Strappa chiavi di casa e telefono cellulare all’ex fidanzata e la tiene segregata 16 ore in casa per parlarle e farsi preparare la cena. Un inefficace “tentativo di riconciliazione” costato molto caro ad Andrea Ferrari, condannato dal tribunale di Ferrara a un atto e tre mesi di reclusione per violenza privata.
Il fatto è avvenuto nel marzo del 2013, ma i rapporti tra i due erano già burrascosi da tempo. Tanto che la ragazza dopo circa un anno dall’inizio del rapporto aveva deciso di lasciare il compagno. Ma durante il processo i suoi amici e parenti chiamati a testimoniare anche riferito anche di numerose liti nel periodo del fidanzamento, anche se l’assenza di querele da parte dalla ragazza aveva sempre escluso qualsiasi forma di violenza. Fino al giorno in cui l’uomo, attorno a mezzogiorno, si presenta in casa della ex compagna e, dopo averle strappato telefono e chiavi di casa e aver bloccato l’uscita dell’appartamento, pretende che la ragazza rimanga con lui per ascoltare le sue ragioni.
Ma la sua permanenza si protrae per tutto il giorno, fino a notte inoltrata: dopo aver intimato la donna di non urlare e di non attirare l’attenzione dei vicini, Ferrari resta all’interno dell’abitazione. Le chiede di tornare sui suoi passi e di metterlo ancora alla prova come compagno, poi verso sera si accomoda a guardare la televisione e chiede alla donna di preparare da mangiare e cenare con lui. La “prigionia” della ragazza dura fino alle 4 di notte, quando l’uomo esce di casa per andare ad aiutare un parente, titolare di un edicola, durante l’orario di apertura. Riconsegna le chiavi di casa ma non la scheda sim del cellulare, che porta via con sé.
Nei giorni successivi la ragazza sporgerà una querela, che verrà poi ritirata prima dell’inizio del processo. Ma vista la natura del reato la procura decide di procedere d’ufficio, porta Ferrari sul banco degli imputati e stabilisce la pesante condanna. Sulla quale potrebbe aver pesato la controversa interpretazione del reato, che vista la durata dell’episodio si configurava ai confini tra la violenza privata e il sequestro di persona. La procura punta infatti a una condanna a 3 mesi, ma la sentenza del tribunale andrà a quadruplicare le richieste del pm Alessandro Rossetti, condannando Ferrari a un anno e tre mesi di reclusione (pena sospesa con la condizionale).
Una decisione contestata dall’avvocato difensore Giuseppe Chirco del foro di Bologna, che già annuncia il futuro appello per chiedere un’attenuazione della condanna. “Il giudice – commenta l’avvocato – ha inquadrato bene il fatto ma non il danno subito dalla parte offesa, che ha anche rimesso la querela e ha riferito di non aver più subito altri episodi simili. Ferrari è un individuo buono, incensurato e che ha avuto una reazione sbagliata alla fine del legame affettivo, anche per il fatto che in quel periodo attraversava un momento difficile dopo essere rimasto disoccupato. Non contestiamo i fatti, ma crediamo che il tribunale dovrebbe tenere conto di questi dati nello stabilire il ‘quantum’ della pena”.
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