Fiscaglia
5 Dicembre 2014
Una famiglia accusa il dirimpettaio di atti persecutori, ma viene a sua volta querelata per lesioni personali

Guerra tra vicini, tutti condannati

di Ruggero Veronese | 2 min

tribunaleFiscaglia. Una guerra tra vicini di casa durata cinque anni, durante i quali due famiglie dirimpettaie di Massa Fiscaglia, tra una sfuriata e l’altra, ne hanno combinate di tutti i colori: insulti, pedinamenti, aggressioni verbali (e non solo), fino ad arrivare addirittura al danneggiamento di un’automobile e del giardino dei ‘nemici’, che un giorno lo trovarono addirittura ricoperto di escrementi. È una situazione che non poteva che finire in tribunale, quella che ha visto la famiglia Grassi scontrarsi con il proprio vicino di casa 34enne Enrico Balestra (solo un omonimo dell’ex consigliere comunale ferrarese) in una guerra a suon di querele incrociate. Il cui esisto ha lasciato tutti i protagonisti con l’amaro in bocca, vista la condanna unanime sancita dal giudice Landolfi verso entrambi i nuclei familiari.

La situazione della famiglia Grassi era comunque assai diversa da quella del vicino Balestra, come del resto risultava evidente anche dai capi di imputazione: stalking e lesioni l’accusa nei confronti del 34enne, che a sua volta aveva querelato i dirimpettai per lesioni personali, affermando di essere stato picchiato in seguito a una lite. Ne è quindi nato un processo unico, che vedeva tra l’altro la famiglia Grassi (composta da Uber, 85 anni, da sua figlia Anna, 57 anni, e suo marito Pierangelo Taddei, 64 anni) nell’insolita ‘doppia veste’ di imputati e parti civili, attraverso l’avvocato David Zanforlini, contro l’accusato e accusatore Balestra.

Il tribunale ha dovuto quindi far luce sulla veridicità delle varie querele arrivate in procura, a partire dalle prime depositate dalla famiglia Grassi. Che accusavano Balestra di comportamenti persecutori: non solo insulti e pedinamenti, ma anche sfregi all’automobile parcheggiata fuori casa e addirittura il ritrovamento di escrementi nel loro giardino. Facile immaginare la tensione salita tra i due nuclei familiari, che ben presto si ritrovarono ad arrivare alle mani.

Come premesso però, la sentenza finale ha scontentato i quattro litiganti, tutti condannati dal tribunale di Ferrara nonostante la richiesta di assoluzione del pm Filippo Di Bendetto per Anna Grassi e suo marito Pierangelo Taddei. Questi ultimi hanno ricevuto le condanne più lievi (due mesi per minacce aggravate, con pena sospesa per la Grassi), mentre Uber Grassi e Balestra, colpevoli rispettivamente di lesioni personali e atti persecutori, la sentenza ha sancito un anno di reclusione.

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