza con quando ce li avevo… E naturalmente, non tutti i miei capelli si sono poi ripresentati all’appello…

Il batticuore grosso l’ho avuto incontrando un premio Oscar che mi ha voluto protagonista del trailer del suo nuovo film horror. Non mi ha fatto neanche il provino, abbiamo semplicemente pranzato assieme. Anno 2009, regista Anthony LaMolinara, vincitore per gli effetti speciali di “Spider-Man 2”del 2005. Dovevo interpretare un cuoco pacioccone all’apparenza ma assassino nella sostanza, il cui antagonista era Giancarlo Giannini. Mi sembrava di essere finalmente alla “svolta” della carriera. Quello che girammo doveva essere solo un assaggio del film che avremmo completato di lì a poco col nome di “Topino”, un titolo… spiazzante, vista la tematica. «Ma presto lo gireremo tutto. Sicuramente. Quasi sicuramente. Certissimo. Quasi certo.»

Non si fece mai.

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