Economia e Lavoro
1 Agosto 2014
Fumata bianca al ministero: l'azienda rispetterà gli accordi. Ma i lavoratori aspettano a cantare vittoria

Eni, nuovo cambio di rotta: i sindacati interrompono gli scioperi

di Ruggero Veronese | 3 min

sciopero petrolchimico 2Buone notizie da Roma per i lavoratori dei petrolchimici italiani, dopo la ripresa degli incontri al ministero dello sviluppo economico tra le segreterie nazionali dei sindacati dei chimici (Cgil – Filctem, Cisl – Femca e Uil – Uiltec) e la dirigenza di Eni. L’azienda ha fatto dietrofront rispetto alle dichiarazioni delle ultime settimane, che gettavano forti dubbi sulla realizzazione delle opere programmate in Italia (in particolare a Gela e Porto Marghera), soprattutto dopo l’annuncio di investimenti per 50 miliardi in Africa centrale nel settore estrattivo. Nel verbale sottoscritto al termine dell’incontro, i sindacati dichiarano chiuse le mobilitazioni ed Eni si è impegnata a rispettare tutti gli accordi sindacali sottoscritti nel 2013 e nel 2014 e a risolvere il problema di autorizzazioni ambientali che tiene ancora fermo l’impianto cracking di Porto Marghera.

Un risultato che sembra allontanare per la seconda volta quel ‘tifone Marghera’ divenuto ormai la spada di Damocle sugli stabilimenti del quadrilatero padano (Ferrara, Mantova e Ravenna, oltre alla stessa Marghera), dal momento che l’impianto di cracking nel Veneto divide le molecole complesse degli idrocarburi riducendole in materie prime di base, che scorrono poi attraverso pipelines sotterranei fino ai vari petrolchimici del nord Italia. I sindacati però aspettano a cantare vittoria, ancora ‘scottati’ dal tradimento degli accordi di poche settimane fa: prima di festeggiare occorrerà vedere gli impianti definitivamente in funzione.

“L’accordo odierno – si legge nel comunicato unitario divulgato dai sindacati -, determinato da un’inversione della posizione espressa fino a ieri sera dal Gruppo Eni, comporterà la ripresa del confronto finalizzato alla riattivazione degli impianti in sede locale dei siti in oggetto e in sede nazionale sulle scelte di politica industriali del Gruppo Eni in Italia, e avrà momenti di verifica in sede ministeriale già programmati nel mese di settembre”. Bisognerà quindi aspettare un paio di mesi per capire se al di là degli annunci dell’azienda ci sia anche una concreta volontà di confermare gli investimenti a Marghera.

È questo il pensiero del segretario provinciale Uiltec, Michele Mazzolenis, soddisfatto dell’esito dell’incontro ma che non nasconde le difficoltà che ancora permangono nella realizzazione degli investimenti di Eni. Uno dei quali, da circa 200 milioni di euro, è destinato proprio proprio a Ferrara per la realizzazione del nuovo impianto elastomeri di Versalis. “Credo che oggi sia emerso sicuramente un elemento positivo – spiega Mazzolenis -, perchè rispetto al quadro che si era dipinto ieri senza ombra di dubbio la posizione espressa dal ministero dello sviluppo economico ha permesso di far rispettare gli accordi sottoscritti. È possibile che durante la notte ci siano stati contatti informali da parte del ministro Guidi, che hanno consentito di sbloccare le posizioni di Eni. Vorremmo però capire quali sono i tempo per l’investimento negli elastomeri rispetto agli impegni assunti da Eni, e avere la garanzia del funzionamento del cracking di Porto Marghera, che permette agli impianti del petrolchimico di proseguire l’attività”.

Secondo Eni il mancato riavvio del cracking dipende da alcuni problemi sorti durante l’iter per l”autorizzazione di impatto ambientale da parte della Regione Veneto. Una spiegazione che nelle scorse settimane ha sollevato parecchie perplessità da parte dei sindacati, che sottolineavano soprattutto il ritardo nel diffondere una notizia di questo genere visto che l’impianto avrebbe dovuto riprendere l’attività a metà agosto. Ora la speranza dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali è che le mobilitazioni degli ultimi giorni possano contribuire anche a dare il definitivo via libera ai lavori nei petrolchimici. “La pressione dei sindacati sull’azienda – conclude Mazzolenis – ha sicuramente favorito un cambio degli equilibri rispetto alle posizioni espresse. Ritengo che sia comunque un valore, che mai come questa volta ha unito tutti i territori nel cercare di contrastare i disegni di Eni. Ma il pericolo non è ancora scongiurato: dobbiamo aspettare le prossime mosse dell’azienda per capire cosa succederà esattamente”.

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