Politica
9 Settembre 2014
L'inchiesta delle Fiamme Gialle aveva preso il via dall'esposto di Defranceschi sull'utilizzo delle 'auto blu'

L’ex candidato Richetti indagato per peculato

di Ruggero Veronese | 3 min

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525125_475376232500569_1470455662_nDietro la decisione di Matteo Richetti di ritirarsi dalla corsa alle primarie per le prossime elezioni regionali ci potrebbe essere la sua iscrizione nel registro degli indagati – con l’ipotesi di peculato – dell’inchiesta “Spese Pazze” della procura bolognese. Il coinvolgimento del deputato Pd nell’indagine, mirata a far luce su alcuni viaggi nelle ‘auto blu’ da parte dei politici della Regione Emilia-Romagna, è stata confermata alle agenzie di stampa dal legale dello stesso Richetti, Rino Buttiglioni, che ha avuto modo di visionare gli atti nella procura del capoluogo.

Che siano queste le ragioni personali a cui si riferiva l’ex candidato alla presidenza della Regione, nel primo messaggio inoltrato ai suoi sostenitori in cui annunciava il proprio ritiro, non è ancora dato sapere. Certo è che in queste ore si stanno moltiplicando i messaggi sui social network da parte dei ‘supporters’ di Richetti che esprimono forte delusione di fronte alla notizia dell’inchiesta e chiedono al deputato Pd più chiarezza riguardo al proprio ritiro dalle primarie. L’indagine della Guardia di Finanza bolognese era nata nel 2012 da un esposto del consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea Defranceschi, che aveva consegnato in procura la documentazione relativa agli spostamenti effettuati dall’ex presidente del consiglio regionale.

Secondo il consigliere ‘grillino’, tra il 2011 e il 2012 Richetti avrebbe effettuato decine di viaggi con auto a noleggio e autista, nonostante in virtù del suo ruolo percepisse già un rimborso forfettario da 1.200 euro al mese per gli spostamenti istituzionali. Un caso di cui si occupò anche il Fatto Quotidiano, entrato in possesso delle carte di Defranceschi, e che rappresentava uno smacco d’immagine non da poco per il ‘rottamatore’ Richetti, fresco vincitore del premio Forbici d’Oro 2011 grazie alle sue battaglie per la trasparenza degli organi amministrativi e per la riduzione dei finanziamenti ai partiti. 

“Quando lo denuncia io tre anni fa, nel 2011 – commenta Defranceschi -, erano demagogia e populismo. Ora, da quanto emerso da notizie di stampa, pare sia diventata un’indagine della Procura. Potrei esprimere soddisfazione per questo, ma per come sono fatto, non riesco a gioire di aver sempre ragione. Dopo cinque anni la disinvoltura con cui si utilizzano i soldi pubblici mi da’ sempre più la nausea, e che le cose corrispondano puntualmente alle mie denunce non mi consola. La sicurezza con cui hanno governato questa regione, ha portato a questa deriva. Un monopolio che non conosceva opposizione o denuncia. A questo punto però, mi chiedo cosa succederà nei prossimi giorni quando pubblicherò quello a cui ho lavorato quest’estate e che sarebbe dovuto uscire, neanche a farlo apposta, proprio domani: un dossier sull’uso da parte della auto blu della giunta e di Errani. Fattura per fattura, viaggio per viaggio. ‘Mai avuta la passione per le auto blu’, mi rispose Richetti. Vediamo cosa mi risponderanno gli altri”.

Contattato da Estense.com, Defranceschi riferisce di non avere ancora notizia di altre persone iscritte nel registro degli indagati, ma che all’interno delle carte passate alla procura si faceva riferimento anche ai consiglieri Monica Donini (Rifondazione Comunista) e Marco Lombardi (Forza Italia). Riguardo alle ripercussioni politiche che potrà avere il ritiro di Richetti dalle primarie, il consigliere pentastellato afferma che “ormai si stanno sommando molte brutte figure da parte del Pd, a partire dal caso più eclatante della condanna di Errani. Ma stanno venendo fuori molte situzioni in cui traspare una gestione ‘disinvolta’ dei soldi pubblici da parte di quel partito. In questa regione il ‘monopotere’ ha portato a molte deviazioni: quando si sentono troppo sicuri, poi finiscono per finire in queste situazioni”.

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