- Massimo Bubola
- Pedrini Cantastorie
- Cranchi
- Renzo Zenobi
- Massimo Bubola
- Massimo Bubola e Pino Calautti
Una piccola finestra si spalanca sul grande mondo della storica canzone d’autore italiana a Ferrara che scosta le tende con uno spirito non nostalgico ma contemplativo. A far luce sulla matrice più lontana, ma anche più pura e incontaminata, del cantautorato italiano è ancora una volta l’associazione Aspettando Godot per la terza edizione della ‘Rassegna storica e nuova canzone d’autore’ patrocinata dal Comune di Ferrara. La rassegna, presentata da Checchino Antonini, ha portato ieri sul palco della sala Estense cantautori dell’epoca d’oro della musica d’autore italiana quali Massimo Bubola e Renzo Zenobi, affiancati dai giovani ma talentuosi Pedrini Cantastorie e Cranchi. Una sorta di passaggio di testimone, d’altro canto saranno proprio i giovani a dover recuperare questo immenso bagaglio culturale, che si è fatto ancora più vivo con la consegna del riconoscimento “Amilcare Rambaldi“: a consegnare il premio alla carriera allo storico cantautore Massimo Bubola è stato appunto il giovane Massimo Cranchi.
La serata è stata aperta dall’intervento del cantautore ferrarese Pedrini Cantastorie a cui è seguita l’esibizione della band Cranchi che con il loro delicato folk-rock hanno partecipato anche alla serata finale della Rassegna Tenco nel 2013. Il gruppo è composto dal mantovano Massimiliano Cranchi (voce e chitarra acustica), dal modenese David Merighi (pianoforte e voce) e dai rodigini Marco Degli Esposti (seconda voce, chitarra elettrica, fisarmonica e banjo), Federico Maio (batteria, percussioni e cori) e Simone Castaldelli (basso e cori) che arrivano alla seconda opera dopo il primo album autoprodotto “Caramelle Cinesi”. Il loro ultimo lavoro “Volevamo uccidere il re” ha chiare connotazioni libertarie nei testi delle canzoni e ha ricevuto ampi consensi da parte della critica e, ora, anche dal pubblico ferrarese che ha apprezzato quella che gli artisti definiscono “canzone d’autore che sa di pianura e di fiume, di gente che vede le montagne ma non le ha mai scalate, che sente il profumo del mare ma non lo ha mai navigato”.
Canzoni che hanno qualcosa da dire ma che hanno bisogno di una platea disposta ad ascoltare. Il pubblico della sala Estense non è stato sicuramente quello delle grandi occasioni ma il ‘covo’ di appassionati ascoltatori non è mai stato avaro di applausi, specialmente quando sul palco è salito Renzo Zenobi definito il ‘romantico per eccellenza’ della canzone d’autore italiana. Per quanto Zenobi venga ricordato per le sue innumerevoli collaborazioni con artisti del calibro di Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Ron, Paolo Conte, Ennio Morricone e infiniti altri, in realtà ha sempre avuto una dimensione artistica tutta sua con cui ha dato vita a canzoni indimenticabili come “Silvia”, “Danze”, “Io e te su quei giorni” e altre sicuramente note agli appassionati di lungo corso. Zenobi, vincitore del premio Rambaldi alla prima edizione di questa rassegna, ha proposto alcuni brani del suo ultimo disco “Canzoni sulle pagine” e altri che hanno costellato la sua lunga carriera.
Se la rassegnata è stata dedicata a Fabrizio De Andrè, questo pensiero affettuoso si è materializzato con l’entrata in scena di Massimo Bubola, tra i più importanti collaboratori del grande Faber, di cui ricorda che “eravamo come due falegnami che cercavano di costruire sedie che resistessero il più a lungo possibile nel tempo”. Non solo Bubola, appena 20enne, ha fortemente influenzato nel suo percorso De André – per cui e con cui ha scritto testi e musiche che ormai fanno parte della storia della canzone italiana – ma ha alle spalle e nel suo presente una dimensione artistica di grande spessore. Il cantautore veronese con la sua voce pacata ma incisiva, accompagnata da Enrico Mantovani e Erika Ardemagni, ha proposto i brani Dostoievskji, Fiume Sand Creek, Camicie rosse, Capelli rossi,Rosso su verde, Puoi uccidermi, Canto del servo pastore, Niente passa invano e Il cielo d’Irlanda, mescolando canzoni, richiami alla letteratura, aneddoti della sua vita personale e riflessioni sulla musica.
Bubola si dice angosciato dal mercato discografico che dà rilevanza solo alla musica commerciale, “motivetti che non avvolgono le persone e che non incarnano sentimenti condivisi”, e chiede di rivalutare la cultura, “un crocevia da dove deve passare tutto e da cui si costruiscono i ponti”. La costruzione del ponte tra il cantautorato classico e quello nuovo si deve a Pino Calautti, fondatore dell’associazione Aspettando Godot, da anni “impegnato a strenua difesa di cantautori storici messi ingiustamente un po’ in disparte dall’unica logica che ormai regna sovrana nel campo della musica, imposta dal mercato che mira solo alla vendibilità e al profitto”. In questo contesto i cantautori italiani diventano i “missionari di un bagaglio culturalmente che assolutamente non deve andare disperso”.
La rassegna proseguirà oggi, sabato 11 ottobre, per il secondo e ultimo appuntamento. La stella indiscussa di questa serata sarà Claudio Lolli, che si ripresenta al pubblico di Ferrara dopo che nell’edizione della rassegna dello scorso anno fu costretto ad abbandonare il palco a causa di un malore. In trepidante attesa i tanti appassionati che provano un amore inossidabile verso Lolli e vedono in lui non soltanto uno tra i più grandi cantautori italiani, ma anche un artista che ha saputo mantenere una certa coerenza nella sua ormai quarantennale carriera. Molta attesa anche per il concerto di Massimo Altomare, conosciuto da tanti per aver fatto parte del duo Loy e Altomare. A Ferrara presenterà alcuni brani del suo ultimo disco “Outing” e qualche brano tratto dall’indimenticabile repertorio del leggendario duo con Checco Loy. La serata sarà aperta dai Meséglise: nati dalle ceneri dei Sithonia, storica band progressive, hanno di recente pubblicato “L’assenza”, un disco che è una riuscita via di mezzo tra sonorità tipicamente prog e canzone d’autore.