Indiscusso
2 Giugno 2014

Lettera a un parlamentare ferrarese

di Marzia Marchi | 4 min

Il nome non lo scrivo, spero che si riconosca da sé, del resto non sono in molti!

In Parlamento per dare un senso alla propria presenza, bisognerebbe presentare leggi ma questa è un‘attività ormai obsoleta essendo stata sostituita dalla decretazione governativa, allora si possono fare inchieste attraverso le commissioni ma poi devono essere rese pubbliche e nel paese della secretazione è un’attività eroica. Ma gli eroi scarseggiano! Infine si possono costituire gruppi di pressione. Fattibile e con qualche efficacia, soprattutto se è alta la trasversalità.

Ebbene in Parlamento si è costruito un gruppo che preme per lo stop al TTIP, il negoziato biltaterale, transatlantico, tra Usa e Ue che prevede lo scompaginamento dell’economia europea in praticamente tutti i settori, sulla base degli standard normativi americani. Un accordo che Shultz – in eurovisione durante la campagna elettorale – ha citato di straforo facendolo passare come uno strepitoso strumento per la creazione di posti di lavoro. In realtà gli studi di previsione di diversa provenienza, oltre a non fornire dati certi, in quanto gli effetti sono da intendersi per il decennio 2017-2027, snocciolano un misero aumento dello 0,5% annuo di crescita del Pil, traducibile in un aumento del reddito delle famiglie tra i 500 e i 900 euro l’anno e in Europa si calcola un aumento complessivo di posti di lavoro tra i 150 e i 180.000. Una miseria rispetto ai milioni di disoccupati!

Mentre a destra, tra i neo-eurodeputati italiani non c’è dubbio alcuno sulla necessità di respingere il TTIP, dalle altre parti, In Italia, qualche primo passo è stato fatto da Filippo Gallinella, deputato del M5S, il quale ha interrogato in aula la ministro allo Sviluppo economico Guidi, da Arturo Scotto, Giulio Marcon e Nicola Fratoianni, di SEL, promotori in aula di una Mozione che chiede un attento esame da parte del Parlamento dei rischi connessi al trattato; da Nuccio Iovene e Filippo Fossati, del PD che hanno paragonato questa campagna a quella, in parte riuscita, contro la direttiva Bolkestein che spingeva per una privatizzazione a tappeto dei servizi pubblici; e poi Ivan Catalano e Adriano Zaccagnini del Gruppo Misto, promotore quest’ultimo di un’interrogazione in Commissione Agricoltura.

L’invito cui hanno aderito i parlamentari citati è quello della Campagna Stop TTIP lanciata dai movimenti e dalle associazioni che già si batterono contro il WTO (Organizzazione mondiale del commercio) per rilanciare con forza il dibattito pubblico ed istituzionale al fine di spingere tutti, fuori e dentro le istituzioni, a bloccare il TTIP perché dannoso per la protezione dei diritti, della qualità dell’ambiente e del cibo, dell’occupazione e della democrazia stessa dell’Unione.

I parlamentari citati hanno espresso il loro impegno a far calendarizzare entro giugno alla Camera la discussione della Mozione presentata da Sel sul tema, e di tutti i provvedimenti assunti intorno al negoziato,che preoccupa per il suo carattere di segretezza, e per gli impatti incerti che avrebbe sull’economia del nostro Paese. I candidati si sono impegnati a far circolare l’appello Stop TTIP e ad accendere i riflettori su un fenomeno, quello del proliferare delle privatizzazioni e della mercificazione dei beni comuni, che colpisce con particolare crudeltà l’Europa del Sud e il Mediterraneo.

L’economista italo-tedesco Fabio De Masi, neoletto per la Linke al Parlamento europeo ha usato una espressione di grande efficacia “ Dobbiamo fermare il TTIP per impedire che le imprese diventino più forti degli Stati”, riferendosi anche all’ISDS, l’arbitrato internazionale sulle controversie che di fatto si sostuirebbe agli ordinamenti giuridici statali.

I parlamentari citati – ai quali ci auguriamo si aggiunga il destinatario di questa lettera – si sono impegnarti ai rilanciare il tema nel corso del Semestre di presidenza italiana dell’Unione, con un incontro a Bruxelles e uno nel Parlamento italiano, in cui mettere a confronto le posizioni e le iniziative parlamentari e quelle della società civile, grazie alla creazione di due integruppi parlamentari sui negoziati commerciali: uno da costituire a Bruxelles e uno a Roma, in stretta connessione tra loro, per spingere successive iniziative di confronto con Governo e Commissione. Non c’è tempo da perdere: il TTIP si può e si deve fermare, e chi si è sempre professato dalla parte dell’ambiente e ha fatto dichiarazione di voto nei confronti dei beni comuni ora si schieri esplicitamente per questa campagna e contribuisca a dare voce al Comitato Stop TTIP che a Ferrara si è appena costituito.

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