Attualità
9 Aprile 2015

Punjab Padano

di Luca Bernardini | 3 min

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unnamed«Purtroppo i nostri giovani non vogliono più andare nelle stalle. E’ un problema risaputo, è un problema che è stato affrontato e loro lo hanno risolto». Queste sono le parole di Dalido Malaggi, sindaco di Pessina Cremonese, in apertura del documentario inglese Sikh Formaggio. Ed i “loro” a cui si riferisce il sindaco sono l’importante comunità Sikh, proveniente dal Punjab, Nord India, da anni stabilitasi nella nostra Pianura Padana.

«[la produzione del formaggio, Grana o Parmigiano] era un lavoro tipicamente delle nostre zone, ma venendo a mancare la manodopera, purtroppo ma nello stesso tempo per fortuna queste persone hanno salvato il settore» conclude Dalido Malaggi.

A parte l’oscuro “purtroppo” del sindaco, probabilmente auspicava per la figlia un fulgido futuro nella mungitura delle vacche, l’immigrazione dal Punjab ha davvero evitato scenari preoccupanti per la produzione di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, prodotti simbolo del made in Italy.

«Loro lo ritengono un lavoro sporco e non hanno tempo per questo. Alzarsi alla notte, lavorare con vestiti bagnati. A loro non piace». Sono le parole di Onkar Singh, indiano immigrato a Pessina Cremonese e questa volta “loro” siamo noi italiani.

Il documentario racconta la storia di questa popolazione che ha cominciato ad arrivare in Italia dalla fine anni ’90, prima gli uomini in cerca di lavoro, poi le loro famiglie.

E’ una classica storia di emigrazione: abbandono del proprio paese per povertà in cerca di miglior fortuna da un’altra parte.

Ma perché proprio i Sikh, e non altri popoli, anche più vicini all’Italia, come nordafricani o est europei, si sono inseriti in maniera così massiccia nella produzione di formaggio?

Innanzitutto i Sikh sono una popolazione a vocazione contadina e l’allevamento fa parte della loro secolare cultura. Inoltre secondo la religione Sikh la mucca è un animale sacro: maltrattare questo animale significa né più né meno che sacrilegio.

Alberto Corradi, produttore di Parmigiano Reggiano: «La manodopera indiana è una manodopera che va bene, sono persone affidabili».

Quando Onkar Singh si è trasferito in Italia più di 20 anni fa, la sua prima preoccupazione fu come gli italiani avrebbero reagito di fronte a una persona così diversa. Per questo, per addolcire “l’impatto” si è tagliato i capelli e tolto il turbante, nonostante la religione Sikh (un misto di Islam e Induismo) vieti agli uomini di tagliarsi barba e capelli e di mostrare in pubblico la chioma. Forse in questo caso il dio tricologo di Onkar ha chiuso un occhio. E ci dice anche che allora non aveva molta importanza quel “peccato”, poiché tutti i suoi compaesani emigrati avevano fatto lo stesso.

Ma a distanza di anni, la comunità Sikh è cresciuta sino ad arrivare in alcuni paesi della Pianura Padana al 16% della popolazione. Si sono stabiliti con famiglie e parenti. Qua e là in mezzo alla campagna nascono Gurdwara, templi dedicati alla loro religione. E ora, senza alcun problema, fanno sfoggio di barbe e turbanti.

I loro figli vanno a scuola e poi all’università. E qui rientriamo negli schemi dei movimenti migratori di tutto il mondo. I primi arrivati occupano posti di lavoro che nessuno vuole, ma la seconda generazione spera in un futuro migliore attraverso l’educazione. I figli di questi primi Sikh ora, magari con una laurea in mano, non aspirano a un impiego in stalla come i padri.

«Noi lavoriamo nelle fattorie, ma la prossima generazione non sarà contadina. Loro hanno studiato. Prima anche gli italiani erano contadini, lavoravano in agricoltura e nella produzione del formaggio» ci dice Onkar.

«Qui ci sarà un problema, nel momento in cui per ovvie questioni di età verranno a mancare i padri. A meno che da altre parti dell’India, ma anche da altre nazioni in via di sviluppo arrivino persone che prendano il lavoro ora in mano ai Sikh. Lo tengo a sottolineare, i Sikh hanno veramente salvato un’economia» chiude il documentario il sindaco di Pessina Cremonese.

 

Potete vedere il documentario a questo link: http://bit.ly/1FkTmpy

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